After the Hunt After the Hunt recensione

After the Hunt: l’eleganza di Luca Guadagnino

È decisione del regista Luca Guadagnino di proporre il suo film, After The Hunt, fuori concorso alla 82esima edizione della Mostra del Cinema di Venezia. Ad emozionare il red carpet sono i protagonisti Julia Roberts, Andrew Garfield, Ayo Edebiri e Michael Stuhlbarg in un thriller intellettuale ed estremamente elegante. Direttamente da Venezia 82 e in sala dal 16 ottobre 2025, ecco la recensione di After the Hunt, il film di Luca Guadagnino.

After the Hunt
After the Hunt recensione

After the Hunt, trama del film di Luca Guadagnino

Alma Imhoff (Julia Roberts), stimata docente del dipartimento di filosofia a Yale, porta avanti da anni una ricerca insieme al collega e amico Hank Gibson (Andrew Garfield), con cui condivide l’obiettivo di ottenere una cattedra all’interno della prestigiosa università. L’equilibrio tra i due, però, si incrina bruscamente quando Maggie (Ayo Edebiri), una delle dottorande più brillanti di Alma, accusa Hank di molestie. Da quel momento, le certezze accademiche e personali di entrambi iniziano a sgretolarsi, insieme alle loro aspirazioni di carriera.

After the Hunt: recensione del film con Julia Roberts e Andrew Garfield

Alla sua settima partecipazione alla Mostra del Cinema di Venezia, Luca Guadagnino torna dietro la macchina da presa con After the Hunt, un thriller psicologico teso e intellettuale che, dopo Queer (2024), Challengers (2024) e Bones and All (Leone d’argento alla regia nel 2022), affronta senza mezzi termini alcuni dei temi più spinosi del dibattito contemporaneo: parità di genere e privilegi razziali.

Il film si costruisce su livelli narrativi sovrapposti: lo spettatore è sempre ignaro se quello che dicono i personaggi si tratta della verità o di una menzogna. È per questo motivo che Guadagnino dimostra un’eccellente messa in scena e costruzione di dialoghi, sin dall’opposizione tra Julia Roberts e Ayo Edebiri, contrapposti e complementari, riflessi da una lotta già insita nella natura dei loro personaggi: professoressa e dottoranda, bianca etero e nera pan.

L’universo borghese e intellettuale che il film mette in scena si muove tra ambienti eleganti e solenni, luoghi che si sposano con l’attenzione estetica tipica di Guadagnino, e il pensiero astratto e le speculazioni filosofiche. Ma dietro la patina raffinata delle aule e dei giardini di Yale, o della dimora colta e ordinata di Alma e del marito Frederik (un divertentissimo e riuscito Michael Stuhlbarg), emergono spazi in netto contrasto: un marito dalla cucina raffinata, e un appartamento dimesso sul porto, rifugio segreto della protagonista.

La fotografia livida, composta da luci soffuse e ombre avvolgenti che velano persino lo splendore di Julia Roberts, insieme a un tappeto sonoro incalzante e perturbante, accentuano il senso di incertezza, restituendo l’impressione che ogni personaggio custodisca qualcosa che allo spettatore non viene rivelato. Non sempre si tratta di colpe indicibili, ma quasi sempre di qualcosa di soffocato (o che si cerca di soffocare) che generano la natura intrinseca dei rapporti tra i personaggi.

È proprio questo senso di inquietudine a costituire il cuore del film: Guadagnino sembra voler scuotere certezze che, nel nostro tempo, appaiono consolidate ma non del tutto assimilate. La parità di genere, la lotta alle molestie, il superamento delle discriminazioni razziali sono temi trattati in modo sublime in After the Hunt, film che rovescia le aspettative, mettendo in dubbio tanto l’integrità dei personaggi quanto la veridicità delle loro parole e azioni, costringendo lo spettatore a un continuo esercizio di sospetto.

L’opera non cerca conferme, non sta nè da una parte nè da un’altra, ma mina le fondamenta di quelle convinzioni insite nella cultura che, soprattutto in un contesto accademico, sembrano intoccabili. Gli interpreti principali, Julia Roberts, Ayo Edebiri e Andrew Garfield sono tutti lodevoli di un’interpretazione magnifica, ma se dovessimo scegliere chi è riuscito di più a suggellare la poetica dietro il film, è quello di Hank, interpretato da Garfield. Il personaggio è fortemente guadagniniano, con l’apice in una scena dedicata ai sapori e alla gestualità.

After the Hunt si rivela un film fresco, provocatorio e che attinge dal più grande cinema per rinnovarlo e, se vogliamo vederci giusto, anche per difenderlo. Non è un caso che i titoli di testa citano, secondo dichiarazione di Guadagnino (e dello spettatore esperto), quelli di un film di Woody Allen. Guadagnino disarma lo spettatore attraverso una struttura narrativa essenziale, utilizzando la forma del thriller classico alla Hitchcock per destabilizzare e mettere in crisi ogni presunta certezza che esce dalla bocca dei personaggi. After the Hunt di Luca Guadagnino dimostra che i dibattiti contemporanei possono ancora essere affrontati con estrema raffinatezza dalla forma d’arte del Cinema.

★ ★ ★ ★ ½

Leggi anche: Queer (2024), recensione.

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Dario Vitale
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Passo il tempo libero guardando film belli. Mi piace anche leggere (pensa un po’!). Ogni tanto suono. Ah sì, sono uno studente di lingua giapponese che tenta di prendere la magistrale.