Black Phone 2 recensione film

Black Phone 2: un ritorno agghiacciante…ma non per il brivido

Dopo essere stato presentato in anteprima al Fantastic Fest, arriva in Italia dal 16 ottobre Black Phone 2, con Ethan Hawke e Mason Thames. Ecco la recensione del nuovo film di Scott Derrickson, sequel del capitolo del 2021.

Black Phone 2, la trama del film horror di Scott Derrickson

Scott Derrickson e C. Robert Cargill tornano a scrivere la sceneggiatura del nuovo mondo horror di Black Phone, con questo nuovo capitolo del franchise a 4 anni di distanza dal precedente film tratto dall’omonimo racconto di Joe Hill.

Sono passati ormai quattro anni da quando Finn uccise il suo rapitore, Il Rapace, e riuscì a fuggire. Diventando l’unico sopravvissuto del serial killer. Un evento ancora traumatico per il ragazzo, con il quale deve quotidianamente fare i conti oltre che occuparsi di sua sorella Gwen.

La ragazza, infatti, inizia ad avere incubi riguardo gli omicidi avvenuti in un campo estivo cristiano, l’Alpine Lake Camp. Quando Gwen, in uno dei sogni, riceverà la telefonata della defunta madre, si deciderà a visitare il luogo assieme a Finn per vederci chiaro. Ma il Male che sembrava essere sconfitto sta facendo ritorno, con il Telefono che è tornato a squillare.

Black Phone 2, la recensione: un ritorno agghiacciante

Lo sai cosa succede quando muori in un sogno?

Nell’anno di uscita di Misteri dal profondo (The Gorge), con Anya Taylor-Joy e Miles Teller, il regista Scott Derrickson torna sul grande schermo con il secondo e nuovo capitolo della saga di Black Phone. A fronte di un budget di 18 milioni$, il film del 2021 è riuscito a farsi spazio tanto nel pubblico (arrivano 160milioni$ al botteghino) quanto nella critica, vincendo anche il Saturn Award come Miglior Film.

Un’opera che è riuscita sapientemente a sfruttare non soltanto il nome del suo regista (noto per Sinister e Doctor Strange), ma anche e soprattutto l’immagine del suo villain protagonista, ovvero Il Rapace di Ethan Hawke. Black Phone, tuttavia, si potrebbe considerare tutt’altro che riuscito, per una visione di 100′ che spreca gran parte (se non tutto) il potenziale a sua disposizione.

Noioso, senza un guizzo orrorifico degno di nota, continue incongruenze in sede di sceneggiatura e, soprattutto, una goffa ed impacciata gestione del paranormale all’interno della storia. “Scimmiottando” (più che omaggiando) molta tradizione dell’horror commerciale di riferimento, su tutti l’IT degli anni ’90 e ricordando come Derrickson si approccia al cinema con il quinto capitolo di Hellraiser, il regista non è riuscito ad infondere una linea ben diretta nel suo film.

Ecco allora che arriva Black Phone 2, con gli addetti ai lavori che decidono allora di cambiare quasi totalmente prospettiva per cercare di arginare e mettere qualche toppa qua e là al precedente lavoro. Se il primo capitolo, infatti, si dimostrava alquanto incapace nel gestire il paranormale, qui il metafisico e l’onirico diventano protagonisti, continuando tuttavia a commettere le stesse goffaggini in sede di sceneggiatura e di messa in scena.

Una gran confusione, infatti, nel fare i conti con le visioni da incubo, la psicologia traumatizzata dei personaggi e l’horror paranormale dove, se il primo film saccheggiava l’eredità di Pennywise, non arrivando mai al dunque, qui è il Freddy Kruger di Nightmare ad essere preso pesantemente di mira. Ecco allora che il film, proprio in riferimento ad uno dei capisaldi dello slasher, prova ad incastrare diversi approcci tanto narrativi quanto stilistici.

Si prova così ad inserire un certo spaccato generazionale, che vede da un lato giovani alle prese con i propri drammi e dall’altro lato genitori/adulti bigotti ed alcolizzati, senza dover ricordare le giovani vittime perpetuate dall’incarnazione di questa condizione sociale. Dal punto di vista stilistico, invece, si abbonda non soltanto nel tema onirico (come già detto gestito incautamente nel passaggio ai vari livelli dell’inconscio) ma anche nell’ironia, già sdoganata da Craven.

Tuttavia, nel capolavoro del 1984 l’ironia veniva sfruttata per rafforzare il disagio della grottesca figura di Freddy, oltre che il divertimento in scena. Qui, invece, manca uno strategico obiettivo che non sia quello di divertire lo spettatore, che infatti non può trattenere risate dinanzi a Il Rapace sui pattini, ai sogni di Gwen con filtro cinematografico, le trottole sanguinolente e molto altro.

Se Black Phone poteva registrare un debole film, che sprecava un gran potenziale a sua disposizione per scelte poco azzeccate ma intelligente nel “vivere di rendita”, il suo sequel costituisce già una situazione più complessa. L’intrigante e coraggiosa scelta di stravolgere le carte in tavola, anche e soprattutto quella di cambiare il protagonista in virtù del ritorno alla final girl, non segue di pari passo la sua puntuale rappresentazione.

Tornano forti gli elementi positivi della sapiente mano di Derrickson alla regia, un sonoro performante e l’iconografia del personaggio di Ethan Hawke ma, allo stesso tempo, anche quelli negativi. Pur cambiando stile e location, Black Phone 2 ricade infatti nelle criticità del suo predecessore, non riuscendo mai a strappare orrore e tensione, inciampando continuamente nella sua sceneggiatura, ed arrivando a “scimmiottare” un’altra icona del cinema.

★ ★

La recensione del film Black Phone 2
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Vittorio Pigini
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Laureato in Giurisprudenza, diplomato in Amministrazione Finanza e Marketing, ma decisamente un Hobbit mancato. Orgogliosamente nerd e da sempre appassionato al mondo cinematografico, con il catartico piacere per la scrittura. Studioso della Settima Arte da autodidatta, con dedizione e soprattutto passione che mi hanno portato a scrivere di cinema e ad avvicinarmi alla regia.