31 Mag 2024 Paolo Sorrentino: 54 anni di talento e visione cinematografica
Il 31 maggio 2024, Paolo Sorrentino compie 54 anni, un traguardo che segna più di tre decenni di una carriera nel mondo del cinema. Regista, sceneggiatore e produttore di fama internazionale, Sorrentino è diventato uno degli autori italiani contemporanei più acclamati e conosciuti.
Gli esordi e l’affermazione
La carriera del regista partenopeo ha inizio nei primi anni ’90, con la scrittura di sceneggiature per la televisione e il cinema. Tuttavia, è con il suo primo lungometraggio, “L’uomo in più” (2001), che Sorrentino inizia a far parlare di sé. Il film, una riflessione amara e cinica sulla solitudine e il fallimento, mette subito in evidenza il talento del giovane regista e, sebbene non raggiunga un grande successo commerciale, viene accolta positivamente dalla critica, che elogia la profondità dei personaggi e la capacità di mescolare dramma e ironia. Riceve il Nastro d’Argento per il miglior regista esordiente, segnando l’inizio della sua ascesa nel panorama cinematografico italiano.
Il successo che unisce critica e pubblico arriva con “Le conseguenze dell’amore” (2004), un thriller psicologico che gli valse il David di Donatello per la miglior regia, continuando a mostrare l’abilità di Sorrentino nel creare personaggi complessi e storie avvincenti. Da questa pellicola Sorrentino segna l’inizio di una collaborazione fruttuosa con l’attore Toni Servillo, un sodalizio che si rivelerà determinante per molti dei suoi lavori successivi. Nel 2006, Sorrentino dirige “L’amico di famiglia“, un film che esplora la vita di un usuraio meschino che vive in una piccola città italiana. Questo film, pur meno celebrato rispetto al precedente, continua a mostrare l’abilità nel creare personaggi complessi e storie avvincenti.
Un altro importante passo nella carriera di Sorrentino, dove potremmo trovare una vera e propria affermazione del suo stile, è rappresentato da “Il Divo” (2008), un biopic sulla controversa figura politica di Giulio Andreotti, interpretato da Toni Servillo. Il film è un ritratto provocatorio e stilisticamente audace che combina elementi di dramma politico con un tocco di satira. “Il Divo” viene accolto con entusiasmo a livello internazionale, vincendo il Premio della Giuria al Festival di Cannes e ottenendo una nomination agli Oscar per il miglior trucco. Questo film non solo cementa la collaborazione tra Sorrentino e Servillo, ma eleva ulteriormente il regista nella cerchia degli autori più rispettati del cinema contemporaneo.
Il trionfo autoriale
Sorrentino dimostra una crescita costante e una capacità di sperimentare con diversi generi e stili nei suoi primi anni di carriera, ma il vero punto di svolta arriva con “La grande bellezza” (2013), un’opera maestosa che racconta Roma attraverso gli occhi del protagonista Jep Gambardella, interpretato dal feticcio Toni Servillo. Il film ottiene il plauso unanime della critica internazionale e vince il prestigioso Oscar per il miglior film straniero, il Golden Globe e il BAFTA. La pellicola non ha mancato di dividere il pubblico: da chi lo considera un film eccessivamente estetico e elitista a chi arriva a considerarlo un degno erede de “La dolce vita“. Quel che è certo, è che quando il film indulge troppo dal punto di vista estetico, l’interpretazione attoriale di Servillo porta sullo schermo una profondità e un tocco unico, riportando allo spettatore la vera “sostanza” di una Roma postmoderna, disillusa e decadente, ma – terribilmente – bella.
Dal successo internazionale in poi, Paolo Sorrentino è tornato ad esplorare stili e temi già affrontati, incontrando attori del calibro di Michael Caine e Harvey Keitel ne “Youth – La giovinezza” (2015). Questo film ha dovuto porsi in paragone rispetto ai risultati precedenti del regista, ricevendo infatti dei commenti di “autocompiacimento estetico” o ad uno stile fin troppo manieristico che ha diviso il pubblico.
Decide poi di tornare a “far politica” dirigendo “Loro”, un film biografico del 2018 , diviso in due parti, che offre una visione satirica dell’ex primo ministro italiano Silvio Berlusconi. Esplorando il mondo di eccessi, corruzione e potere che circonda una delle figure politiche più controverse d’Italia, Sorrentino esamina come il potere assoluto corrompa non solo chi lo detiene, ma anche chi vi aspira. Viene messa in luce la depravazione morale e il vuoto esistenziale di una vita vissuta in funzione del successo materiale e del potere politico. L’estetica visiva di “Loro” è sontuosa e stilizzata: la cinematografia di Luca Bigazzi utilizza luci vibranti e composizioni elaborate per creare un’atmosfera di eccesso e decadenza. L’uso di colori vivaci e scenografie lussuose riesce a contribuire in questo caso nella rappresentazione della vita opulenta dei personaggi.
Il ritorno alle radici napoletane
Nella fase più recente della sua carriera, il regista segna un ritorno intimo e personale alla sua terra natale, Napoli, esplorando la memoria, l’identità e la cultura con una sensibilità profondamente nostalgica e autobiografica. In “È stata la mano di Dio” (2021), il regista racconta la storia di un giovane nella Napoli degli anni ’80, affrontando la perdita dei genitori e la scoperta della propria vocazione cinematografica. È stato accolto con entusiasmo dalla critica e ha vinto il Gran Premio della Giuria al Festival di Venezia. Considerato uno dei lavori più personali e toccanti di Sorrentino, “È stata la mano di Dio” combina elementi di realismo magico con una narrazione profondamente emotiva, rafforzando la sua reputazione come autore capace di esplorare la memoria e l’identità con grande sensibilità.
Nel 2024, Sorrentino torna a far parlare di sé con il suo nuovo e atteso film “Parthenope“, presentato in concorso al Festival di Cannes. Questo nuovo lavoro è nuovamente ambientato nella sua Napoli. “Parthenope” è atteso con grande trepidazione non solo per il tema affascinante, ma anche per la promessa di una narrazione avvincente e visivamente splendida.. Nell’augurargli un buon compleanno, mi auguro che sarà in grado di stupire il suo pubblico come ha già fatto in passato, come uno stile – ormai tranquillamente definibile così – sorrentiniano.