
26 Mag 2025 Così com’è: la recensione del film di Antonello Scarpelli
Vincitore del Festival di Bellaria, aggiudicandosi Miglior Film nella sezione Gabbiano, Così com’è è il nuovo film di Antonello Scarpelli. Dall’impronta documentaristica, il film uscirà nelle sale italiane il 29 maggio 2025, distribuito da Albolina Film. Ecco la recensione di Così com’è, il nuovo film di Antonio Scarpelli.

Così com’è, trama del film di Antonello Scarpelli
La tranquilla vita quotidiana di Emilia (Emilia Pisano), impiegata comunale in Calabria, è disturbata dalla diagnosi di Alzheimer fatta al marito (Francesco Scarpelli), con cui decidere di andare a trovare il figlio Antonello in Germania, per una conversazione faccia a faccia sulle condizioni di salute del padre. Antonello Scarpelli (interpreta se stesso) mette in scena un ritratto familiare intimo e senza retorica, alternando primissimi piani e ampi paesaggi che vanno a scrivere una riflessione profonda e dolente sui rimossi delle famiglie della classe media italiana.
Così com’è, recensione del film di Antonello Scarpelli
In Così Com’è, lo spettatore è inviato direttamente all’interno dell’intimità familiare della narrazione. Emilia Pisano, un’anziana impiegata comunale di Celico, che si prende cura del marito malato di Alzheimer con l’aiuto del figlio minore, Marco. Il figlio maggiore, Antonello, vive invece a Colonia, distante non solo fisicamente ma anche emotivamente. La comunicazione con lui è ridotta a messaggi vocali su WhatsApp e a poche chiamate, tramite cui Emilia sceglie di non rivelargli la condizione del padre. I genitori decidono di andare a trovarlo in Germania, ma forse non è tutto come si aspettavano.
La forza del film risiede nel suo approccio documentaristico: Scarpelli, mettendo in scena la propria famiglia reale – che interpreta sé stessa – evita la costruzione melodrammatica, favorendo uno stile discreto e posato. Emblematico è l’incipit: un filmato amatoriale su MiniDV che ritrae una vacanza familiare in montagna. Le immagini sgranate ricreano la nostalgia di una felicità semplice, in contrasto con il silenzio del presente narrativo. Il confronto tra l’idillio del passato e l’amarezza del presente è un momento che tutti passiamo nella nostra vita.
Emilia soffre per la distanza del figlio, il padre scompare lentamente nella nebbia dell’Alzheimer, Antonello è sopraffatto da difficoltà economiche e personali. Tuttavia, Così Com’è non cerca mai la catarsi attraverso lo scontro o il pathos urlato. Al contrario, un roboante silenzio si consuma per tutta la durata del film.

Così com’è, la recensione: questa volta non Stanno tutti bene
Il rimando più evidente in Così Com’è è quello di Stanno tutti bene di Giuseppe Tornatore, film del 1990 in cui un padre vedovo (Marcello Mastroianni) parte per un viaggio alla scoperta della vita dei suoi figli, scoprendo progressivamente quanto poco li conosca. Allo stesso modo, il viaggio che Emilia e suo marito intraprendono verso la Germania è il loro momento della dolorosa presa di coscienza: quel che si credeva di sapere sugli affetti più stretti è spesso solo un’idea, una speranza che collide con la realtà. Se Tornatore affrontava la disillusione con malinconia, Scarpelli è più asciutto e molto più reale.
Il tema della distanza, come già evidenziato, è qui importantissimo: una distanza fisica e affettiva rappresentata anche visivamente, attraverso l’uso alternato di piani ravvicinati e campi lunghi in cui i personaggi sembrano perdersi nell’immenso spazio (il mondo) che li attornia. La macchina da presa si muove con discrezione, talvolta mantenendosi statica, quasi a non voler interferire: è forse questo l’aspetto più interessante della regia, che trova una forma espressiva coerente con i contenuti messi in scena.
In conclusione, Così Com’è mostra quindi una situazione – emotiva, generazionale, sociale – che attraversa molte famiglie italiane contemporanee. È un film che vive tutto nel presente, e che non cerca di consolare lo spettatore, ma comprenderlo. Lontano dalla retorica o dai cliché del cinema familiare italiano di peggior tipo, Scarpelli mette in scena con sincerità il senso di solitudine dentro la famiglia e sull’incapacità, sempre più diffusa, di comunicare realmente i propri dolori alle persone che ti stanno più vicine. Un piccolo grande film che ci ricorda quanto la famiglia, pur nelle sue imperfezioni, resti un luogo fondante per la formazione dell’individuo.
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