
18 Ott 2025 Strade Perdute: la recensione del film di David Lynch
Continua la rassegna The Big Dreamer con Strade Perdute, uno dei film capolavoro del visionario David Lynch. Grazie a Lucky Red e Cineteca di Bologna, la rassegna dedicata al maestro visionario vede in sala dal 13 al 15 ottobre 2025 uno dei suoi film più enigmatici ma al contempo perfetti nel tracciare il nastro di Moebius che è la filmografia e l’arte del cineasta americano. Ecco Strade Perdute, la recensione del film di David Lynch.

Strade Perdute: trama del film di David Lynch
Fred Madison è un sassofonista jazz sposato con Renee. La coppia comincia a ricevere delle videocassette anonime che mostrano l’esterno e poi l’interno della loro casa, come se qualcuno li stesse filmando mentre dormono. L’atmosfera diventa sempre più inquietante quando Fred incontra a una festa un misterioso individuo pallido che sostiene di essere contemporaneamente nella casa di Fred.
Dopo aver visionato un’ultima videocassetta dal contenuto scioccante, Fred viene arrestato e accusato dell’omicidio della moglie, di cui non ha alcun ricordo.
Nel braccio della morte, in modo inspiegabile, Fred si trasforma fisicamente in un altro uomo, Pete Dayton, un giovane meccanico d’auto. Spiazzate da questa metamorfosi impossibile, le autorità rilasciano Pete, che torna alla sua vita normale. Pete inizia una relazione con Alice, l’amante di un pericoloso gangster di nome Mr. Eddy. Alice è misteriosamente identica a Renee.
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Strade Perdute: recensione del film di David Lynch
Strade perdute: l’ossessione e la metamorfosi nell’universo di Lynch
Come già accaduto in Velluto blu undici anni prima, David Lynch traccia in Strade perdute (1997) una via emotiva che diventerà cifra distintiva del suo cinema. Il regista ci accompagna lungo quella highway a strisce gialle già intravista nel rapimento notturno di Jeffrey e nella fuga di Sailor e Lula in Cuore selvaggio (1990), ma qui la strada si dilata, si moltiplica e diventa labirinto.
L’autostrada scorre ipnotica come un vinile che gira su se stesso, senza apparente destinazione se non il ritorno al punto di partenza. In questa circolarità esistenziale David Lynch traccia il suo nastro di Moebius, trovando la radicalizzazione di un cinema che sfida i confini della narrazione, trasforma il linguaggio filmico in esperienza enigmatica, concependo un non troppo lontano Memento (2000).
Quando Fred confessa di odiare le videocamere e di ricordare le cose secondo una personale ricostruzione dei fatti, David Lynch conquista la libertà di muoversi in una dimensione permeata del suo cinema.
Strade Perdute è un film in cui presente e futuro coesistono, come nella voce al citofono che apre e chiude il film annunciando la morte di Dick Laurent, creando un infinito un gioco di specchi senza soluzione.
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Strade Perdute è il nastro di Moebius di David Lynch
Al centro di questo noir paradossale e labirintico, anticipazione del più noto Mulholland Drive (2001) e intriso della stessa logica contorta che caratterizza la serie celebre Twin Peaks, David Lynch in Strade Perdute sovrappone senza distinzione realtà, incubi e deliri. Dov’è il trucco? domanda Fred all’enigmatico uomo pallido che alla festa gli parla mentre simultaneamente gli risponde al telefono da casa sua.
Preferisco ricordare le cose a modo mio. Come le ricordo io, non necessariamente come sono avvenute.
Siamo davanti alla verità? O è forse l’ultimo disperato tentativo onirico di riscrivere la propria esistenza e riconquistare le nostre speranze?
Strade Perdute si dimostra non solo uno dei capolavori massimi del cineasta americano, ma un’esperienza imperdibile che continua a colpire a quasi trent’anni dall’uscita, L’incredibile attualità del film e la sua radicale unicità nel porre l’anarchia al noir classico con una commistione di fantascienza e crimine rendono Strade Perdute una delle visioni imperdibili del regista.
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