27 Ott 2023 Anatomia di una caduta: la recensione del film di Justine Triet vincitore della Palma d’oro
“È stata lei? Non smetterai di chiedertelo per tutta la durata del film.”
Presentato in anteprima mondiale alla 76ª edizione del Festival di Cannes dove è stato acclamato dalla critica e premiato dalla Giuria presieduta da Ruben Östlund con la Palma d’oro, ha debuttato poche ore fa nelle sale italiane Anatomie d’une Chute (Anatomia di una caduta) il nuovo film di Justine Triet.
Sandra, (interpretata da Sandra Hüller) suo marito Samuel (Samuel Theis) e il loro figlio di undici anni Daniel (Milo Machado Graner) non vedente, vivono una vita appartata in una città remota nelle Alpi francesi. Un giorno, Samuel viene trovato morto dal piccolo Daniel davanti alla loro abitazione.
La morte misteriosa fa sospettare la polizia di presunto omicidio e Sandra diventa la sospettata principale. Ciò che segue non è solo un’indagine sulle circostanze della morte di Samuel, ‘l’anatomia della caduta’ appunto, ma un inquietante viaggio psicologico nelle profondità della relazione conflittuale tra moglie e marito.
Justine Triet porta sullo schermo un dramma familiare dai risvolti legali, trasformandosi in un thriller affascinante e mozzafiato.
Nonostante Sandra sia in casa al momento della caduta di Samuel, la protagonista afferma di non essere a conoscenza di quello che gli è successo. Le autorità, scettiche della sua versione la accusano della morte del marito. Sandra sarà così rappresentata dal suo amico/avvocato Vincent Renzi (interpretato Swann Arlaud) al processo.
La donna continuerà a proclamare la sua innocenza e l’accusa farà di tutto per incastrarla della sua colpevolezza, chiamando in causa persino il piccolo Daniel a testimoniare.
La regista francese e lo co-sceneggiatore Arthur Harari narrano la vicenda in maniera impeccabile, tenendo lo spettatore appeso ad un filo per tutta la durata della pellicola: ben 152 minuti, senza mai pendere la bilancia a favore di un punto di vista o dell’altro, quindi dell’omicidio o del suicidio.
La regia, a tratti sperimentale con la camera a mano e zoom sui soggetti, a tratti elegante e matura, emerge con successo nonostante l’incidente/crimine sia il punto principale della storia.
Justine Triet si occupa per gran parte del film solo del dopo e occasionalmente ci mostra dei flashback prima dell’incidente.
La scena in cui Sandra e Samuel hanno una discussione, narrata solo con un audio in tribunale ma mostrata con la scena dell’accaduto allo spettatore è tagliante, disarmante: girata magistralmente.
La straordinaria Sandra Hüller nel ruolo di vittima/carnefice da vita a diverse emozioni nello spettatore: ansia, paura ma anche compassione;
Tutto questo proprio perché il pubblico non sa se sta condividendo lo schermo con una presunta assassina o una povera donna rimasta vedova.
In conclusione, Anatomia di una caduta è un film pienamente fedele al suo titolo;
In 152 minuti carichi di tensione, Justine Triet riesce nell’impresa di non sbagliare nulla, realizzando uno dei migliori thriller dell’ultimo decennio e senza dubbio uno dei migliori titoli di questa stagione.
★ ★ ★ ★ ½