Recensione del film Springsteen - Liberami dal nulla

Springsteen – Liberami dal nulla: nato per correre…agli Oscar

Dopo essere stato presentato in anteprima al 52° Telluride Film Festival, arriva nelle sale italiane dal 23 ottobre Springsteen – Liberami dal nulla. Il nuovo film di Scott Cooper, con protagonista Jeremy Allen-White, si candida ad un posto in prima linea alla prossima stagione dei grandi premi del cinema ed ecco di seguito la sua recensione.

Springsteen – Liberami dal nulla, la trama del film con Jeremy Allen-White

Sopo passati 3 anni da quando il no,e di Scott Cooper, regista di Hostiles, è apparso sullo schermo con il titolo Netflix The Pale Blue Eye, entrambi i film con protagonista Christian Bale. Per il suo settimo lungometraggio, il regista statunitense decide di portare sul grande schermo un “eroe” della sua terra, Bruce Springsteen.

Liberami dal nulla si basa sul libro di Warren Zanes, raccontando del periodo nel quale il cantautore statunitense, all’inizio degli anni ’80, si dedicò alla registrazione del suo album Nebraska. Si tratta di un passaggio cruciale della sua carriera e soprattutto della sua vita, ovvero quando Bruce viene chiamato a fare i conti con i fantasmi del suo passato e quelli della depressione che lo sta consumando.

La recensione di Springsteen Liberami dal nulla con Jeremy Allen White

Springsteen – Liberami dal nulla, recensione: Born down in a dead man’s town

Io so chi è lei.
Beato lei che lo sa.

Born in the U.S.A.. Uno dei titoli più celebri ed acclamati del Boss, nonché quello che lancia definitivamente il nome di Springsteen nella Hall of Fame della musica mondiale. Un brano di pura energia, rock puro, di apparente vitalità. Già, apparente. Di cosa parla Born in the U.S.A.?

La canzone è un omaggio dello stesso Springsteen ai giovani che sono stati chiamati a morire nella guerra del Vietnam, a quelli che non hanno fatto ritorno e quelli che, forse ancora peggio, hanno fatto ritorno, per prolungare l’intima sofferenza dell’esperienza traumatica. Un biopic che si rispetti, che sia musicale o di altra natura, ha il necessario compito di porre quesiti ed interrogativi che possano andare oltre la facciata del personaggio storico di riferimento.

Il mito, il divo, che si mostra fragile nella sua umanità e, di conseguenza e paradossalmente, rendendo l’immagine del personaggio ancor più forte ed efficace. Springsteen – Liberami dal nulla non fa eccezioni, riuscendo a portare sul grande schermo la grandezza del Boss pur mostrando come, anche una rockstar, possa cadere dentro sé stessa. Il periodo storico di riferimento del film è, infatti, quello della lotta intima e personale del protagonista contro la depressione, la quale trova campo libero nel ritorno ad un passato complicato.

Il film si inaugura non a caso in bianco e nero, flashback di un passato che vede un’infanzia turbolenta a seguito di un padre alcolizzato e rude, per poi accendere le luci direttamente sul palco, con i suoi riflettori. Luci che, tuttavia, non possono seguirti per strada, abbandonato in quei vicoli che pensavi di aver lasciato alle spalle e che ora sono proprio davanti a te per stringerti.

La vita nomade del tour ed il ritorno ad il ritorno al Nowhere, passato e presente, rockstar e umano, il film cresce come un diesel su questo percorso segnato da due binari. Di “binari” infatti si tratta, ovvero i confini entro i quali serve e si è costretti a muoversi che devono mantenere la stessa distanza e stessa direzione per non deragliare. La depressione è malvagia, arriva quando meno te l’aspetti, spesso senza nemmeno un perché, ma finisce per inghiottire tutta la luce.

Il film porta sullo schermo un percorso terapeutico intenso e veritiero, che si lega inevitabilmente con la funzione stessa dell’Arte. Springsteen – Liberami dal nulla è infatti, a tal proposito, uno di quei manifesti sul processo creativo dell’artista, che deve ripartire dai propri lividi, dalle proprie cicatrici e dalle forti esperienze vissute per poter liberare cosa si ha dentro. Ecco allora che il delicato rapporto con il padre violento, e la periferia che ti respinge, devono diventare un punto di forza dal quale ripartire. Rispettare il proprio passato, sederti sulle sue ginocchia.

`Cause tramps like us, baby we were born to run

Cerco qualcosa di autentico in tutto questo rumore.

Da Crazy Heart ad Hungry Heart. Proprio come la sua opera prima del 2009, con protagonista Jeff Bridges e vincitore di 2 premi Oscar, Scott Cooper riparte dal film musicale riuscendo ad amalgamare queste due componenti gemelle di musica e cinema. Entrambe non prendono il sopravvento, con la parte cinematografica che, alla fine, non riesce a portare sullo schermo folgoranti guizzi registici o di messa in scena, nonostante i suoi riferimenti siano ben specifici (La morte corre sul fiume, La rabbia giovane).

Nonostante diventi determinante il processo creativo anche e soprattutto in sala registrazione, Springsteen – Liberami dal nulla lascia da parte anche il panorama musicale degli anni di riferimento, nonostante i continui omaggi, scegliendo coerentemente di concentrarsi sull’umanità e lotta interiore del suo protagonista. Ecco allora che gli occhi e le orecchie sono tutte per Jeremy Allen-White.

L’attore newyorkese, esploso grazie alla serie di successo The Bear, si trova al momento cruciale della sua carriera, dovendo dimostrare specialmente con questo film di essere un protagonista anche e soprattutto sul grande schermo. Quello di Allen-White sarà, probabilmente, un nome che ci porteremo dietro per la prossima grande stagione dei premi, dedicando qui anima e corpo allo “scomodo” personaggio rievocando non soltanto le performance del Boss, ma conferendo anche una spiccata emotività.

L’interprete classe 1991 si trova in ottima compagnia, dividendo la scena con un Jeremy Strong sempre sul pezzo e soprattutto con la silente classe di Stephen Graham. Dal suo debutto cinematografico nel 1990 e dopo aver preso parte a film come Snatch e Gangs of New York, l’attore britannico sta continuando a cavalcare il successo della serie Adolescence, del quale è autore e protagonista.

Grazie alla sua interpretazione nel ruolo di papà Springsteen, Graham rapisce lo schermo per una performance tanto granitica quanto cangiante, arrivando ad una emozionante “resa dei conti”. Impressionante infatti come si possano mettere a confronto due momenti praticamente opposti del suo personaggio, dando vita ad un padre violento e, allo stesso tempo, un padre debole che ama suo figlio.

In conclusione, pur senza particolari guizzi tanto nella messa in scena quanto nell’approccio adottato nella stesura del film, Springsteen – Liberami dal nulla è il “compitino” che sa emozionare. Da biopic standard, infatti, riesce ottimamente a portare a termine il suo compito nel mostrare la leggenda nella sua umanità, portando su schermo una lotta alla depressione particolarmente efficace e veritiera. A reggere il carico emotivo ci pensa il suo straordinario protagonista, che si trova in ottima compagnia. Un film “nato per correre” alla prossima stagione degli Oscar,

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Vittorio Pigini
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Laureato in Giurisprudenza, diplomato in Amministrazione Finanza e Marketing, ma decisamente un Hobbit mancato. Orgogliosamente nerd e da sempre appassionato al mondo cinematografico, con il catartico piacere per la scrittura. Studioso della Settima Arte da autodidatta, con dedizione e soprattutto passione che mi hanno portato a scrivere di cinema e ad avvicinarmi alla regia.