Recensione film horror The Watchers

The Watchers: Ishana Night Shyamalan ingabbiata dalle aspettative

Distribuito nelle sale italiane dal 5 giugno, The Wtahcers – Loro ti guardano è il primo film scritto e diretto dalla regista Ishana Night Shyamalan, figlia dell’autore di culto dietro Il Sesto senso e Unbreakable che qui figura in veste di produttore.

The Watchers, la trama del film di Ishana Night Shyamalan

Tratto dall’omonimo romanzo di A. M. Shine, The Watchers – Loro ti guardano narra della ventottenne Mina, ragazza con la passione del disegno che lavora in un negozio di animali, ancora in lutto per la scomparsa della madre avvenuta ben 15 anni prima.

Durante una consegna, Mina si perde tuttavia nella labirintica foresta irlandese, facendo la conoscenza di altre persone disperse anch’esse che abitano in quello che chiamano il Covo. Alla ragazza viene insegnato che, per sopravvivere, non si può rimanere di notte nella foresta per via di misteriose creature che, al calar del sole, sono solite ammirare il gruppo dalla finestra a specchio all’interno del Covo. Ma non tutto è ciò che sembra.

Recensione The Watchers film

The Watchers, la recensione: il pubblico ti guarda

Non è saggio farli aspettare.

Coloro che guardano, in questo caso, sono inevitabilmente gli spettatori di questo primo film della giovane Ishana Night Shyamalan, con tutti gli occhi rivolti senza fare sconti sulla figlia del regista di culto. Purtroppo o per fortuna essere figli d’arte porta sempre con sé il peso/bagaglio di un’eredità sempre pesante, in qualsiasi modo si voglia vedere, con la quale rimane impossibile fare i conti se si decide di intraprendere la stessa strada.

Infatti, con il suo primo film la regista insegue quegli stessi passi del thriller psicologico e con annessi ed immancabili colpi di scena, sebbene con qualche leggera deviazione che verte qui sull‘immaginario fantasy. Il soggetto di partenza di The Watchers è alquanto interessante e, per un amante della serialità più prettamente “nerd”, molto vicino all’opera di culto Lost almeno nella sua prima stagione, dove un gruppo di sopravvissuti cerca di sopravvivere nel cuore di un luogo fortemente isolato, trovando in un bunker/Covo (con tanto di video-diario sull’attività svolta) una safe zone rispetto alla minaccia degli Altri ed i loro occhi sempre in agguato.

Una prima parte, come detto, a suo modo affascinante per come si presenta soprattutto un personaggio protagonista alle prese con un’inguaribile elaborazione del lutto e con i morsi del senso di colpa. Sfruttando un’allegoria “evergreen” come quella dell’introspezione del bosco-ignoto, i personaggi di The Watchers sono animali in gabbia proprio come quelli mostrati ad inizio visione, costretti a poggiare il viso verso la finestra sul mondo come i reality guardati in tv.

Da questo specifico punto di vista, tuttavia, il film perde l’occasione di affrontare un tema dal grande potenziale analitico per spostarsi, nella seconda parte, verso un esclusivo intrattenimento più propriamente fantasy-horror che, oltre a sapere di già visto, non riesce a convincere praticamente mai.

La tensione ed il fascino del lato mystery mostrati nella prima parte, con i rapporti di fiducia tra i personaggi e il visto-non visto per quanto riguarda invece le bestiali minacce della foresta, vengono così completamente sacrificati alla seconda, dove un continuo “spiegone” dello sviluppo narrativo, un’eccessiva voglia di mostrare l’orrore ed i marchi di famiglia negli immancabili plurifinali plot-twist rapiscono negativamente la scena.

Senza considerare come, a risultare particolarmente indigesto è anche il modo in cui viene trattata l’analisi psicologica della protagonista, non solo che poggia già su improponibili basi (decisamente troppo marcato il senso di colpa di una bambina che ha perso la madre per un incidente stradale) ma che non riesce a trovare uno sfogo funzionale e soddisfacente, con totale assenza del rapporto-supporto-contrasto con la sorella nel tempo del lutto.

The Watchers, la recensione: un horror che non spaventa ed un fantasy poco fantasioso

Ci lasciano vivere perché seguiamo le regole, tu ne hai infrante troppe.

Se la prima parte del film godeva quindi di mistero e fascino introspettivo, The Watchers sceglie invece di spostarsi sempre di più verso l’horror-fantasy, dove quest’ultimo risulterebbe il lato più forte data la totale mancanza di mezzi per riuscire a sgomentare ed inquietare lo spettatore, anzi.

Non si vuole infatti tingere eccessivamente di rosso la sceneggiatura, volta questa a riempire la trama di continui colpi di scena che rendono solo più forte l‘improbabilità e la debolezza del racconto, ma i punti critici purtroppo non mancano. Oltre la mascotte del parrocchetto come inutile linea comica, il film si perde anche in troppi momenti decisamente anticlimatici, come un balletto sconsiderato nel modo e momento sbagliato od un finale dove l’assurdo la fa da padrone.

Uno degli aspetti più complicati con la quale fare i conti risulta poi quello di immettere, all’interno della narrazione di un film, delle regole che non possono essere infrante, specialmente nel cinema horror. Anche in The Watchers vengono infatti posti dei paletti (apparentemente) fermi, i quali però vengono quasi continuamente infranti senza una valida spiegazione di ciò, come il non dare le spalle alle creature che guardano o non rimanere di notte fuori dal Covo (quando basta semplicemente nascondersi tra i rami, il rifugio non è essenziale) e veramente tante altre.

Se l’orrore nel film è quindi quasi mai presente, se non in qualche lenta ed oscurata apparizione delle creature di buon occhio, il lato fantasy al contrario è già più interessante. La macromitologia del film, con lo scontro ed incontro tra razze millenarie di deltoriana memoria, attinge dalla cultura e folklore irlandese, restituendo un bel character design ed un mezzo sempre efficace per sorprendere e cambiare le carte in tavola con i personaggi che si confondono nell’identità a causa di capacità metamorfiche.

Supportata anche da un lento esercizio di zooming dello stile di ripresa, in tal senso corre a supporto una valida costruzione dell’immagine, che sfruttando i contrasti delle tonalità arancioni e bluastre della fotografia di Eli Arenson, riescono a restituire su schermo qualche istantanea evocativa ed esteticamente pregevole.

Altra nota di merito va alla colonna sonora di Abel Korzeniowski (Animali Notturni), che con l’infervorare degli archi riesce a scandire il giusto ritmo ad un montaggio comunque sulla soglia della sufficienza. The Watchers poi ricade nel buio, facendo leva su un cast mai veramente convincente, a partire dalla protagonista Dakota Fanning eccessivamente monoespressiva e priva di artigli, sicuramente nemmeno supportata degnamente dal resto degli interpreti.

In conclusione, se le premesse di trama ed impostazione scenica facevano ben sperare nell’opera di debutto di Ishana Night Shyamalan, il risultato finale non riesce mai veramente a convincere, specialmente nel campo del cinema horror. Probabilmente ingabbiata dalle aspettative di un pubblico guardone, la regista cerca di ripercorrere la strada del padre prendendo però anche una personale scelta stilistica, non ingranando né su una né sull’altra.

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Vittorio Pigini
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Laureato in Giurisprudenza, diplomato in Amministrazione Finanza e Marketing, ma decisamente un Hobbit mancato. Orgogliosamente nerd e da sempre appassionato al mondo cinematografico, con il catartico piacere per la scrittura. Studioso della Settima Arte da autodidatta, con dedizione e soprattutto passione che mi hanno portato a scrivere di cinema e ad avvicinarmi alla regia.