
17 Nov 2024 Carlo Verdone compie 74 anni: 5 film da non perdere
Carlo Verdone, uno dei volti più amati del cinema italiano, celebra 74 anni di una vita dedicata all’arte. Attore, regista e sceneggiatore, Verdone è un maestro nel raccontare con ironia e delicatezza le nevrosi e le idiosincrasie della società italiana, regalandoci una galleria di personaggi indimenticabili. Per celebrare il suo compleanno, vi consigliamo 5 dei suoi film più iconici.
Bianco, rosso e Verdone (1981) Un capolavoro di comicità e colonna sonora
Bianco, rosso e Verdone (1981), diretto e interpretato da Carlo Verdone, rappresenta una delle sue opere più amate. In un road movie che si snoda lungo le strade d’Italia, il film si inserisce nel contesto della commedia all’italiana, mescolando umorismo e critica sociale, riflette i tratti distintivi del cinema di Verdone: un’attenzione ai caratteri umani, una vena malinconica e una rappresentazione arguta delle debolezze italiane.
Il film segue tre protagonisti – tutti interpretati da Verdone – durante il giorno delle elezioni politiche, raccontando le loro avventure e disavventure mentre cercano di raggiungere il seggio elettorale. I tre personaggi incarnano archetipi della società italiana dell’epoca, offrendo uno spaccato di costume.
Furio: un pedante impiegato di Torino ossessionato dalla precisione, che viaggia con la moglie Magda (Irina Sanpiter )e i figli piccoli. La sua logorrea e il controllo maniacale sono una satira delle nevrosi borghesi.
Pasquale: un emigrante italiano che torna dalla Germania per votare. Silenzioso e impacciato, il suo viaggio è un’odissea di incidenti e incomprensioni che riflettono il disagio sociale degli emigranti.
Mimmo: un giovane romano ingenuo e devoto alla nonna (l’amatissima Elena Fabrizi), con cui intraprende un viaggio intriso di tenerezza e situazioni comiche. La loro relazione è il cuore emotivo del film.
Il legame affettivo che si crea infatti con Bianco, rosso e Verdone è comprensibile: è un film che sa parlare al cuore. Indimenticabili le gag legate alla pedanteria di Furio, come il tormentone delle telefonate continue alla povera Magda, ma anche la poetica malinconia del viaggio di Mimmo con l’adorata Sora Lella, una figura di un’umanità straordinaria.
Il film è un affresco sociale e culturale che non smette mai di emozionare, con una colonna sonora di Ennio Morricone che diventa immortale giorno dopo giorno. Menzione speciale a Angelo Infanti, che qui interpreta Raoul e esegue al piano il meraviglioso “Tema d’amore”, composto da Morricone, e a Mario Brega, grandissimo caratteristica italiano – figura purtroppo sempre meno presente – nei film di Sergio Leone (per esempio, clicca qui) e in altri di Carlo Verdone

Carlo Verdone e Borotalco (1982): la commedia sentimentale
Borotalco (1982) è una delle opere più celebri di Carlo Verdone, che consolida la sua evoluzione come regista e interprete. Il film è una svolta se si considera l’allontanamento “episodico” dei suoi primi lavori, a favore di una narrazione lineare. Il film è una commedia sentimentale che mescola risate, introspezione e un ritratto pungente della società italiana degli anni ’80.
La storia si concentra su Sergio Benvenuti (Carlo Verdone), un giovane timido e impacciato che lavora per una compagnia di enciclopedie. Sergio si imbatte in Nadia Vandelli (Eleonora Giorgi), una collega estroversa che sogna un’esistenza lontana dalla mediocrità. Per impressionarla, Sergio si spaccia per un uomo sofisticato e affermato, ispirandosi a un uomo misterioso di nome Manuel Fantoni, playboy filantropo interpretato di nuovo da Angelo Infanti.
Le bugie di Sergio lo portano in una spirale di situazioni comiche e complicazioni sentimentali, mentre cerca di conquistare Nadia e, al contempo, di ritrovare sé stesso: la maschera che indossa come “Manuel Fantoni” rappresenta la voglia di evadere dalla sua vita mediocre, ma lo conduce a una crisi, nascosta da situazioni esilaranti.
Il film vincitore di cinque David di Donatello, tra cui miglior film, miglior regia e miglior attore protagonista, contano la presenza di Lucio Dalla, di cui Sergio, o meglio Manuel, si finge amico per sembrare grande agli occhi di Nadia, grande fan di Dalla. La musica, di Lucio Dalla e degli Stadio, ha brani meravigliosi come “L’ultima luna” e “Grande figlio di puttana”, rendendo la colonna sonora un elemento narrativo e al contempo utile al film. Vogliamo ricordare la celebre scena in cui Verdone, nelle vesti di Manuel, racconta la celebre storia di quando: “Mi imbarcai su un cargo battente bandiera liberiana…”
Carlo Verdone e i suoi Compagni di Scuola (1988)
Compagni di scuola (1988) rappresenta uno dei lavori più maturi di Carlo Verdone. Il film si discosta dalle tipiche commedie del regista, offrendo un affresco corale dove comicità e dramma si intrecciano per raccontare la vita adulta. È una riflessione sull’amicizia, sul tempo che passa e sulla disillusione dei sogni giovanili, ambientata nel contesto di una rimpatriata tra ex compagni di liceo dopo 15 anni dal diploma.
La vicenda si svolge nell’arco di una serata, durante una cena organizzata da un’ex compagna di classe benestante nella sua villa. Gli invitati sono gli ex alunni di un liceo romano, ormai adulti, che si ritrovano dopo 15 anni. All’apparenza entusiasti di rivedersi, i personaggi iniziano presto a mostrare le proprie debolezze, rancori e rimpianti.
Il film è un’opera corale, con una galleria di personaggi che rappresentano archetipi e sfaccettature della società italiana degli anni ’80. Ogni figura è una maschera che nasconde fragilità o fallimenti:
Federico (Carlo Verdone): un insegnante frustrato, afflitto dai debiti e dall’infelicità familiare. È il personaggio che incarna più di tutti il fallimento delle aspettative giovanili.
Walter (Christian De Sica): un cantante di pianobar spavaldo e superficiale, che vive di illusioni di successo e carisma vuoto.
Federica (Nancy Brilli): l’organizzatrice della cena, una donna ricca ma insoddisfatta, che cerca di dare un senso alla propria solitudine attraverso il contatto con il passato.
Piermaria (Giovanni Vettorazzo): un personaggio solitario e inquietante, vittima di bullismo ai tempi della scuola, che torna alla rimpatriata con un misto di vendetta e bisogno di riconciliazione.
Valeria (Athina Cenci): una donna di successo, ma incapace di instaurare relazioni autentiche.
Il film è maturo nel mostrare, tra gag e scenette riuscitissime, la realtà spesso deludente dell’età adulta: la rimpatriata non è un momento di convivialità, ma un pretesto per fare i conti con ciò che si è perso o tradito nel tempo. Vuoi o non vuoi, ogni personaggio indossa una maschera per nascondere fallimenti, insicurezze o sofferenze. Carlo Verdone, con la commedia di cui è padrone, trasforma la serata in un’occasione per smascherare le illusioni che ognuno si è costruito.
Parliamoci chiaro, se fosse stato un horror, lo sviluppo avrebbe portato all’inevitabile morte di ognuno dei protagonisti. Se fosse stato Dieci piccoli indiani, sarebbe stata la fine di tutti. Oggettivamente, Carlo Verdone costruisce, con la meravigliosa California Dreamin’ de i The Mamas & the Papas a chiudere, il suo miglior film.

Carlo Verdone e “‘O famo strano?“: Viaggi di nozze (1995)
Carlo Verdone è entrato, come solo pochi grandi registi e interpreti italiani dell’Italia, nelle espressioni comuni di tutti i giorni. Bastano poche frasi, a volta poche parole per ricollegarci subito alle vicende dei suoi film. È il caso, tra i vari film di Verdone, di Viaggi di nozze, del 1995. Il film è visibile integralmente su Youtube cliccando qui.
Carlo Verdone riprende la struttura episodica dei suoi esordi per raccontare, attraverso tre storie parallele, le dinamiche di coppia e i vizi della società italiana, stavolta degli anni ’90. I tre episodi seguono altrettante coppie in luna di miele, ognuna delle quali è incarnata da archetipi fortemente caratterizzati. Grazie alla sua straordinaria versatilità, Verdone interpreta tre protagonisti molto diversi, riuscendo a bilanciare comicità grottesca e una sottile malinconia.
Giovannino e Valeriana: Giovannino (Carlo Verdone) è un uomo immaturo, eternamente legato alla madre, che lo controlla in ogni aspetto della sua vita. La giovane moglie Valeriana (Claudia Basacco) è costretta a subire il rapporto ossessivo tra il marito e la suocera, mentre il loro viaggio di nozze si trasforma in una tragicomica estensione della vita familiare. Giovannino è l’uomo italiano ancora schiavo del legame materno.
Raniero e Fosca: Raniero Cotti Borroni (Carlo Verdone) è un medico vedovo, freddo e ipocondriaco, che sottopone la nuova moglie Fosca (Veronica Pivetti) a un matrimonio opprimente, fatto di regole e formalità. L’episodio è una satira feroce sul controllo e sulla mancanza di empatia nei rapporti coniugali. Raniero, proprio come Fulvio, è una parodia dell’aristocratico intellettuale, un uomo glaciale e insopportabile che domina la moglie con il suo ego e la sua ipocondria.
Ivano e Jessica: Ivano (Carlo Verdone) e Jessica (Claudia Gerini) sono una coppia di giovani borgatari romani, volgari e ossessionati dal sesso e dalla cultura del consumo. Il loro viaggio di nozze diventa una caricatura delle esagerazioni e delle superficialità di un certo stile di vita. Una coppia grottesca ma straordinariamente realistica che vuole catturare le esagerazioni della cultura popolare italiana degli anni ’90.
È interessante notare come tutti i protagonisti maschili, pur in maniera diversa, sono incapaci di vivere relazioni mature: Giovannino non si stacca dalla madre, Raniero è un despota incapace di amore vero, e Ivano vive il matrimonio come un’estensione di un’eterna adolescenza.

Carlo Verdone, dolce e amaro: Sono pazzo di Iris Blond (1996)
Last, but not least, author’s favourite
Passa solo un anno dal successo di Viaggi di nozze, ma Carlo Verdone torna ancora a dimostrarci che sa girare commedie sentimentali di altissimo livello: è il caso di Sono pazzo di Iris Blond, del 1996.
In uno dei film sicuramente più intimi e malinconici di Carlo Verdone, il regista combina elementi di commedia e romanticismo per una storia drammatica.
Ambientato tra Bruxelles e l’Italia, il film racconta la storia di Romeo Spera (Carlo Verdone), un musicista di mezza età che vive a Bruxelles e si esibisce in spettacoli mediocri con la sua ex moglie Marguerite (Andréa Ferréol). Dopo una visita a una veggente, che gli predice di trovare l’amore della sua vita in una donna con il nome di un fiore, Romeo incontra Iris Cecere (Claudia Gerini), una giovane cameriera con un talento naturale per il canto.
Romeo decide di aiutarla a emergere come artista, dedicandosi interamente a lei. Tra i due nasce un rapporto complesso, fatto di amicizia e tensioni romantiche, che culmina in un finale ben più profondo di quello che ci si possa aspettare.
Sono pazzo di Iris Blond è una perla preziosa nella filmografia di Carlo Verdone, spesso ingiustamente trascurata rispetto ad altri suoi lavori più comici o popolari. Il film rappresenta una maturazione artistica e tematica per il regista, che qui mostra la capacità di fondere umorismo e malinconia, offrendo una storia veritiera, e non edulcorata da personaggi bizzarri. Romeo è sì a volte buffo, ma sempre profondamente umano. Il pubblico non può che empatizzare con lui, esattamente come Federico in Compagni di scuola, riconoscendosi nei suoi fallimenti e nelle sue speranze.
Ciononostante, Verdone utilizza la sua maestria comica per alleggerire una storia che, di fondo, è molto drammatica. Questo equilibrio è spezzato nel tragico finale, che eleva il film oltre la semplice commedia romantica, suscitando una grande riflessione sui rapporti umani (e sull’ineffabile voglia di sapere di più).
Malinconico ma realistico, Carlo Verdone gira nuovamente un film unico con toni che raramente è arrivato a riprodurre successivamente.




