21 Dic 2023 Adagio: la recensione del film di Stefano Sollima con Favino, Servillo, Mastandrea e Giannini
Roma brucia.
Blackout, incendi, una città governata dal caos.
È questo lo scenario di Adagio, il nuovo film diretto da Stefano Sollima presentato in anteprima mondiale all’80ª Mostra del cinema di Venezia lo scorso Settembre e dallo scorso Giovedì nelle sale italiane.
Il film si apre con un ragazzo che ascolta la musica nella sua cameretta, il ragazzo in questione si chiama Manuel, un sedicenne come tanti che ama divertirsi mentre bada all’anziano padre che soffre di demenza senile. Quella sera il giovane partecipa ad un festino privato con tanto di parola d’ordine: “L’ultima notte del mondo;”
Manuel non va a quel festino circondato da alcol, sesso e droga per divertirsi ma è presente per fotografare un potente politico perché è vittima di un ricatto.
Durante “l’operazione” il ragazzo vede delle telecamere all’interno del locale e sentendosi ingannato, decide di scappare.
Manuel si ritrova inseguito dai ricattatori, pronti a tutto pur di eliminare un possibile testimone.
Spaventato e impacciato, Manuel si rifugia da Palniuman, un vecchio amico del padre.
Sarà un biglietto di solo andata per l’Inferno tra ex criminali, sicari e poliziotti corrotti.
Nel cast: Gianmarco Franchini nel ruolo di Manuel, Pierfrancesco Favino in quello di Cammello, Toni Servillo nel ruolo di Daytona (papà di Manuel), Valerio Mastandrea nei panni di Palniuman e Adriano Giannini nel ruolo di Vasco.
Dopo aver diretto ACAB nel 2012 e Suburra nel 2015, Stefano Sollima chiude la trilogia sulla Roma Criminale con questo film, Adagio, e proprio sul titolo della pellicola lo stesso regista ha spiegato il significato:
“Il titolo del film riflette il ritmo dei tre protagonisti. E poi è una parola italiana che non verrebbe storpiata nel mercato internazionale. Questa è la storia di tre che un tempo erano in una banda, erano rispettati, temuti, riconosciuti, molto ricchi. Ma noi raccontiamo come sono oggi. Sono abbastanza scollegati. È una storia che ha una base criminale, ma lo sviluppo è altro.”
Sollima, ormai un maestro nell’action-movie dopo le esperienze statunitensi, rappresenta Roma in una veste cinematografica inedita: direttamente dalle strade, dalla viabilità come di solito capita nei film americani a Los Angeles e non attraverso i monumenti e i quartieri storici che identificano maggiormente la capitale.
Nonostante i personaggi siano stanchi, vecchi, e non giovani e freddi come quelli raccontati in Romanzo Criminale, Sollima, grazie alla narrazione fa emergere l’umanità nonostante il film sia un gangster/noir.
Il cast, in stato di grazia brilla come rare volte negli ultimi anni in un lungometraggio italiano: le performance di Favino, Mastandrea, Servillo e Giannini non solo sono adatte ai loro personaggi ma spiccano per il loro talento nella recitazione.
La scenografia, curata da Paki Meduri fa da sfondo ad una sceneggiatura in linea con essa.
In conclusione, Adagio è probabilmente il film più intimo di Stefano Sollima, un noir sentimentale che incanta gli occhi per la sua messa in scena.
★ ★ ★ ½