Recensione film Linklater Hit Man

Hit Man: un divertente ed intrigante gioco di equivoci

Presentato Fuori Concorso in occasione dell’80a edizione del Festival del Cinema di Venezia, Hit Man – Killer per caso è il 22° film scritto e diretto dal regista di culto Richard Linklater. L’autore di pellicole ricercate e di successo, come ad esempio School of Rock e Boyhood, torna sul grande schermo con una nuova scoppiettante commedia che vede protagonista Glen Powell, il quale si ritrova, appunto per caso, a dover interpretare un sicario sotto copertura.

Hit Man, la trama del film di Richard Linklater

Su sceneggiatura dello stesso regista e dell’attore protagonista, Hit Man – Killer per caso trae origine da un episodio realmente accaduto e raccontato in un articolo dal giornalista Skip Hollandsworth, già sceneggiatore del film Bernie del 2011.

La trama vede così protagonista Gary, sfigato professore di filosofia preso di mira dai suoi stessi studenti che, per arrotondare, lavora come consulente informatico presso il distretto di polizia di New Orleans grazie alle sue conoscenze nerd ed informatiche. Un giorno, per una serie di casuali coincidenze, Gary si ritrova a dover interpretare un sicario sotto copertura, consentendo alle autorità di poter arrestare chi si dovesse approcciare all’uomo per chiedere un suo intervento.

L’operazione va a buon fine e Gary si trova a suo agio nei nuovi panni del killer. Quando però Maddy lo contatterà per cercare di eliminare il marito, il finto sicario si innamorerà della donna mettendo a rischio il suo ruolo sotto copertura.

Recensione film con Glen Powell Hit Man

Hit Man, la recensione: un pericoloso ed intrigante gioco di equivoci

Mi chiamo Gary Johnson e sono un falso killer.

Il topos dell’equivoco è sempre stato un fattore che ha permesso alla commedia, nella storia secolare del cinema, di regalare innumerevoli titoli di esilarante livello. Morti di fame che si sono spacciati per principi, uomini che si travestono da donna e viceversa, il tutto per poter attuare raggiri truffaldini, avvicinarsi alla persona che si ama o al contrario per sfuggire da una circostanza pericolosa.

Richard Linklater, ormai un veterano del cinema statunitense con un’attività di quasi 40 anni, fa perno così su un espediente fortemente usato e riutilizzato nel cinema della risata, infarcendolo della sua autorialità nerdamente pop e di grande conoscitore del genere (anche grazie ai vari omaggi cinefili sparsi qua e là durante la visione, come nel semplice cambio di abito del personaggio protagonista nell’interpretare i vari sicari-esca).

In questa occasione, con Hit Man – Killer per caso, la commedia trova il vecchio ed indissolubile alleato del cinema sentimentale, assieme al terzo incomodo delle vibrazioni thriller-noir, per un film scoppiettante che convince da tutti i suoi punti di vista. Nella collaborazione in sede di sceneggiatura tra regista ed attore protagonista, Hit Man seduce e conquista lo spettatore assestando una serie di gag semplici ed efficaci che, quando non sono protagonista di risate di gusto, aiuta a veicolare con grande energia le 2 ore di visione.

Di conseguenza e forte di un’intelligente comicità rockeggiante (non solo in riferimento al cult dei cult del 2003), nel film di Linklater il sorriso si allarga e si mantiene a lunga presa ma, quasi soprattutto, si fa il tifo per il suo carismatico protagonista. Proprio come in School of Rock (citando giusto il titolo probabilmente più famoso al grande pubblico, il quale non sarebbe unico), il regista costruisce e guida il suo tragicomico eroe rendendolo fortemente “simpatico” (nel vero senso del termine) e non solo.

Linklater, ovviamente aiutato non poco dal physique du role della sua coppia protagonista, ammanta infatti le immagini dei personaggi in scena di travolgente passione ed erotismo, con il nascente lato sentimentale che risulta decisamente convincente nel legare la storia d’amore impossibile (?). Ad ultimo, ma non per importanza, le corde tese del thriller si fanno sentire eccome, narrando una trama intrecciata tra colpi di scena e momenti in tensione non banali, i quali conferiscono quella gustosa spezia aggiuntiva a questo succoso intruglio d’intrattenimento.

Hit Man, la recensione: puro e semplice intrattenimento per Linklater e Glen Powell

Scegli l’identità giusta per te.

Hit Man di Linklater è dunque questo, un succoso intruglio d’intrattenimento, dove tutti i suoi elementi sono amalgamati alla perfezione. Il titolo perde infatti l’interesse di voler essere qualcosa di più, “semplicemente” volendo far divertire il suo pubblico, con il risultato portato a casa a gran voce per una delle sorprese più apprezzate di Venezia80.

Al di là infatti di una conduzione di ripresa che troverebbe ampio respiro specialmente sul piccolo schermo, il ritmato e fluido montaggio di Sandra Adair è quello giusto, venendo anche supportato dalla presente colonna sonora di Graham Reynolds. Più che per il comparto tecnico e per la sagace ed esplosiva sceneggiatura a 4 mani, Hit Man va veramente a segno grazie al coinvolgimento di un cast che gode di un alto tasso di sinergia tra i suoi interpreti.

Occhi e cuore sono così rivolti in maniera totalizzante verso la coppia d’oro di Glen Powell – che dopo anni di “anonimato” sta trovando la sua giusta dimensione nel cinema hollywoodiano – e di una Adria Arjona mozzafiato. In particolare l’attore di Austin, alla sua terza collaborazione con il regista texano, riesce con grande naturalezza e semplicità a vestire i panni sia dello sfigato professore nerd che dell’ammaliante e seducente killer, con il “belloccio” di Top Gun: Maverick e Tutti tranne te che riesce appunto a rapire per la sua camaleontica simpatia.

Il resto del cast, composto da Austin Amelio, Retta, Sanjay Rao, Molly Bernard ed Evan Holtzman, ricoprono di fatto il peso specifico di personaggi secondari/terziari, nonostante si mostrino parte di una squadra dove i suoi membri risultano come detto ben coesi.

In conclusione, Hit Man – Killer per caso riesuma un espediente narrativo vecchio come il cucco ma pur sempre efficace, non essendo e non volendo essere niente di più di un “semplice” e puro divertimento da gustare serenamente sul grande schermo. Con il suo 22° film Linklater regala così un film estremamente divertente e convincete sotto tutti i suoi punti di vista, vincendo nella commedia, nel sentimentalismo e nel thriller anche e soprattutto grazie al travolgente fascino della coppia protagonista.

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Vittorio Pigini
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Laureato in Giurisprudenza, diplomato in Amministrazione Finanza e Marketing, ma decisamente un Hobbit mancato. Orgogliosamente nerd e da sempre appassionato al mondo cinematografico, con il catartico piacere per la scrittura. Studioso della Settima Arte da autodidatta, con dedizione e soprattutto passione che mi hanno portato a scrivere di cinema e ad avvicinarmi alla regia.

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