Breve storia d'amore recensione film

Breve storia d’amore: dobbiamo parlare (?)

Alla Festa del Cinema di Roma approda Breve storia d’amore, il debutto alla regia per Ludovica Rampoldi. La produzione Indigo Film e Rai Cinema presenta un cast di spessore, vedendo come protagonista la coppia Pilar Fogliati ed Adriano Giannini. Ecco di seguito la recensione del film.

Breve storia d’amore, la trama del film con Pilar Fogliati

Primo banco di prova per la regista e sceneggiatrice Ludovica Rampoldi, che debutta sul grande schermo con Breve storia d’amore. Una commedia sentimentale che narra una storia fatta di relazioni storte, tradimenti, purezza ed ossessioni, ed ecco la sinossi ufficiale del film:

Questa è la storia di due coppie. I trentenni Lea e Andrea, e i cinquantenni Rocco e Cecilia. Quattro personaggi i cui destini collidono la sera in cui Lea conosce Rocco in un bar e inizia con lui una relazione clandestina, consumata in una stanza d’albergo. Un tradimento come tanti, in apparenza, che prende una piega imprevista quando Lea comincia ad infilarsi nella vita di Rocco, fino a coinvolgere i rispettivi compagni in una resa dei conti finale.

Recensione film Breve storia damore

Breve storia d’amore, la recensione: dobbiamo parlare (?)

Se Giuda non avesse tradito, Gesù non avrebbe incontrato il suo destino.

Dopo 20 anni di onorata carriera come scrittrice e sceneggiatrice, ecco che il nome di Ludovica Rampoldi appare sul grande schermo anche in qualità di regista. Una penna intelligente, e conoscente del mezzo, che ha messo la propria firma in titoli come Il traditore di Marco Bellocchio, Il ragazzo invisibile di Gabriele Salvatores e Gomorra – La serie. Lontana dal crime, dal c.d. cinema di genere e dei film più “audaci”, la Rampoldi arriva al suo primo banco di prova con la “solita” storia d’amore…perché, alla fine, cosa c’è di più importante?

Si utilizza il termine “solita” giusto per addentrarci in un contesto, come quello del panorama cinematografico italiano moderno, particolarmente ricco di storie sentimentali, sbandando dal dramma alla commedia a seconda dei casi. Per quanto riguarda il resto, invece, Breve storia d’amore si mostra come particolarmente insolito. Andando a raccontare la storia sentimentale di due coppie, la regista parte da uno dei classici ed immutabili punti di rottura: ovvero il “tradimento”.

Un altro termine da prendere doverosamente con le pinze, dato che la Rampoldi ne infonde un significato dall’ampio raggio d’azione, attraverso uno sguardo non soltanto libero ma anche e soprattutto moderno. Al termine del primo quarto di secolo, del nuovo millennio, c’è un fenomeno da registrare per quanto riguarda i rapporti interpersonali, ovvero il numero sempre crescente di coppie aperte e c.d. “scambisti”.

Si tratta dunque di compagni e compagne aperti e disposti a “cedere” il proprio uomo/la propria donna ad un’altra persona. L’atto (di avere un rapporto sessuale con un’altra persona rispetto al proprio partner) non è quindi di per sé motivo di rottura della coppia, allora quando si può parlare di tradimento? Si arriva dunque alla questione di fiducia, per la quale un partner ripone la propria nell’altro in virtù del sentimento, dell’amore. Ma se anche questo sentimento inizia a mancare? Ecco che allora la domanda si trasforma: perché si tradisce?

Il carattere insolito di Breve storia d’amore sta proprio nel valore terapeutico che il tradimento del partner può avere indicando come, nella crisi, le parole taboo non possono esistere e servirebbe solo interrogarsi sui motivi. Il tradimento può ovviamente avere una natura vendicativa, può altresì avvenire inconsapevolmente o, ancora più importante, può costituire paradossalmente una prova di fiducia principalmente verso sé stessi prima che verso gli altri, una scomoda tappa da superare per scoprire cosa si vuole davvero.

A tal proposito si ritorna anche al film di Bellocchio, a quel Traditore/pentito, con il film della Rampoldi che azzarda una visione intraprendente sul tradimento di Giuda, IL traditore. Si rimane principalmente focalizzati sui personaggi di Lea e Rocco ma, equipaggiati da motivazioni diverse, tutti i protagonisti di Breve storia d’amore sono “traditori”. Tuttavia, non si arriva mai ad etichettarli come personaggi negativi, ognuno alla ricerca di una parte di sé. Ecco infatti che quell’atto arriva ad assumere valore terapeutico, sboccia l’amore superando la “regola del 3”, si scoprono proprie passioni e propri spazi…si diventa “più belli”.

L’intelligenza della scrittura del film, inoltre, sta anche nel non scadere in una retorica libertina, indicando come i personaggi alla fine della storia non ne escono esattamente vincitori. Arrivare a trattare il tema taboo e quel gesto, tuttavia, ha portato Lea e Rocco a scegliersi personalmente ed individualmente poi, con il proprio partner, si può sempre trovare una soluzione pacifica.

(Im)perfetti sconosciuti in cerca di chiarimenti

Tu non ti senti mai in colpa?

Quella del primo film di Ludovica Rampoldi non è una storia particolarmente folgorante, appunto la “solita storia d’amore”, ma l’attenzione che vi è dietro viene perfettamente espressa sullo schermo. Nel precedente paragrafo si faceva riferimento all’intelligenza nel trattare, congruamente, un tema taboo come quello del tradimento nella coppia, ma i meriti della sceneggiatura non terminano qui.

Ogni tanto salta qualche passaggio narrativo, ogni tanto si sceglie una via più semplicistica, ma lo sviluppo dell’intreccio ed i suoi colpi di scena non solo risultano avvincenti, ma anche particolarmente credibili. Gli echi di Perfetti Sconosciuti, del Carnage di Polanski e di molti altri titoli affini entrano a gamba tesa in una parte finale supportata da un ottimo esercizio di montaggio, arrivando a costruire una resa dei conti affilata.

Un lavoro, quello di Francesca Calvelli, che permette di far scorrere con il giusto ritmo i 98′ a disposizione, incasellando anche più di qualche idea immaginifica degna di nota. Si arriva così alla raffinata ed elegante cura nella rappresentazione fotoscenografica, coadiuvata sensorialmente dalla puntuale colonna sonora di Fabio Massimo Capogrosso. Nonostante l’efficace lavoro tecnico nella conduzione della visione, una storia sentimentale che si rispetti non sarebbe tale senza i sentimenti dei diretti interessati.

Alla sua prima regia, Ludovica Rampoldi può contare su un cast di prim’ordine che, anche qui, dà prova di classe e talento. Si torna ancora una volta sui personaggi di Lea e Rocco, non che Andrea Carpenzano (Tutto quello che vuoi) e Valeria Golino (Fuori) non abbiano lasciato il segno, anzi, ma giusto per funzionali motivi di minutaggio e di effettiva resa in scena anche e soprattutto narrativa.

Ecco allora che gli occhi sono tutti per la coppia Fogliati Giannini: bellissimi e bravissimi, dall’alchimia e complicità tale da infondere respiro ad un sentimento vivo. Nonostante sia ormai ai primi livelli da qualche anno, si parla ancora troppo poco di Pilar Fogliati sul grande schermo, con il 2025 che potrebbe essere il suo anno. Dopo Follemente, l’attrice piemontese arriva infatti al cinema con due prove sentimentali tanto simili quanto distanti, mantenendo costante grande fascino ed attitudine nello spaziare dalla commedia al dramma, sapendo emozionare con semplicità ambo i lati.

In conclusione, il primo film di Ludovica Rampoldi è la “solita” storia d’amore del cinema italiano ma che, per precisione ed intelligenza, risulta particolarmente insolito. Il taboo del tradimento nella coppia viene raccontato attraverso uno sguardo allargato, conducendo una visione elegante e raffinata attraverso un approccio divertente ed emotivamente intenso. Ciò è possibile anche e soprattutto grazie alla squadra di prim’ordine del cast.

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La recensione del film Breve storia damore
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Vittorio Pigini
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Laureato in Giurisprudenza, diplomato in Amministrazione Finanza e Marketing, ma decisamente un Hobbit mancato. Orgogliosamente nerd e da sempre appassionato al mondo cinematografico, con il catartico piacere per la scrittura. Studioso della Settima Arte da autodidatta, con dedizione e soprattutto passione che mi hanno portato a scrivere di cinema e ad avvicinarmi alla regia.