08 Set 2023 La nona giornata di Venezia 80: Holly di Fien Troch e Lubo di Giorgio Diritti, ultimo titolo italiano in gara
Durante la nona giornata della Mostra del cinema di Venezia sono stati presentati due film in concorso: Holly e Lubo
Apriamo l’articolo parlando di Holly, film diretto da Fien Troch, che dopo aver trionfato nella sezione Orizzonti con il film Home, questa volta racconta la storia di una quindicenne (Holly) che un giorno decide di non andare a scuola, la ragazza contatta l’istituto per avvertire della sua assenza ma proprio in quel giorno, scoppia un terribile incendio nella scuola, che porterà alla morte alcuni studenti.
La presenza di Holly nel gruppo di volontariato gestito dall’insegnante (Anna) rasserena e infonde molta speranza a chiunque a ragazza incontri, troppa speranza per passare inosservata, ben presto infatti, le persone iniziano a cercarla sempre più assiduamente per l’energia che porta con sé, arrivando addirittura a credere in lei come fosse una “creatura soprannaturale”.
Una favola moderna che fonde perfettamente fede e mito, come se fossero due facce della stessa medaglia.
Holly, interpretata da Cathalina Geeraerts in modo enigmatico e complesso, si muove su questo confine senza mai sfociare nell’uno o nell’altro.
Concludiamo parlando dell’ultimo film italiano in concorso, Lubo di Giorgio Diritti, la storia, basata sul romanzo di Mario Cavatore Il seminatore é un racconto sul senso di giustizia e sulla vendetta.
Lubo Moser è un nomade del popolo Jenisch che gira di luogo in luogo esibendosi nelle piazze insieme alla moglie Mirana e ai loro bambini.
Fino a quando poco prima dell’arrivo della Seconda Guerra mondiale il governo dichiara la mobilitazione degli uomini per la difesa delle frontiere e proprio mentre Lubo è in servizio, viene a sapere che i figli sono stati prelevati e portati in un istituto mentre la moglie, che cercava di proteggerli é morta.
Da quel momento in poi per Lubo, l’unico scopo della vita sarà quello di ritrovare i suoi figli e vendicarsi.
Giorgio Diritti affronta l’argomento della contraddizione istituzionale in modo da non entrare mai nello specifico facendoci vedere le sofferenze imposte ai bambini ma scavando nell’odissea e la sofferenza che deve vivere un padre al quale lo Stato ha sottratto i figli ma che allo stesso tempo, gli chiede di prestare servizio al fronte.
Nota di merito per il protagonista Franz Rogowski che mette anima e corpo in un personaggio che è colonna portante dell’intero film.
Lubo consente a questo attore poliedrico e camaleontico di sperimentare tanto sul piano linguistico, una qualità attoriale in cui Rogowski si sta progressivamente specializzando e che ne sta favorendo la fama internazionale.
Da questo film, che é stato considerato un po’ troppo lungo e non sempre coerente, viene fuori però moltissima umanità, contrapposta al racconto e dettagliato di quella che é stata una terrificante pulizia etnica compiuta da uno stato democratico come quello svizzero tra gli anni trenta e il 1972, parliamo probabilmente di 2000 bambini tolti alle coppie jenisch per essere rieducate in collegi, poi adottati non senza episodi tragici di fuga, violenza e pedofilia.
Vi ricordiamo che durante l’80. edizione del Festival Di Venezia troverete tutte le news, recensioni in anteprima e i report giornalieri sull’evento.