17 Set 2024 25 anni di “Tutto su mia madre” di Pedro Almodóvar: un capolavoro sull’identità femminile
Nel settembre del 1999, il cinema italiano accoglieva con grande fervore uno dei capolavori indiscussi del cinema contemporaneo: Tutto su mia madre (Todo sobre mi madre), del regista spagnolo Pedro Almodóvar, presente inoltre quest’anno all’81a edizione del Festival del Cinema di Venezia con “La stanza accanto” (per la recensione, clicca qui.) A venticinque anni di distanza, l’impatto emotivo e artistico di questo film continua a risuonare con potenza tra cinefili e critici, confermando il suo status di pietra miliare nella filmografia di Almodóvar e nella storia del cinema mondiale.
Il riconoscimento internazionale di Tutto su mia madre, con la vittoria del Premio per la miglior regia al Festival di Cannes e dell’Oscar come Miglior Film Straniero nel 2000, consacrarono Pedro Almodóvar come uno dei registi più importanti del suo tempo. Ma vediamo adesso insieme come riesce il cineasta spagnolo a parlare a un pubblico universale attraverso storie profondamente radicate nella sua cultura spagnola.
Un film di donne, per le donne
Todo sobre mi madre è, prima di tutto, una celebrazione della femminilità, della maternità e della resilienza. Almodóvar esplora l’universo femminile con un’empatia e una sensibilità che solo un autore profondo e intuitivo come lui poteva realizzare. La trama segue Manuela (Cecilia Roth), una madre single che, dopo la tragica morte del figlio Esteban, intraprende un viaggio emotivo e fisico alla ricerca del padre del ragazzo, che ora vive come donna. Durante il suo cammino, Manuela si immerge nel mondo delle sue amiche e di altre figure femminili complesse, ognuna portatrice di una storia unica e intensa: la suora Rosa (Penélope Cruz), la transessuale Agrado (Antonia San Juan), e l’attrice Huma Rojo (Marisa Paredes).
Questa varietà di personaggi femminili mostra il vissuto delle donne, trattando temi universali come la maternità, l’identità di genere, la malattia e la morte, ma sempre con un tocco di speranza e umanità. Manuela è l’emblema della forza delle madri, ma anche delle ferite mai completamente sanate che ogni donna porta dentro di sé.
Tutto su mia madre: una rivoluzione su genere e identità
Quando il film uscì nelle sale italiane, il tema dell’identità di genere non era discusso tanto come oggi. La rappresentazione in Tutto su mia madre fu rivoluzionaria per il modo in cui presentava personaggi come Agrado, una donna transessuale, trattata con dignità, empatia e rispetto. Almodóvar non fa della sua transizione un argomento di giudizio, ma parte di un’esplorazione più ampia della fluidità dell’identità e natura umana.
Questo aspetto è ancora oggi straordinariamente moderno. In un’epoca in cui il dibattito sulle questioni di genere è sempre più centrale, il film di Almodóvar appare come un’opera mastodontica, capace di parlare alla nostra epoca con una lucidità rara. Il personaggio di Agrado, con la sua sincerità disarmante, rappresenta il cuore del film, riassumendo in una battuta memorabile il messaggio di fondo: “Una è più autentica quanto più assomiglia all’idea che ha sognato di sé stessa”.
Oggi, a venticinque anni dalla sua uscita nelle sale italiane, Tutto su mia madre rimane un film fondamentale per comprendere l’opera di Almodóvar. È un’opera che ha aperto la strada a una nuova narrazione delle donne e delle minoranze, e che ancora oggi è capace di emozionare, far riflettere e insegnare.
Noi de I soliti cinefili non possiamo che invitarvi a (ri)vedere Tutto su mia madre (tra l’altro, è fruibile gratuitamente su Youtube), un film che rappresenta un esempio di come il cinema possa essere non solo un mezzo di intrattenimento, ma anche un potente veicolo di riflessione. La pellicola di Almodóvar, con il suo mix di dolore, ironia e amore, ci ricorda che dietro ogni vita c’è una storia da raccontare, e che la forza delle donne, nella loro varietà di esperienze e vissuti, è al centro di quel racconto.