21 Ott 2023 Killers Of The Flower Moon: la recensione del nuovo film di Martin Scorsese
Dopo tantissima attesa, ha debuttato al cinema Killers Of The Flower Moon, l’ultimo incredibile lavoro diretto da quel monumento vivente di nome Martin Scorsese.
Presentato in anteprima mondiale alla 76ª edizione del Festival di Cannes, dove ha ricevuto elogi da parte della critica e del pubblico con oltre nove minuti di standing ovation alla fine della proiezione, Killers Of The Flower Moon è tratto dall’omonimo romanzo di David Grann Gli Assassini della Terra Rossa, adattamento cinematografico in cantiere dal lontano 2016, quando la Imperative Entertainment acquistò i diritti; A distanza di ormai 7 anni il film di Martin Scorsese ha visto finalmente la luce, debuttando ieri nelle sale di tutto il mondo.
Killers Of The Flower Moon: La Sinossi
Fairfax, Oklahoma. Più precisamente nella contea di Osage agli inizi degli anni venti. In quella zona vengono scoperti diversi giacimenti di petrolio, chiamato anche “oro nero”, questo permette a diversi membri della tribù indiana di diventare in poco tempo il popolo più ricco al mondo.
Il nuovo stato di benessere dei nativi americani cattura l’attenzione di moltissimi bianchi che, altrettanto desiderosi di guadagnare con il petrolio, iniziano a manipolare, estorcere e sottrarre con l’inganno i beni degli Osage.
Tra questi c’è William K. Hale (interpretato da Robert De Niro), nonostante il suo modo di fare generoso e gentile che mostra alla popolazione, William è un uomo avido, assetato di potere, pronto a tutto per arrivare al suo scopo: il denaro.
Entra in scena Ernest Burkhart (Leonardo DiCaprio) reduce della Grande Guerra e nipote di William, il ragazzo si fa convincere facilmente da suo zio, (chiamato dallo stesso nipote, Re) di cercare e sedurre una giovane Osage, magari puro sangue, in modo da conquistarla e sposarla, così far scorrere nelle loro tasche i beni della ragazza e della sua famiglia.
Ernest incontra così Mollie Burkhart (interpretata da Lily Gladstone) ragazza molto benestante, essendo una puro sangue, Mollie si prende cura di sua madre anziana, nonostante anch’essa sia malata di diabete.
Contemporaneamente all’arrivo di questi bianchi nella contea iniziano a verificarsi una serie di omicidi, aventi come vittime alcuni dei cittadini più facoltosi della tribù.
Una volta morti tutti proprietari di territori in cui venne rinvenuta la presenza di petrolio, l’FBI decide di aprire un’indagine sui decessi sospetti. Il ranger Tom White (Jesse Plemons) viene incaricato di indagare sul caso e scovare il killer e autore di tutti questi omicidi.
La sceneggiatura, completamente riscritta da Eric Roth e dallo stesso Scorsese, danno vita ad una nuova storia, sembra infatti che stando alle dichiarazioni del regista e Leonardo DiCaprio, la versione iniziale, quindi quello tratta dal libro “non arrivava al nocciolo della questione”, riferendosi al fatto che si voleva dare più spazio a come gli americani trattarono gli Osage, veri protagonisti della vicenda.
Molti si potranno lamentare o “spaventare” per la durata della pellicola: 206 minuti tondi tondi, ma la tempistica delle 3 ore e 26 minuti è ben strutturata e narrata senza mai risultare stancante o forzata.
Tutto questo grazie al talento dell’incredibile autore, capace di dirigere un cast eccezionale:
Robert De Niro, leggenda hollywoodiana che non ha bisogno di presentazioni e pupillo dello stesso Scorsese degli anni ‘80 e ‘90, ci regala all’età ottant’anni una performance unica, capace solo lui o al massimo un’altra leggenda come Anthony Hopkins sarebbe in grado di regalarci a quell’età.
La calma del suo personaggio é inquietante, i suoi sguardi mettono a disagio, i dialoghi e la freddezza sono disarmanti.
Leonardo DiCaprio, altro pupillo del regista italo-americano dagli anni 2000 ad oggi, ormai alla sesta collaborazione con Scorsese (e con la settima in cantiere per The Wager) interpreta forse il ruolo più difficile della sua carriera e lo fa mostrando attitudine e vocazione di un grande professionista, sicuramente tra i migliori del ventunesimo secolo.
Lily Gladstone, attrice nativa americana e vera anima e protagonista di Killers Of The Flower Moon è il cuore del film; i suoi silenzi, la sua spiritualità, il suo dolore è percepibile allo spettatore, tanto da mettere in ombra in più sequenze De Niro e lo stesso DiCaprio.
Vista l’incredibile reazione della critica e la capacità della Gladstone di emozionare attraverso i suoi occhi sofferenti, Apple Studios e Paramount Pictures hanno confermato la volontà di portare l’attrice nativa agli Oscar come interprete protagonista.
Una scelta che conferma quanto la sua performance possa arrivare lontano. Tra l’altro, nel caso in cui Lily Gladstone dovesse vincere, diventerebbe la primissima attrice nativa della storia degli Academy Awards a trionfare nella categoria. Un’occasione tanto ghiotta, quanto rara per farsela scappare.
Thelma Schoonmaker, collaboratrice storica di Scorsese già vincitrice di tre premi Oscar al suo fianco con Toro Scatenato, The Aviator e The Delarted, cura un montaggio senza sbavature: i tagli netti e decisi con i richiami alla popolazione Osage in brevi video storici o fotografie in 4:3 sono fluidi e assolutamente riusciti.
Discorso, che va a collegarsi con la regia di Scorsese: pulita, innovativa a tratti ma senza mai perdere il suo timbro e marchio di fabbrica, con una chicca finale da applausi.
In conclusione, Killers Of The Flower Moon è un western/gangster movie che miscela spiritualità, avidità, debolezza e morte.
Un’opera folgorante, difforme a tratti, ma fedele al cinema scorseniano.
Maestoso.
★ ★ ★ ★ ½