
11 Ott 2024 Jean Cocteau e il grandioso Cinema Surrealista degli anni ‘20: Nascita e Morte di un’icona francese
Jean Cocteau, nato il 5 luglio 1889 e scomparso l’11 ottobre 1963, è una delle figure più iconiche del cinema francese del secolo scorso. Sebbene sia stato attivo anche come poeta, drammaturgo, la sua carriera cinematografica è quella che ci interesserà approfondire in questo articolo. Non lasciatevi spaventare dalle date precedentemente scritte e addentriamoci nell’estetica surrealista del grandissimo Jean Cocteau!
Jean Cocteau e La Bella e la Bestia: il cinema come estensione della poesia
Jean Cocteau credeva che il cinema fosse “una poesia visiva”, un mezzo attraverso cui potesse estendere la sua creatività e le sue idee. Questo approccio si riflette chiaramente nelle sue opere, che spesso sfumano i confini tra realtà e sogno, trasformando l’ordinario in straordinario. La sua estetica è caratterizzata da un forte simbolismo, e ogni immagine è intrisa di significati profondi, esplorando i temi attraverso il surrealismo.
Uno dei suoi film più celebri, La Belle et la Bête (La Bella e la Bestia, 1946), è un esempio di questa fusione poetica e visiva. La fiaba, conosciuta in tutto il mondo, è stata trasformata da Cocteau in un’opera onirica, in cui la bellezza estetica delle inquadrature e la potenza delle immagini si mescolano per creare un universo fiabesco ma inquietante. Il film ha introdotto innovazioni tecniche e stilistiche, come gli effetti speciali artigianali, che trasmettevano una magia “reale”, palpabile, che lo distingue ancora oggi.
Il film si distingue per l’uso innovativo degli effetti speciali, che Cocteau creò con un budget modesto ma con un’eccezionale maestria. Per esempio, per rappresentare il castello incantato della Bestia, Cocteau sfruttò tecniche semplici ma suggestive: candelabri tenuti da mani umane che si accendono da soli, tende che si muovono al passaggio dei personaggi e specchi che riflettono mondi alternativi.
Jean Marais, che interpreta sia il principe sia la Bestia, offre una performance che è al contempo tragica e seducente, trasformando la Bestia in una figura tragica più che in un semplice mostro. Il trucco e il costume, con il suo volto coperto di pelo e le sue movenze quasi feline, suggeriscono una creatura in bilico tra l’umano e l’animale, un riflesso della complessità del suo personaggio. Nonostante il suo aspetto repellente, la Bestia esprime un’intensa umanità e vulnerabilità, elementi che colpiscono profondamente Belle (interpretata da Josette Day).
Sotto: Jean Marais (la Bestia) e Josette Day (Belle) in La Bella e la Bestia (1946)

Jean Cocteau e il mito nel cinema: Orfeo (1950)
Un’altra opera chiave di Cocteau è Orphée (1950), parte di una trilogia mitologica che include Le Sang d’un Poète (1930) e Le Testament d’Orphée (1960). Con Orphée (interpretato sempre dalla “Bestia” Jean Marais), Jean Cocteau trasporta il mito greco di Orfeo nella Parigi contemporanea, usando la figura del poeta come alter ego e specchio delle proprie ansie e aspirazioni creative.
Il viaggio di Orfeo nell’aldilà è una metafora dell’artista che cerca di trascendere i limiti della realtà per accedere a una dimensione superiore, quella dell’arte pura. Le immagini surreali, come i guanti che riportano in vita i morti e gli specchi che fungono da portali verso l’altro mondo, diventano allegorie della creazione artistica e della sua capacità di trasgredire la mortalità. Questa visione profondamente diversa dal cinema sociale del dopoguerra, dal cinema della Nuova Hollywood e dalle vite rappresentate dai colleghi francesi della Nouvelle Vague non è solo visivamente affascinante, ma anche intellettualmente stimolante, rivelando un Cocteau che riflette sul ruolo dell’artista come creatore e innovatore.
Una delle scene più celebri del film è quella in cui Orfeo attraversa lo specchio per entrare nel regno dei morti. Questo specchio, simbolo del confine tra vita e morte, realtà e illusione, diventa uno degli emblemi più potenti del cinema di Cocteau. Attraverso tecniche semplici ma efficaci, come l’uso di proiezioni e riflessi, Cocteau riesce a creare un’immagine di forte impatto visivo e simbolico, che rappresenta l’essenza del suo cinema: una continua ricerca di mondi invisibili, surreali, nascosti dietro la superficie del quotidiano. Clicca qui per vedere la celebre scena dell’attraversamento dello specchio.
Sotto: Jean Marais (Orfeo) in Orfeo (1950)

Jean Cocteau: pioniere del Cinema come Arte
Jean Cocteau è stato un pioniere del cinema sperimentale, capace di utilizzare il mezzo cinematografico non solo per raccontare storie, ma per esplorare il potenziale poetico e simbolico delle immagini. La sua visione artistica ha influenzato numerosi registi, da Federico Fellini (clicca qui per scoprire di più) a David Lynch, e il suo lavoro rimane un punto di riferimento per chiunque cerchi di spingere i confini del linguaggio cinematografico. Le sue opere sono esperienze sensoriali, dove lo spettatore è chiamato a decifrare i simboli e le metafore nascoste dietro ogni immagine.
La capacità di Cocteau di utilizzare il cinema come strumento di esplorazione dell’inconscio, e di fondere il reale con il surreale, è molto più che intrattenimento: è un viaggio nei mondi surreali della mente e dello spirito, un’esperienza poetica che ci invita a vedere oltre la superficie della realtà.
Jean Cocteau è stato e rimane una figura essenziale per la comprensione del cinema come forma d’arte. Le sue opere devono essere ricordate e celebrate per la loro bellezza, la loro profondità e la loro capacità di trasportare lo spettatore in mondi onirici e surreali, dimostrando che il cinema, nelle mani di un vero artista, può diventare un ponte tra il visibile e l’invisibile.