Leone d'Oro alla carriera 2025 a Kim Novak

Festival di Venezia 2025: a Kim Novak il Leone d’Oro alla carriera

A poco più di 2 mesi dall’inizio ufficiale del Festival di Venezia 2025, ecco arrivare le prime notizie riguardo la sua 82a edizione. Dopo l’ingresso del nuovo film di Jim Jarmusch in Concorso ad arrivare è il primo prestigioso premio assegnato, ovvero quello del Leone d’Oro alla carriera per Kim Novak.

Leone d’Oro alla carriera 2025 a Kim Novak

Il Leone d’Oro alla carriera, della 82a edizione del Festival di Venezia, è stato assegnato all’attrice statunitense Kim Novak dal direttore artistico Alberto Barbera. Classe 1933, l’attrice di Chicago nel corso della sua luminosa carriera ha saputo catturare il cuore non solo del grande pubblico, ma anche di artisti che hanno segnato la Storia del cinema.

Divenuta particolarmente celebre grazie a La donna che visse due volte (Vertigo), l’attrice ha collaborato infatti con autori del calibro di Billy Wilder, Robert Aldrich, ovviamente Alfred Hitchcock e molti altri. A tal proposito, per l’occasione verrà presentato in anteprima mondiale il documentario Kim Novak’s Vertigo diretto da Alexandre Philippe, con il Festival che si terrà dal 27 agosto al 6 settembre. Nell’accettare il prestigioso riconoscimento, Kim Novak ha dichiarato:

<<Sono molto, molto colpita di ricevere il prestigioso premio del Leone d’Oro da un festival cinematografico tanto rispettato. Essere riconosciuta per l’insieme del mio lavoro in questo momento della mia vita è un sogno che si avvera. Conserverò nella memoria ogni momento trascorso a Venezia. Riempirà il mio cuore di gioia>>.

Anche il direttore artistico Alberto Barbera ha voluto rilasciare un commento in seguito alla sua scelta di assegnare il Leone d’Oro alla carriera:

<<Assurta al ruolo di Diva senza averne l’intenzione, Kim Novak è stata una delle protagoniste più amate di un’intera stagione del cinema hollywoodiano, dall’esordio casuale alla metà degli anni Cinquanta, sino al prematuro e volontario esilio dalla prigione dorata di Los Angeles, non molto tempo dopo. Un sistema che l’attrice non ha mai smesso di criticare, scegliendo i suoi ruoli e anche il suo nome.

Costretta a rinunciare a quello di battesimo, Marilyn Pauline, perché associato alla Monroe, si batté per conservare il cognome, accettando in cambio di tingersi di quel biondo platino che fece epoca. Indipendente e anticonformista, creò una propria casa di produzione e scioperò per rinegoziare uno stipendio molto inferiore a quello dei suoi partner maschili.

All’esuberante bellezza, alla capacità di dar vita a personaggi ingenui e discreti ma anche sensuali e tormentati, al suo sguardo seducente e talvolta dolente, deve l’apprezzamento di alcuni dei maggiori registi americani del momento, da Billy Wilder (Baciami stupido), a Otto Preminger (L’uomo dal braccio d’oro), Robert Aldrich (Quando muore una stella), George Sidney (Incantesimo, Un solo grande amore, Pal Joey) e Richard Quine, con il quale diede vita ad alcune indimenticabili commedie romantiche (Criminale di turno, Una strega in paradiso, Noi due sconosciuti, L’affittacamere).

Ma la sua immagine resterà per sempre legata al doppio personaggio di La donna che visse due volte di Hitchcock, diventato il ruolo della sua vita. Il Leone d’Oro alla carriera intende celebrare una star libera, una ribelle nel cuore del sistema, che ha illuminato i sogni della cinefilia prima di ritirarsi in un ranch nell’Oregon per dedicarsi alla pittura e ai cavalli.>>

La Biennale di Venezia
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Vittorio Pigini
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Laureato in Giurisprudenza, diplomato in Amministrazione Finanza e Marketing, ma decisamente un Hobbit mancato. Orgogliosamente nerd e da sempre appassionato al mondo cinematografico, con il catartico piacere per la scrittura. Studioso della Settima Arte da autodidatta, con dedizione e soprattutto passione che mi hanno portato a scrivere di cinema e ad avvicinarmi alla regia.