Recensione del film Predator - Killer of killers

Predator – Killer of killers, un film d’animazione bagnato dal sangue

Dopo il successo con Prey del 2022, il regista statunitense Dan Trachtenberg torna ad immergersi nell’universo cinematografico creato nel 1987 da John McTiernan. Disponibile dal 6 giugno sulla piattaforma streaming di Disney+, ed attendendo il prossimo Predator: Badlands, ecco la recensione di Predator: Killer of killers, il primo film d’animazione del franchise.

Predator: Killer of killers, la trama del film d’animazione

Prodotto dalla 20th Century Studios, il film è il terzo diretto dal regista statunitense Dan Trachtenberg, nonché 6° dell’omonimo franchise e primo d’animazione. Predator: Killer of killers presenta una struttura antologica formata da 3 principali capitoli (Lo Scudo, La Spada, Il Proiettile), ambientati ciascuno in epoche storiche differenti e confluenti nell’atto conclusivo del film.

Il primo capitolo vede come protagonista Ursa, una guerriera vichinga in cerca della sua vendetta; il secondo frammento narra invece della storia di due fratelli nel Giappone feudale, Kenji e Kiyoshi, uniti e divisi da una forte rivalità; l’ultimo capitolo è infine quello di Torres, giovane meccanico di origini messicane arruolato nella Marina degli Stati Uniti durante la Seconda Guerra Mondiale.

Personaggi diversissimi, che vivono epoche completamente differenti, ma che saranno chiamati ad incontrarsi ed unire le forze nella lotta alla sopravvivenza contro una minaccia non di questo mondo.

Predator - Killer of killers, la trama del film d'animazione

Predator – Killer of killers, la recensione: una storia vecchia come il mondo

Che succede se sopravviviamo?

Il film Predator del 1987, diretto da John McTiernan con Arnold Schwarzenegger, potrebbe essere uno degli esempi più lampanti di cult-movie, amato e coccolato da un’intera generazione di fan e non. Un affetto che ha portato alla nascita di un vero e proprio franchise, considerando anche i crossover con il ben più stimato “collega” extraterrestre della saga di Alien.

Lasciando tuttavia da parte questi ultimi 2 capitoli, il franchise di Predator ha sempre riscontrato continui ostacoli ed un’accoglienza che ha sempre veramente tardato ad arrivare, registrando “appena” 4 titoli in oltre 30 anni. Poi un fulmine a ciel sereno, quel Prey del 2022 diretto da Dan Trachtenberg che ha messo d’accordo più o meno tutti, soprattutto ai piani alti della Disney. Ecco allora arrivare in rapida successione Predator: Killer of killers ed il prossimo Predator: Badlands…da 4 titoli in 30 anni si passa a 3 film in 3 anni.

Qualcosa è sicuramente cambiato, ed il merito è tutto da attribuire all’autore statunitense che debuttò sul grande schermo con il pregevole 10 Cloverfield Lane del 2016. Il franchise viene infatti fortemente “svecchiato”, pur senza svilire o stravolgere la forza dell’iconografia di Predator, ovvero la sua parte più allegorica del concetto di “caccia”. A differenza infatti degli altri capitoli della saga, già Prey del 2022 introduce un elemento molto particolare nella visione di Trachtenberg, ovvero il legame tra la futuristica e mostruosa creatura aliena con la nostra Storia.

Nel film che vede protagonista Amber Midthunder si torna infatti indietro nel tempo, ai Comanche che popolano le Grandi Pianure nel XVIII secolo, ma in Predator: Killer of killers questo fattore diviene sicuramente più determinante. Vichinghi, samurai, piloti della Seconda Guerra Mondiale, mancavano forse solo i gladiatori e gli unni di Attila per completare un’iconografia antropologica molto particolare, quella del “guerriero“.

Che sia per storie di vendetta, di rivalità tra fratelli per conquistare l’approvazione del padre, di riscatto per un giovane e sognante immigrato negli U.S.A., la Storia dell’Uomo è stata quasi sempre popolata da “guerrieri” e lottatori. Nella maggior parte dei casi, sono infatti gli eroi, i condottieri e gli uomini di potere a superare la prova del tempo, per un continuo ciclo di prevaricazione e di caccia perenne. Una storia, quella umana, che insegnerebbe come ci sia sempre un nemico da sconfiggere, un Re da spodestare, qualcuno da vendicare…almeno fino a quando si continua a parlare di esseri umani.

In questo schema collaudato, ecco intromettersi la figura del Predator, che non farebbe altro se non rendere tale schema infinitamente piccolo ed insignificante. La minaccia extraterrestre rappresenta infatti un nemico che non si può sconfiggere, con armi talmente sofisticate che non possono essere nemmeno pensate, confluendo in concetti astratti come il tempo, il destino e la morte stessa. Sapendo che, dopo aver sconfitto un nemico verrà un altro nemico invincibile, che senso ha la “caccia” se non una perdita di tempo e di vite?

In tal caso, si viaggia con evidenti sovraletture per questa recensione di Predator: Killer of killers, ma questo solo perché il film, nei suoi capitoli, sembrerebbe introdurre basi antropologiche decisamente affascinanti verso tale direzione. Con la fine del terzo episodio, tuttavia, il film di Dan Trachtenberg inizia a scivolare sempre più in una visione videoludica svuotata di qualsivoglia spessore, a favore del puro e semplice action.

Un capitolo che, all’interno del franchise, presenterebbe anche una struttura autonoma e che avrebbe infatti vissuto di “vita propria”, se non fosse per il convenevole finale aperto a nuove avventure e l’immancabile (oltre che decisamente contorto) plot twist nei titoli di coda.

Segui la scia…di sangue

Prego che la tua spada si insanguini!

Inebriato dalle katane, asce e pistole ottocentesche messe a disposizione sul tavolo, Predator: Killer of killer abbandona così un arco che avrebbe avuto più di qualche freccia dall’incisivo potenziale. Rimanendo tuttavia ancorati al potenziale bellico, il film offre non poche soddisfazioni sul piano visivo.

Il ritmo viaggia spedito, supportato anche dalla funzionale struttura antologica che riesce a concedere buon respiro ad ogni episodio. Il divertimento action è inoltre assicurato, potendo qui spingere non soltanto sulla proverbiale violenza che caratterizza il franchise di Predator, ma anche e soprattutto sulla natura stessa dell’animazione che permette di uscire dagli schemi.

Sebbene il film goda di una buona fluidità, un bel tasso di divertimento e qualche spettacolare sequenza, il tratto grafico risulta alquanto spartano ed incomparabile con l’odierno livello qualitativo nell’animazione. Oltre ad una struttura puramente grafica che non riesce a sorprendere l’occhio, si aggiunge un tocco lievemente caotico nella direzione delle scene coreografiche di combattimento.

In conclusione, Predator: Killer of killers è dunque un altro interessante capitolo del franchise partorito dalla regia di Dan Trachtenberg, che introduce nella saga anche il cinema d’animazione. Un capitolo tuttavia alquanto fine a sé stesso e piegato ad un “semplice” (e sufficientemente efficace) intrattenimento action nudo e crudo.

★ ★ ★

La recensione di Predator Killer of killers
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Vittorio Pigini
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Laureato in Giurisprudenza, diplomato in Amministrazione Finanza e Marketing, ma decisamente un Hobbit mancato. Orgogliosamente nerd e da sempre appassionato al mondo cinematografico, con il catartico piacere per la scrittura. Studioso della Settima Arte da autodidatta, con dedizione e soprattutto passione che mi hanno portato a scrivere di cinema e ad avvicinarmi alla regia.