La recensione del film Strange Darling

La paziente ricerca della verità nell’elettrico ed incalzante Strange Darling

Distribuito nelle sale dal 13 febbraio 2025, Strange Darling è il secondo film scritto e diretto dal regista statunitense JT Mollner. Arriva così in Italia, il giorno prima di San Valentino, un thriller sanguinoso che imbratta di pulp un tema orientato verso le relazioni tossiche, la demonizzazione ed il cercare di andare oltre le apparenze più evidenti. Ecco di seguito la recensione di Strange Darling, con protagonisti Willa Fitzgerald e Kyle Gallner.

Strange Darling, la trama del film di JT Mollner

Su sceneggiatura dello stesso regista, Strange Darling è il secondo film di JT Mollner dopo l’esordio con Outlaws and Angels del 2016. Un titolo che parte già da una produzione a suo modo molto incisiva, vedendo come principali promoters Roy Lee (The Ring, The Departed, Don’t Worry Darling), l’attore statunitense di origini italiane Giovanni Ribisi (che debutta con questo film come direttore della fotografia) e Bill Block, CEO della Miramax fondata dai fratelli Weinstein.

Non un caso che il nome di Harvey Weinstein, condannato in via definitiva nel 2020 a 23 anni di carcere per violenza sessuale, torni in qualche modo ad arieggiare dietro la produzione di un film come Strange Darling. Anche nel secondo film scritto e diretto da JT Mollner ci si immerge nello spinoso tema della violenza (sessuale) e del ruolo di vittima/carnefice che viene attribuito ai soggetti coinvolti.

Senza dover svelare troppo di una trama costruita sul colpo di scena ed il ribaltamento delle carte in tavola, Strange Darling vede protagonista una ragazza (The Lady) sfuggire all’inseguimento di un uomo armato di fucile (The Demon). Il film, girato in pellicola 35 mm, ricostruirà la loro storia e come si è arrivati a quel fatidico momento, facendo anche riferimento alla scia di sangue segnata da un serial killer che sta continuando a colpire nell’Oregon.

Strange Darling, la trama del film di JT Mollner

Strange Darling, la recensione: la paziente ricerca della verità in un film elettrico ed incalzante

La violenza non è uno scherzo. È una questione di vita o di morte.

Non è sicuramente uno scherzo, ma forse un qualcosa sul quale si può comunque scherzare e giocare, come la forza e simbolismo del black humor insegna. Lo sa bene JT Moller, regista statunitense alla sua seconda opera cinematografica, che gira e soprattutto scrive un film che non solo si diverte sul delicato tema della violenza, espandendo i suoi confini, ma anche sul prendere in giro abilmente lo spettatore.

Di tarantiniana memoria, il sensuale e sanguinoso pulp imbratta la visione di Strange Darling restituendo su schermo un thriller elettrico e sorprendente, anche e doverosamente “coraggioso” per i decantanti tempi che corrono. Tuttavia, a differenza di una visione scoppiettante come può essere quella di Pulp Fiction, il film condivide giusto la destrutturazione narrativa in capitoli non lineari, mettendo completamente da parte l’aspetto umoristico. In Strange Darling, infatti, le cose si fanno “serie”.

A porsi al centro della narrazione è il tema della violenza (sessuale), delle relazioni tossiche e soprattutto dei riflettori mediatici puntati sui protagonisti in questo drammatico tipo di fatti di cronaca. L’inizio del film è emblematico. I colori sono assenti, ad un uomo in macchina viene chiesto se sia o meno un serial killer. Non arriva una risposta dell’uomo, ma il montaggio spiattella una scena di violenza dove lui assume il ruolo dominante. La scena successiva è quella che vede protagonista una donna in fuga dallo stesso uomo che, armato di fucile, dà lei la caccia.

Sullo schermo appaiono i titoli di testa: l’attrice protagonista prende il nome di Lady mentre, la sua controparte maschile, viene semplicemente soprannominata il Demone. Non ci sono troppe linee di dialogo, se non la contestualizzazione del narratore su un serial killer che sta seminando il panico nell’Oregon, ma tutto sembrerebbe chiaro: il Demone è l’assassino e la Lady è purtroppo l’ennesima vittima di violenza che sta cercando di sopravvivere.

Peccato che la parola “serial killer” non abbia genere e sia un appellativo generico, spingendo a dover inevitabilmente fare un passo ulteriore per andare oltre le facili apparenze. Il grande lavoro messo in atto nell’esplosivo cocktail, tra sceneggiatura e montaggio ad incastro, porta infatti in scena un puzzle da decifrare, con l’arrivare a facili conclusioni che potrebbe rivelarsi un peccato mortale. Sì perché Strange Darling è ovviamente un film di violenza sulla violenza ma, per quanto riguarda il chi è vittima e chi carnefice, la questione si fa tutta da scoprire.

Didascalica in tal senso (ma senza essere narrativamente dannosa) la scena del ritrovamento della Lady da parte della polizia: lei è in manette, con i pantaloni abbassati, sanguinante e il Demone giace morto, libero con la droga in tasca. Diventa davvero troppo facile per l’agente di polizia, soprattutto in onore della solidarietà femminile, arrivare alla conclusione di chi sia la vittima e chi il carnefice nella scena, con la Lady che semplicemente avrebbe fatto tutto il possibile per sopravvivere.

La forza di Strange Darling sta quindi proprio nella sua narrazione destrutturata, mostrando capitoli episodici che svelano la fine o solo alcuni elementi dell’intera faccenda, chiedendo di portare pazienza nel scoprire la verità. L’intelligenza nella scrittura del film sta poi nella sua onestà intellettuale. Strange Darling non vuole assolutamente essere una visione volta a contrastare le sacrosante proteste e la campagna di sensibilizzazione sul tema del femminicidio, o sulla generale violenza di genere.

La seconda regia di JT Mollner andrebbe, al contrario, a rafforzare l’importanza di questo delicato e spigoloso tema. Il film, infatti, vuole criticare la bassa e dittatoriale discussione mediatica che troppo spesso tende ad appiattire e a semplificare un fenomeno sempre complesso, il quale meriterebbe un’attenzione maggiore ed accurata.

La recensione del film Strange Darling

Un puzzle violento e sensuale

L’Amore fa male.

Quella di Strange Darling è dunque una visione velenosa e sanguinosa, dove il tema della violenza diviene non solo centrale ma anche il motore principale. Nonostante la profondità drammatica dell’opera portata sullo schermo dal regista, il film resta un avvincente e divertentissimo puzzle da ricomporre. La destrutturazione narrativa, infatti, riesce ad assestare importanti colpi di scena e continui ribaltamenti di fronte, rendendo l’intrattenimento della visione particolarmente elevato. A questo si aggiunge un calzante lavoro effettuato in sede di montaggio, che permette di ritmare e rendere spediti i suoi 96 minuti.

Per quanto concerne poi la messa in scena, il regista riesce a calibrare con mestiere i movimenti nello spazio filmico, con la forza necessaria per restituire su schermo una visione dal forte impatto action e con la bilanciata tensione. La violenza è infatti sempre presente, non soltanto quella ovviamente fisica (quando esplode è quasi sempre fragorosa), ma anche quella psicologica, come nel momento in cui il “Demone” attua la sua violenza (?) nei confronti della Lady.

A tal proposito, un plauso deve inevitabilmente essere concesso alla coppia protagonista di questa storia di sopravvivenza. L’attore statunitense Kyle Gallner milita sul grande schermo ormai da più di 20 anni, non riuscendo suo malgrado ad ottenere il prestigio di merito e trovando sfogo ultimamente nel cinema di genere con lo Scream di Matt Bettinelli-Olpin e Tyler Gillett oltre che con lo Smile di Parker Finn. In Strange Darling l’attore riesce infatti a dimostrare importanti capacità, soprattutto nello sfruttare il corpo per il tipo di ruolo in questo film.

La sua rivale/complice Willa Fitzgerald, tuttavia, ruba decisamente la scena con un personaggio ed un’interpretazione più accattivante ed incisiva. Citando l’iconica “scala” del personaggio di How I Met Your Mother Barney Stinson, la Lady protagonista riesce infatti a raggiungere l’apice nel diagramma alternando un fascino sensuale ad una pazzia incontrollata ed incontrollabile. Sulle orme di maschere quasi fumettistiche, il personaggio è particolarmente sfuggevole ed imprevedibile, non sacrificando una stratificazione sottotraccia particolarmente affascinante.

Infine, il pulp, il sangue e l’eros della visione di Strange Darling si imprimono su pellicola da 35 mm. Convincente in tal senso il debutto di Giovanni Ribisi come direttore della fotografia, arrivando ad un’estetica satura che alterna i forti fumi del neon ad un giallore marcio e psichedelico. Arrivato in punta di piedi senza un grande richiamo di marketing e mediatico, Strange Darling è un elettrico thriller che pone al centro l’estetica e la narrazione della e sulla violenza.

L’intrattenimento action e dalle venature orrorifiche si trasforma continuamente, riuscendo sì ad incastrare buoni colpi di scena ma anche e soprattutto ad impostare un fondamentale tema d’analisi attraverso ottimi strumenti ed una necessaria onestà intellettuale.

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La recensione del film Strange Darling
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Vittorio Pigini
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Laureato in Giurisprudenza, diplomato in Amministrazione Finanza e Marketing, ma decisamente un Hobbit mancato. Orgogliosamente nerd e da sempre appassionato al mondo cinematografico, con il catartico piacere per la scrittura. Studioso della Settima Arte da autodidatta, con dedizione e soprattutto passione che mi hanno portato a scrivere di cinema e ad avvicinarmi alla regia.