Recensione del film Per te

Per te: anche i funerali possono essere divertenti?

Ritrovando come protagonista Edoardo Leo per la terza volta consecutiva, il regista romano Alessandro Aronadio torna sul grande schermo con Per te. Il vincitore del premio Arca Cinema Giovani al Festival di Venezia, grazie al film Orecchie, porta al cinema l’emozionante storia di Mattia Piccoli. Ecco di seguito la recensione del film Per te, con Edoardo Leo e Giorgio Montanini, presentato alla 20a edizione della Festa del Cinema di Roma.

Per te, la trama del film con Edoardo Leo e Giorgio Montanini

Successivamente ad Era ora del 2022, Alessandro Aronadio torna alla Festa del Cinema di Roma con il suo quinto lungometraggio Per te. Il film, che vede protagonista Edoardo Leo, si ispira alla storia vera di Mattia Piccoli ed ecco la sua sinossi ufficiale:

Nel 2021, l’undicenne Mattia Piccoli viene insignito del titolo di Alfiere della Repubblica dal Presidente Mattarella. Le ragioni sono l’amore e la dedizione con cui accompagna il padre Paolo, che a poco più di quarant’anni ha cominciato a perdere frammenti della sua memoria. Il film racconta il loro legame intimo, il sostegno silenzioso della madre Michela e la bellezza dei piccoli gesti quotidiani: risate che spuntano all’improvviso, carezze leggere, silenzi che parlano più di mille parole.

Per te, la recensione: anche i funerali possono essere divertenti?

Non è un caso che l’icona per eccellenza, del nuovo film di Alessandro Aronadio, sia il leggendario Buster Keaton. Tra i più importanti ed influenti artisti nella storia del cinema è, tra le altre cose, una delle vere immagini simbolo dello slapstick. Si tratta di quella particolare maschera, di quel filone della commedia, volto a portare ironicità nell’accentuazione delle grossolanità e dell’essere impacciati/sbadati.

Nel cinema, questo vero e proprio sottogenere, ha fatto la vera fortuna dell’era del muto, dove i gesti e l’espressività riempivano la scena non solo per necessità. Un periodo d’oro che, nel corso degli anni, ha trovato libero sfogo sotto diverse vesti, arrivando (con difficoltà) anche alla nostra contemporaneità. Per te di Alessandro Aronadio verrebbe quindi incarnato da quello stesso e formidabile spirito vitale dello slapstick, ovvero strappare risate e simpatie in circostanze in cui il protagonista inciampa, si ferisce e rischia la vita.

Il film sembrerebbe prendere proprio questa strada già nel suo incipit, dove la notizia al protagonista della malattia incurabile viene affrontata con sguardo bambinesco. Ecco che Per te si posiziona ad “altezza bambino”, quella che dovrebbe essere di Mattia dal quale si parte dal “basato su una storia vera”. La storia alla quale si fa riferimento è quella del bambino che, nel 2021, viene insignito del titolo di Alfiere della Repubblica dal Presidente Mattarella, proprio per via della sua dedizione nell’aiutare il padre nell’affrontare la malattia.

Peccato che il film di Aronadio se ne ricordi solo a tempo scaduto, facendo quasi scomparire il personaggio di Mattia fino a 5 minuti dalla fine. Quello che sembrava infatti poter essere un’intrigante e coraggiosa visione “slapstick” sulla malattia del proprio padre, vista attraverso gli occhi di un 11enne, passa dal punto di vista di Paolo, diventa serio e resta solo impacciato.

<<Tutte le cose meravigliose all’inizio fanno schifo>>. Il film arriva ad incanalarsi nella scontata frase perugina del Carpe Diem e del provare a godersi ogni attimo con le persone che ami, anche le più innocenti come preparare dei ravioli con tua madre. Poco coraggio, poca innovazione, ma anche l’esecuzione non è da meno. L’ilarità sopraccennata viene infatti inserita forzatamente a più riprese, sbagliando non solo i tempi comici ma anche l’approccio black humor.

Si passa dallo scimmiottare quel cinema muto, ripetutamente omaggiato, ad un funerale improvvisato in maniera grottesca, passando per un’ombra ridicoleggiante. Si fa riferimento ovviamente allo psichiatra tedesco Alois Alzheimer, volendo presentare l’avvicinamento del momento di non ritorno in maniera audace ma scivolando rovinosamente. Insomma la direzione del regista, addentrando lo spettatore in un black humor da divano, non riesce ad andare a segno, lasciando qualche malumore anche per quanto riguarda la messa in scena.

Non si fa qui riferimento tanto ad elementi puramente tecnici, registrando un buon impianto fotografico ed una colonna sonora funzionalmente emozionante, quanto per alcune scelte nella costruzione stessa dell’inquadratura (magari un cavalletto nelle prolungate riprese fisse potrebbe servire). A riempire lo spazio poi ci devono pensare sempre loro: gli attori. Come già accennato, Per te commette il tragico errore di far diventare il protagonista direttamente il Paolo di Edoardo Leo, che ci mette un bel po’ a sbocciare.

Per gran parte del film, infatti, si può ritrovare l’ormai “solito” attore romano nella sua comfort zone del bambino di mezza età. Serviva Rocky per sferrare un destro di sveglia, ed ecco che nell’ultimo atto il film riesce ad emozionare (troppo tardi e troppo costruito ad hoc) grazie anche e soprattutto al suo protagonista. Nel resto del tempo, invece, Leo si poggia sulle spalle dei suoi colleghi.

Dolcemente convincente la prova di Teresa Saponangelo (È stata la mano di Dio), con Giorgio Montanini che porta autenticità, simpatia e risate anche nello scontro. In conclusione, lo slapstick fa parte più in generale di un tipo di approccio essenziale del black-humor, ovvero riuscire a ridere a disgrazie, dolori e traumi. Una sfida audace che richiede un intelligente uso dell’arte della commedia, potendo scivolare da un momento all’altro con estrema facilità.

Trovando un’ancora di salvezza nella prova del cast, Per te di Alessandro Aronadio sbaglia quasi completamente l’approccio al film, non indovinando nemmeno la “facile” soluzione servita su un piatto d’argento.

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Vittorio Pigini
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Laureato in Giurisprudenza, diplomato in Amministrazione Finanza e Marketing, ma decisamente un Hobbit mancato. Orgogliosamente nerd e da sempre appassionato al mondo cinematografico, con il catartico piacere per la scrittura. Studioso della Settima Arte da autodidatta, con dedizione e soprattutto passione che mi hanno portato a scrivere di cinema e ad avvicinarmi alla regia.