
24 Set 2025 C’era una volta il West: recensione del film di Sergio Leone
C’era una volta il West di Sergio Leone è il western che ha ridefinito i confini del genere. Uscito nel 1968, il film rappresenta un punto di svolta nella carriera del regista romano e nell’evoluzione stessa del western, segnando un momento di discontinuità con la tradizione americana e, al tempo stesso, un atto d’amore verso di essa. Con il sostegno di una sceneggiatura scritta insieme a Bernardo Bertolucci e Dario Argento e accompagnato dalle indimenticabili musiche di Ennio Morricone, il film è una vera e propria epopea del western: una ballata epica e malinconica che parla di inizio, fine e rinascita. Di seguito la recensione.

C’era una volta il West: trama del film di Sergio Leone
Morton (Gabriele Ferzetti), potente imprenditore ferroviario, sogna di completare l’ultima tratta della linea che collegherà l’Atlantico al Pacifico. Nel frattempo Jill (Claudia Cardinale), giovane donna di New Orleans, giunge nel selvaggio West per ricongiungersi con il marito Bret McBain, ma lo trova brutalmente assassinato da Frank (Henry Fonda), spietato sicario al servizio di Morton. Rimasta unica erede della fattoria e delle terre che ostacolano il passaggio della ferrovia, Jill diventa il bersaglio delle mire del magnate. A difenderla, però, entreranno in scena due figure enigmatiche: l’uomo senza nome noto come Armonica (Charles Bronson) e il fuorilegge dal cuore ribelle Cheyenne (Jason Robards).
C’era una volta il West: recensione del film con Claudia Cardinale
Sergio Leone ha sempre inteso il cinema come un’esperienza capace di mostrare ciò che nella realtà quotidiana non può essere visto. Nei suoi film, i tempi si dilatano e gli sguardi diventano protagonisti, quasi richiamando ad un’involuzione della Settima Arte, ma obbligato a servirsi di essa come unico strumento che può lasciare impresso il suo messaggio del cinema.
Il lavoro di Leone si fonda sul dare forma al desiderio collettivo di immagini, fornendo loro un senso di sacralità che solo la macchina da presa e il cinema può ad una immagine in movimento. È così che nasce C’era una volta il West, film che più di ogni altro segna la maturità artistica di Sergio Leone e che definisce una nuova mitologia del western, quella con la donna al centro del film. L’indimenticabile protagonista Jill McBain è interpretata dalla compianta Claudia Cardinale.
Il primo film della Trilogia del tempo si apre con un prologo immensamente dilatato, immobile: un’attesa interminabile, arricchita da rumori del vento, l’acqua che gocciola, il ronzio di una mosca, allunga il tempo della tragedia. La trama intreccia la vicenda privata di Jill, ex prostituta di New Orleans che giunge nel West per iniziare una nuova vita, con la grande trasformazione storica legata alla costruzione della ferrovia. Suo marito, Bret McBain, è stato assassinato insieme ai figli dal crudele Frank, killer al soldo del magnate Morton, deciso a impossessarsi delle terre dei McBain, un passaggio strategico per il futuro tracciato dei binari.
Rimasta erede della fattoria, Jill ha come spalle due reietti a tentare di difenderla (o farsi difendere da lei): l’enigmatico Armonica, mosso da un segreto legato al suo passato, e il bandito Cheyenne, figura ironica e malinconica.
Il film diventa così il racconto della fine di un mondo e dell’inizio di un altro. Morton e la sua voglia di progresso, progresso malato, divora gli uomini che lo ostacolano tanto quanto la ferrovia divorerà la selvaggia frontiera del West.
I personaggi di Sergio Leone ribaltano l’immagine ormai consolidata del western targato John Wayne o dal regista John Ford. E, proprio come in Per un pugno di dollari (1964),
il personaggio di Armonica è l’angelo vendicatore che, in silenzio per tutto il film attende il momento giusto per rivelare il progresso/regresso della sua storia, con l’unica cosa che gli resta da fare: vendicarsi.
Fondamentale la sceneggiatura, scritta da Leone insieme a Bernardo Bertolucci e Dario Argento, che mescola citazioni del cinema classico americano con un approccio radicalmente nuovo, fatto di tempi dilatati, primi piani esasperati e una messa in scena epica. Le musiche di Ennio Morricone, come sempre a fianco del suo compagno di scuola, rendono il mondo Leoniano come un luogo in cui dramma, mito e opera si elevano all’apice della Settima Arte.
C’era una volta il West, il western che riflette sul mito stesso del western e sul suo tramonto, un’opera che racchiude i fasti e al tempo stesso supera il genere. Leone ricostruisce le atmosfere della Monument Valley, ma riesce anche a stravolgere le carte in tavola. Come? Un solo nome, in questo caso dell’attrice che la interpreta: Claudia Cardinale.

C’era una volta il West: il trionfo femminista nel western
Due anni dopo la chiusura della celebre Trilogia del dollaro con Il buono, il brutto, il cattivo, Sergio Leone ritorna al western con un’opera che segna una svolta decisiva, non solo nella sua carriera, ma anche nei toni: epici, malinconici, immensi. La protagonista del racconto è Claudia Cardinale, interprete di Jill McBain, la prima e unica donna al centro della poetica leoniana.
L’universo western, fino ad allora, era stato dominato da figure maschili: pistoleri, banditi, sceriffi, uomini solitari che incarnavano il mito della frontiera. Con Jill, Sergio Leone spezza questa tradizione e porta in scena una donna. Jill è ex prostituta, ora l’erede della terra di Sweetwater, il luogo del “nuovo inizio” per la nuova America, che si deve scontrare con la brutalità del patriarcato e maschilismo.
Claudia Cardinale si presta perfettamente al personaggio: lo sguardo, da sempre attenzionato da Leone, si oppone narrativamente alla spietatezza di Henry Fonda e alla glaciale determinazione di Charles Bronson. Jill diventa, ma lo è, già dall’indimenticabile discesa iniziale dal treno, l’unico personaggio che può portare alla Nuova America, al progresso e alla nascita di una nuova società.
Sergio Leone affida quindi il messaggio di speranza alla figura femminile, dichiarando non solo un sentore femminista, ma elevando la donna a figura che, fino a quel momento, non aveva avuto la giusta riconoscenza nemmeno nel genere cinematografico. Jill diventa quindi la speranza di un nuovo luogo e l’erede naturale del corso degli eventi; eventi causati, per ironia della sorte, da uomini spavaldi che si sparano a vicenda per aggiudicarsi un pezzo di terra.
Il film è celebre per la grammatica cinematografica (i primi piani intensissimi) e le musiche di Ennio Morricone. Tra i tanti, è il tema di Jill quello più struggente, quello che accompagna la sua discesa dal treno in una delle scene più memorabili della storia del cinema. La musica e la presenza del personaggio si fondono, mettendo in scena tutta la poesia del film: la nascita di una città, una nuova epoca che passa attraverso lo sguardo di chi è degno di portare avanti la Storia: la donna.
C’era una volta il West è, nella breve ma indimenticabile filmografia di Sergio Leone, un film epocale, maturo, una riflessione struggente sulla fine del mito e sull’avvento del progresso. Ma è anche, e forse soprattutto, la consacrazione di Claudia Cardinale e dell’icona femminile come vera protagonista del cinema e della realtà.
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