
22 Nov 2025 Eternity: amare è saper respingere la massima felicità
Presentato in anteprima al Toronto International Film Festival, Eternity di David Freyne approda al Torino Film Festival 2025. Ecco la recensione della commedia romantica con protagonisti Elizabeth Olsen e Miles Teller.
Eternity, la trama del film con Elizabeth Olsen e Miles Teller
Arrivato alla ribalta internazionale con il suo primo film The Cured del 2017, il regista irlandese David Freyne realizza il suo terzo lungometraggio assemblando un cast di altissimo profilo. Ecco la sinossi ufficiale di Eternity:
Dopo decenni di matrimonio, gli anziani coniugi Joan e Larry muoiono a una settimana di distanza l’uno dall’altra. Non dovranno quindi attendere molto per ritrovarsi nell’aldilà, un luogo di passaggio dove ogni anima ha sette giorni per decidere con chi trascorrere l’eternità. Per Joan e Larry la scelta sembrerebbe ovvia.
Ma ecco comparire Luke, il primo marito di Joan, morto nella guerra di Corea, che da sessantasette anni attende di stringere di nuovo fra le braccia il suo unico amore. Joan dovrà allora decidere: riaccendere la passione della giovinezza o restare fedele alla solida complicità del suo secondo matrimonio?

Eternity, la recensione: non c’è tempo e spazio per i rimpianti
Finché morte non ci separi.
Nonostante le modifiche a seconda del luogo e del tempo di riferimento, quella della promessa dei coniugi resta una formula secolare all’interno del rito del matrimonio. Un momento in cui, due persone, si giurano impegno, amore e fedeltà per il resto della loro vita. Ma dopo?
Quello della nostra esistenza, alla fine, rappresenta un semplice treno, solo andata, con una sola destinazione: quella finale. Ma quella stessa fermata prima o poi arriverà per tutti, chi prima, chi dopo. E allora cosa accade una volta scesi? Il terzo film del regista irlandese David Freyne arriva proprio a soffermarsi su questi 2 interrogativi, provando ad immaginare la soluzione alla domanda delle domande.
La vita non finisce di sorprenderti nemmeno da morto, almeno per ciò che accade al triangolo protagonista di Eternity, alle prese con una circostanza tanto bizzarra quanto impossibile. Accettare la propria dipartita dovrebbe essere già di per sé stressante, ma ora c’è da scegliere dove e con chi vivere (veramente) il resto del proprio dopovita. L’eternità, quella vera.
La sceneggiatura del regista irlandese, assieme a Patrick Cunnane, renderebbe decisamente più dolce la pillola da buttare giù, costruendo un non-luogo di transizione a mo’ di centro smistamento (con tanto di assistente personale), per individuare il proprio paradiso. Ognuno viene infatti messo a nudo, con la possibilità di scegliere tutto ciò che ama di più e poter “vivere” di quello per il resto del proprio tempo.
Sembrerebbe tutto perfetto, un paradiso appunto, ma come viene più volte ricordato all’interno del film la perfezione non esiste. <<Ricordate: le differenze geopolitiche non hanno più rilevanza. Siete morti.>>. Un annuncio all’altoparlante apparentemente innocuo, ma che darebbe il via ad una serie di riflessioni sociali, politiche ed esistenziali a dir poco incisive…ma non è questo il momento.
Un promemoria giusto per ricordare cos’è veramente importante, con l’Amore che rappresenterebbe l’unica cosa da cercare ed attendere dopo la morte. La segnaletica del film-stazione arriva quindi ad indirizzare la visione sul giusto binario della commedia sentimentale, indovinando il presupposto bizzarro/fantasy e puntando sui sentimenti impazziti a causa della carta imprevisto.
Alla fine della corsa Eternity è giusto questo, una semplice e divertente storia romantica che illumina intelligentemente il suo percorso.
C’è posta per te.
Nella gioia e nel dolore.
È proprio nella semplicità della sua scrittura, mai automatico sinonimo di banalità, che il film riesce a trovare le sue stoccate precise e capaci di andare ottimamente a segno. Eternity lavora infatti molto sui particolari di una parola di troppo o non detta, di una lettera non consegnata, o di un taglio di capelli per curvare il suo percorso comunque lineare.
Come già ribadito, il cammino è semplice e ben illuminato, chiedendo di non smarrirsi dietro un’apparente e sfrenata felicità, ma continuando a seguire le orme che conducono alla consapevolezza che la perfezione non esiste, che la più grande felicità resta solo un miraggio, che l’amore esiste anche nei momenti più difficili. Questi ultimi restano infatti quelli più determinanti, quelli che certificano l’unione di due persone, quelli che devono essere vissuti.
Una serie di belle parole queste e di “frasi fatte”, giusto per tornare a sottolineare come Eternity vinca nella semplicità della sua missione, anche e soprattutto grazie al suo ottimo cast. Il triangolo formato da Miles Teller, Elizabeth Olsen e Callum Turner funziona alla perfez-…funziona per il meglio. La chimica tra i 3 riesce infatti a trovare la giusta combinazione di umorismo (strappando diverse risate) e sentimentalismo, sfociando in quest’ultimo caso tanto nel romanticismo.
Una questione di cuori e lacrime dunque, alla quale si affiancano ovviamente anche gli ottimi comprimari e spalle comiche John Early e la premio Oscar Da’Vine Joy Randolph. La “vincente semplicità” sopraccennata arriva, poi, a toccare anche l’impianto della messa in scena.
Nell’essere “così simile al mondo reale”, il Terminal su schermo trova infatti, diverse idee minimaliste ed essenziali che portando originalità e coerenza, con il tutto che viene emotivamente supportato dalla cullante colonna sonora.
In conclusione, Eternity non porta su schermo una pomposa celebrazione della vita attraverso uno straziante dramma e/o un’originalissima e sagace scrittura ma, come dovrebbe avvenire in questi casi, lascia parlare semplicemente i sentimenti oltre la ragione. Tutto è al posto giusto, con il terzo film di Freyne che riesce a divertire, ad emozionare, a trovare idee vincenti di messa in scena oltre a contare su un ottimo cast.
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