Match Point Match Point recensione

Match Point: recensione del film di Woody Allen

Primo film del periodo inglese di Woody Allen, Match Point mette in scena una delle tematiche care al regista newyorkese sin dagli albori della sua maturità registica: la fortuna, il caso, il destino. Come lo si voglia chiamare, nessuno potrebbe negare l’esistenza di una concatenazione di eventi che porta ognuno di noi a essere in alcune situazioni (s)piacevoli piuttosto che in altre. Con Jonathan Rhys Meyers e Scarlett Johansson, il film torna in sala grazie all’iniziativa Woody Allen90, organizzata da Minerva Pictures. Ecco la recensione di Match Point, il film di Woody Allen.

Match Point
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Match Point: trama del film di Woody Allen

Chris è un tennista irlandese di umili origini che, grazie al suo talento sportivo, riesce a sfuggire alla propria condizione sociale disagiata. Amante di Dostoevskij, abbandona la carriera agonistica e l’Irlanda per trasferirsi a Londra in cerca di fortuna. Per puro caso, la famiglia aristocratica Hewitt lo introduce nel loro ambiente privilegiato, dove conquista il cuore di Chloe, che diventa sua moglie. Sembra aver finalmente raggiunto l’agognata ascesa sociale, ma il destino lo rimette di fronte a Nola, l’ex fidanzata del cognato Tom, per la quale aveva già provato qualcosa.

Tra Chris e Nola accade qualcosa, mentre il protagonista si trova diviso tra la sicurezza del benessere acquisito e l’irresistibile richiamo della passione. Come nel tennis, anche nella nostra vita tutto si decide in momenti cruciali: i match point, i punti decisivo che determinano l’esito finale. Un oggetto in bilico può cadere da una parte o dall’altra: sarà questo dettaglio apparentemente insignificante a stabilire il corso degli eventi.

Match Point: recensione del film di Woody Allen

Una pallina che oscilla precariamente sul bordo della rete può decidere le sorti di un’intera partita: cadrà nel campo del giocatore segnando la sconfitta, oppure scivolerà oltre determinando la vittoria? La sequenza d’apertura di Match Point di Woody Allen racchiude in sé la metafora esistenziale del film e, perchè no, della vita stessa.

La dinamica apparentemente casuale della partita del tennista è una verità che racchiude in sè un punto dolente della nostra esistenza. Allen tocca un nervo scoperto di ogni tennista, professionista o dilettante che sia: la rete diventa la linea cieca del destino, dove si gioca la partita più importante. Fortuna o Casualità?

Chris Wilton, occasionale istruttore di tennis di origini modeste, incontra durante una lezione Tom Hewett, per puro caso. Viene invitato all’opera, per un colpo di fortuna. Qui conosce Chloe, sorella di Tom, che si innamora perdutamente di lui. Terzo, decisivo colpo del destino.

Improvvisamente, Chris si ritrova in un mondo di ricchezza e privilegi. Con la relazione con Chloe ottiene un lavoro prestigioso, completo di autista personale, e successivamente il matrimonio lo lega definitivamente a una vita di agio economico. Tutto sembra procedere secondo un copione perfetto, fino all’arrivo dell’elemento perturbatore.

Nola Rice, fidanzata di Tom, diventa la pallina che rimbalza dalla parte sbagliata della rete. Nonostante la stabilità, Chris non riesce a resistere al fascino di questa attrice in difficoltà, squattrinata ma irresistibilmente seducente. La sua attrazione è così forte da spingerlo a ignorare ogni cautela.

Il loro primo incontro intimo avviene durante un temporale: ancora una volta il caso, sotto forma di condizioni meteorologiche, crea l’opportunità. Quando Tom interrompe il fidanzamento con Nola, Chris si imbatte nuovamente in lei per pura coincidenza e non esita a cogliere l’occasione con rinnovato sentimento.

La situazione si complica drammaticamente quando Nola rimane incinta proprio mentre Chris e Chloe stanno disperatamente cercando di avere un figlio. L’ironia è feroce: un singolo momento di distrazione con l’amante porta al concepimento, mentre tutti gli sforzi legittimi con la moglie restano infruttuosi. Un momento di sfortuna immensa, così Chris accoglie la notizia di Nola.

È qui che il film si rivela come un capolavoro: Chris, lettore di Dostoevskij (lo vediamo sfogliare Delitto e Castigo), decide di mettere alla prova l’esistenza di un ordine morale nell’universo. Se esiste una giustizia superiore, le azioni immorali devono essere punite. Se invece non viene punito, allora il mondo è governato dal puro caso.

La sua risposta è tanto metodica quanto agghiacciante: pianifica meticolosamente un’azione alla Un borghese piccolo piccolo (1977), elevandola come un esperimento filosofico sulla natura del destino.

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Match Point: Fortuna o Fato?

Il climax di questo incredibile thriller psicologico, destinato a diventare un cult sin da subito, si trasforma in una sinistra celebrazione del trionfo del caso. Chris porta a termine il piano architettato, orchestrando quello che lo porta a essere il Demiurgo con il Fato nelle sue mani.

Le indagini che seguono, apparentemente viste come “momenti di respiro” del film, mettono in realtà luce su tutta l’abilità narrativa di Woody Allen nel costruire la tensione. Un detective particolarmente intuitivo riesce a ricostruire con precisione millimetrica la dinamica di ciò che ha commesso Chris, arrivando pericolosamente vicino alla verità. Eppure, proprio quando la giustizia sembra sul punto di trionfare, interviene nuovamente il caso.

Per un errore, Chris aveva infatti gettato nel Tamigi un gioiello che altrimenti lo avrebbe incastrato. Però, in un capriccio del destino, rimbalza sulla balaustra del ponte invece di sparire nelle acque del fiume. Ritrovato successivamente in possesso di un tossicodipendente deceduto, l’anello diventa la prova schiacciante che incastra un innocente, liberando definitivamente Chris da ogni sospetto.

Il film si conclude con un finto Happy ending: Chris assiste alla nascita del figlio tanto desiderato insieme a Chloe, circondato dall’affetto della famiglia. Tuttavia, il suo sguardo vuoto e distante mostra un uomo che ha ottenuto tutto ciò che bramava, ma a un prezzo che lo condanna a una forma di tormento perpetuo.

La fortuna lo ha premiato, ma la consapevolezza della propria colpevolezza lo perseguiterà a vita.

Qual è il vero significato della giustizia? Come si giunge al successo? Se è vero che il caso può favorire anche i peggiori, resta da chiedersi se la vera punizione non risieda proprio nell’impossibilità di godere pienamente di una vittoria macchiata dal sangue innocente.

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Leggi anche: Woody Allen90, i film del regista tornano in sala

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Dario Vitale
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Passo il tempo libero guardando film belli. Mi piace anche leggere (pensa un po’!). Ogni tanto suono. Ah sì, sono uno studente di lingua giapponese che tenta di prendere la magistrale.