Recensione del film di Paolo Genovese Follemente

Innamorarsi Follemente di un turbinio di emozioni e personalità

Dopo la sua anteprima, il 20 febbraio 2025 arriva nei cinema italiani Follemente, il nuovo film diretto dal regista romano Paolo Genovese. L’autore principalmente noto per il Perfetti Sconosciuti del 2016 torna, dopo quasi 10 anni, a raccontare un macrocosmo di esperienze e sensazioni ristretto nelle sole 4 mura di un appartamento, narrando del turbinio di emozioni che si innestano ad un primo appuntamento. Ecco di seguito la recensione di Follemente, che porta sul grande schermo un “affollato” cast corale di primissimo piano.

Follemente, la trama del film di Paolo Genovese

Il nuovo “emozionante” film dell’acclamato Paolo Genovese, regista di Immaturi, Il primo giorno della mia vita ed ovviamente del titolo di successo Perfetti Sconosciuti, non vede solo l’affollamento di un cast di primissimo ordine ma anche di penne in sede di sceneggiatura. Scritto ad 8 mani da Isabella Aguilar (The Place), Lucia Calamaro, Paolo Costella (Supereroi) e Flaminia Gressi, Follemente è il 14° film diretto dal regista romano.

Al centro della sua storia vi sono Piero e Lara che, dopo essersi conosciuti in un bar, affrontano il loro primo agitato appuntamento a casa di lei. Durante la serata in cui provano a conoscersi, le personalità all’interno della loro mente assisteranno ed influenzeranno tutte le loro mosse. Cosa succederà?

Follemente, la trama del film di Paolo Genovese

Follemente, la recensione: più Inside che Out

A te non piacerebbe spegnere il cervello?

Porto i preservativi al primo appuntamento, o meglio di no? Gonna corta sì o meglio un pantalone? Dico questa cosa o meglio evitare? Più a destra mia o sua? Faccio il gentiluomo o può sembrare un atteggiamento machista? Dire questa cosa farebbe di me una pazza da cui fuggire, o sarebbe una stranezza interessante ed affascinante?

Soprattutto quella di oggi rispecchia una società dove muovere un primo passo diventa sempre più difficile, specialmente in una situazione come quella che si viene a creare tra i due protagonisti del film. I dubbi aumentano, le certezze scarseggiano e la confusione diventa totale, impossibile da contrastare attraverso un manuale da ricercare in qualche cassetto. L’unica soluzione dovrebbe essere quella di lasciarsi guidare dalle sensazioni, dall’istinto e dalle proprie emozioni, ma quando queste sono agitate (spesso se non sempre in tali circostanze) il tutto diventa un’impresa insormontabile. Aiuto.

Se Perfetti Sconosciuti del 2016 rappresenta un vero e proprio racconto dell’orrore, sulla paura di evadere dalla segretezza in quella roulette russa al massacro, Follemente non può che essere un altro racconto sulla paura. Il timore di fare un primo passo, di fare una scelta e cambiarla subito dopo per la mancata sicurezza, la paura di sbagliare e quella di non impressionare abbastanza la persona amata e desiderata, la paura di perderla. Ansia, terrore ed ancora ansia, ma il nuovo film di Paolo Genovese resta ovviamente una commedia sentimentale e molto divertente.

La magia del regista e degli sceneggiatori sta proprio nell’immettere questa sensazione autodistruttiva (ed adattabile ad ogni circostanza) all’interno di una storia d’amore, o meglio, di un amore che dovrà o meno ancora sbocciare. I rimandi sono sì al cinema di Woody Allen su tutti, anche se ovviamente l’accostamento principale resta con quel recente e sorprendente Inside Out di casa Pixar. La collaborazione con Disney+ non fa che rendere ancor più evidente tale passaggio, con il confronto che resta inevitabile ma che lascia il tempo che trova.

Il regista, infatti, iniziò a pensare a questa idea già nel 1999, quando fu impegnato in uno spot pubblicitario per la RAI ma, diritto d’autore a parte, i campi da gioco sono sì confinanti ma sempre distaccati. Mentre l’innocenza di Inside Out rende sostanzialmente il suo racconto universale partendo dall’infanzia ed adolescenza, Follemente si mostra infatti più come un sequel che come un remake live-action. Un film “adulto” che parla agli adulti, dei loro appuntamenti, di separazione famigliare, di politica, di sesso e di aspirazioni professionali.

Nel microcosmo dell’appartamento di Lara si innesta infatti un macrocosmo di sensazioni, emozioni e sentimenti. Tra finestre, spioncini e balconi, il regista solletica il vouyerismo dello spettatore nell’assistere all’appuntamento tra di due, una partita a ping-pong (più che di calcio) che spinge a fare il tifo, una guerra di cuscini nei (pensieri di) Maschi contro (pensieri di) Femmine.

Uno scontro verbale, ideologico ed introspettivo da combattere su più fronti, non soltanto verso la persona con cui si sta dialogando ed i suoi di pensieri, quanto piuttosto con il fronte interno ed inconscio. Chi vince? Nel trailer di Follemente viene chiesto <<la nostra mente è piena di gente: razionale, istintiva, romantica, a volte folle. Ma chi comanda veramente?>>.

Purtroppo nel film non si capisce in realtà la vera dinamica che prende vita nella mente dei due personaggi, su chi abbia controllo su chi e come effettivamente e concretamente e personalità (più che vere emozioni come in Inside Out) influiscano sulla vita del corpo. Questi, tuttavia, restano interrogativi superflui, che lasciano il tempo che trovano, proprio grazie al surreale che permette di godersi la serata al di là di troppi pensieri, proprio come il cuore del film stesso.

In quest’ottica diventa in qualche modo cruciale la scena del gelato condiviso. I pensieri rimbalzano tra discorsi e discorsi, ma Pietro e Lara continuano a mangiare semplicemente il loro gelato, condividono il momento insieme, il resto rimane fuori dalla porta. Tale interazione, in un certo senso, rappresenterebbe il momento perfetto per indirizzare il film verso la sua naturale conclusione, ma quella porta si apre.

Il climax dell’appuntamento e della serata in sé restava ovviamente il momento che spinge Pietro e Lara a finire insieme a letto. Qui si raggiunge infatti l’apice di intelligenza, divertimento e quel pizzico di anarchia che non guasta mai. Dopodiché Follemente comincia pericolosamente a rilassarsi, fuma la sua sigaretta e si dimentica di chiudere naturalmente la sua serata.

Il finale la porta un po’ in caciara con l’ingresso in scena di tutti i personaggi (tranne i protagonisti, sul quale si tornerà però più avanti). La scena inaugura un inutile botta e risposta (anche concettualmente slegato dal senso logico) che non solo non porta a nulla che non fosse stato già detto, facendo un recap delle gag migliori, ma porta anche ad un notevole appesantimento nel ritmo e non riesce mai a sferrare il suo colpo decisivo.

Anche e soprattutto nella sua ambiguità conclusiva, Perfetti Sconosciuti affronta infatti di petto il tema dell’identità all’interno del rinnovamento tecnologico e soprattutto nell’era social. In Follemente, invece, non si arriva mai a fare veramente i conti con i tempi che corrono, con le divertentissime dinamiche maschili e femminili che prendono le distanza da una vera e propria indagine sociologica, risultando “solo” simpatici pretesti per raccontare l’appuntamento fine a sé stesso.

Ma il microcosmo di quell’incontro il film lo racconta davvero molto bene e, soprattutto, con intensa e naturale empatia, riuscendo facilmente possibile potersi immedesimare fino in fondo con i due protagonisti.

Follemente, la recensione: più Inside che Out

La divertente e malinconica personalità di Paolo Genovese

Piangere e ridere nella stessa sera vi sembra poco?

Follemente di Paolo Genovese accusa così la mancanza di un vero e proprio graffio artistico e tematico, che possa allargare concettualmente i confini della messa in scena, con i non pochi rimandi cinematografici che gli impediscono di proteggere quella vitale originalità. La “semplicità” del film, tuttavia, restituisce su schermo una visione dagli ottimi risultati tecnici ed emotivi.

Sotto diversi aspetti Paolo Genovese ricostruisce il suo Perfetti Sconosciuti, dando vita ad una cinematografia teatrale dove la statica messa in scena è in continuo movimento. I protagonisti vengono così imprigionati nelle quattro mura dell’appartamento di Lara, con le loro personalità a loro volta rinchiuse nei rispettivi monolocali (da una parte un ufficio disordinato, dall’altra quasi una camera fiabesca). La scenografia, munita di un gran numero di oggetti di scena, si articola così in solo 3 stanze, ma il movimento sullo schermo è come citato continuo e scoppiettante, ricostruendo con efficacia l’agitazione del momento.

Il puntuale e preciso montaggio di Consuelo Catucci inizia così a dare vita ad un continuo botta e risposta tra i numerosi personaggi, una frase ad effetto pronta, una che tarda ad arrivare, la reazione del corpo con piccoli movimenti. La sceneggiatura ed il grande lavoro in sede di montaggio riescono così a raggiungere un punto di equilibrio ottimale, con la visione che riesce brillantemente a giocare con i momenti più vigorosamente esilaranti e quelli più malinconici. Inoltre, se il titolo conduce alla sensazione di due persone follemente innamorate, ma che dovranno ancora scoprirlo, la folla è anche quella della gente in scena.

Paolo Genovese torna così a dirigere un cast corale, con alcuni dei volti più decisivi nel campo della commedia italiana di oggi. La sceneggiatura è infatti molto precisa nel restituire ad ogni personaggio una propria caratterizzazione e scandita personalità, dove il grande lavoro risiede anche nel far concedere il giusto spazio e minutaggio ad ognuna di esse. Ogni personaggio, infatti, avrebbe più di una scena e momento personale nel quale far sentire la propria presenza, rendendo il momento in cui spariscono i protagonisti nel finale di fatto il più debole.

Ai movimenti stentati e ricchi di silenziosi imbarazzi tra Pietro e Lara, irrompono così in scena le loro personalità. Marco Giallini e Claudia Pandolfi rappresentano la vera mente, coloro che pianificano il tutto per una vita stabile, equilibrata e funzionale; Maria Chiara Giannetta e Rocco Papaleo non potevano che essere la personalità più ansiogena, che vive di paranoie, di imprevedibilità ed instabilità; l’erotismo e la passione di Emanuela Fanelli e Claudio Santamaria si scontra con il romanticismo ed il sensibile sentimentalismo dei Romeo e Giulietta di Maurizio Lastrico e Vittoria Puccini.

Tutti riescono ad ottenere un proprio ruolo e posto in questa equazione, che non esisterebbe senza i due veri protagonisti, per un gioco di reciproca e vitale esistenza tra corpo e mente. Edoardo Leo e Pilar Fogliati riescono ad incarnare perfettamente i due “piccioncini” da tifare, con le loro indecisioni, le smorfie e gli sguardi che li rendono perfettamente autentici nei loro personaggi.

A tal proposito, un elemento ulteriore riguardo la recitazione del cast sarebbe da sollevare anche e proprio in riferimento al momento stesso dell’azione. Al di fuori infatti degli schemi creati in sede di montaggio, i rispettivi attori sono chiamati anche ad immaginare ed interpretare tanto le proprie emozioni incarnate quanto la persona umana che si abita. Dai gesti, le risate e le esitazioni, l’impressione di questa prova squisitamente teatraleggiante è infatti quella che sia stata preservata dalla ghigliottina del montaggio molta improvvisazione, o comunque genuine e realistiche reazioni sul set da parte dei vari interpreti

Questa resta infatti la principale arma di Follemente, ovvero la simpatia e la sua empatia, che attraverso un’apparente semplicità riesce a narrare l’amore nella paura. Ben scandito, molto divertente e con qualche guizzo degno di nota (la scena del sesso orale diverrà probabilmente iconica), il nuovo film di Paolo Genovese non brillerà per una forte originalità o acuta presa di posizione sociale, ma per un’opera teatrale sul grande schermo che riesce a far suscitare piacevoli sensazioni.

★ ★ ★ ½

La recensione del film Follemente
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Vittorio Pigini
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Laureato in Giurisprudenza, diplomato in Amministrazione Finanza e Marketing, ma decisamente un Hobbit mancato. Orgogliosamente nerd e da sempre appassionato al mondo cinematografico, con il catartico piacere per la scrittura. Studioso della Settima Arte da autodidatta, con dedizione e soprattutto passione che mi hanno portato a scrivere di cinema e ad avvicinarmi alla regia.