05 Giu 2024 CinePride: 4 classici del cinema LGBTQ+
Il cinema ha sempre avuto il potere di esplorare e riflettere la complessità dell’esperienza umana. Negli ultimi decenni, numerosi film hanno portato alla luce storie LGBTQ+ con sensibilità e autenticità, influenzando la società e il modo in cui percepiamo queste narrazioni. In questa panoramica, si consigliano quattro classici che hanno lasciato un segno indelebile nella storia del cinema LGBTQ+.
- I segreti di Brokeback Mountain (2005)
Diretto da Ang Lee, “Brokeback Mountain” racconta la storia d’amore segreta tra due cowboy, Ennis Del Mar (Heath Ledger) e Jack Twist (Jake Gyllenhaal). Ambientato nel Wyoming degli anni ‘60, il film esplora le difficoltà e i pericoli di un amore proibito in un’epoca e un ambiente ostili. “Brokeback Mountain” ha rappresentato una storia d’amore tra uomini in un film di Hollywood, rompendo barriere e aprendo la strada a una maggiore accettazione e visibilità delle relazioni LGBTQ+ sul grande schermo. Il dibattito sollevato è significativo per l’accettazione delle relazioni omosessuali la sensibilizzazione dl pubblico su temi come l’omofobia e la repressione sessuale. I tre Premi Oscar ricevuti, (Miglior Regista, Miglior Sceneggiatura Non Originale e Miglior Colonna Sonora) e il Leone d’Oro al Festival di Venezia sono dei segnali significativi per la sensibilizzazione del tema.
- Moonlight (2016)
Diretto da Barry Jenkins, “Moonlight” segue la vita di Chiron (Ashton Sanders), un giovane afroamericano che cresce in un quartiere di Miami. Il film è diviso in tre atti, ciascuno dedicato a vari momenti nella vita di Chiron. Esplorando la sua lotta con l’identità sessuale e la ricerca di amore e accettazione, “Moonlight” si distingue per la rappresentazione di una storia LGBTQ+ all’interno di una comunità afroamericana, mettendo in luce le intersezioni tra razza, sessualità e povertà. Il film apre un dialogo complesso su l’identità sessuale, la mascolinità e l’esperienza afroamericana. È diventato un simbolo di speranza e resilienza per molti spettatori, grazie anche ai premi come Miglior Film, Miglior Attore Non Protagonista e Miglior Sceneggiatura Non Originale, che lo hanno portato ad essere il primo film con un cast interamente afroamericano e con un protagonista LGBTQ+ a vincere il premio per il Miglior Film.
- Call me by your name (2017)
Luca Guadagnino dirige una storia ambientata nella campagna italiana degli anni ‘80. Qui, narra la storia d’amore tra Elio (Timothée Chalamet), un diciassettenne, e Oliver (Armie Hammer), un giovane studente universitario americano ospite della famiglia di Elio. Basato sul romanzo di André Aciman, il film esplora temi di scoperta sessuale e amore giovanile in un’epoca meno aperta e tollerante rispetto a oggi. La sua ambientazione italiana aggiunge un tocco nostalgico e idilliaco alla storia. “Call Me by Your Name” ha catturato l’immaginazione del pubblico grazie alla sua rappresentazione delicata e poetica dell’amore giovanile. Ha contribuito a far conoscere Guadagnino al grande pubblico, soprattutto giovanile, e a lanciare attori come lo stesso Chalamet. Il film ha ricevuto l’Oscar per la Miglior Sceneggiatura Non Originale, ed è stato lodato per le performance degli attori e la sua bellezza visiva, nonchè per un’ottima colonna sonora.
- Paris is Burning (1990)
Jennie Livingston dirige “Paris is Burning”, un documentario che esplora la scena del ballo di Harlem negli anni ’80, mettendo in luce la vita di uomini e donne neri e latini LGBTQ+ che partecipano a competizioni di ballo e a drag ball. Il documentario cattura un momento cruciale nella storia delle discriminazioni di genere, documentando le vite di persone emarginate che trovano comunità e identità attraverso il ballo e la cultura drag. È una finestra su un mondo spesso ignorato dai media mainstream, ed ha portato un grosso impatto all’interno della cultura pop, influenzando la moda, il linguaggio e l’arte. Ha anche spostato maggiore attenzione sulle questioni di razza, genere e sessualità all’interno della comunità LGBTQ+. Il documentario ha vinto il Grand Jury Prize al Sundance Film Festival, ed è considerato un’opera fondamentale per la comprensione della cultura LGBTQ+.