02 Nov 2024 71 anni di Viaggio a Tokyo: il Cinema senza tempo di Yasujiro Ozu
Settantuno anni fa, nel 1953, il regista giapponese Yasujirō Ozu presentava al mondo uno dei capolavori del cinema orientale e internazionale: Viaggio a Tokyo (Tokyo Monogatari). Questo film, spesso annoverato tra i migliori della storia del cinema, ha lasciato un’impronta indelebile per la sua delicatezza narrativa, la profondità emotiva e l’uso di uno stile visivo unico.
Viaggio a Tokyo: simbolo di un’epoca
La trama del film segue un percorso molto semplice: una coppia di anziani coniugi, Shukichi (Chishū Ryū) e Tomi Hirayama (Chieko Higashiyama), viaggia dal piccolo villaggio di Onomichi a Tokyo per visitare i figli, ormai adulti. Questo incontro, anziché portare gioia, rivela il distacco emotivo e le difficoltà di comunicazione che si sono instaurate negli anni. I figli sono troppo occupati e concentrati sulla propria vita per dedicare attenzione ai genitori; persino l’anziana coppia finisce con il sentirsi di troppo.
È solo la nuora, Noriko (Setsuko Hara), vedova del loro figlio defunto, a mostrare un affetto sincero e a prendersi cura dei suoceri. Alla fine del viaggio, Tomi si ammala e, dopo essere ritornata al villaggio con il marito, muore. La visita a Tokyo si trasforma così in un confronto doloroso tra generazioni e uno specchio della crescente individualizzazione della società giapponese del dopoguerra.
Ozu, con il suo stile sobrio ed essenziale, racconta Viaggio a Tokyo senza utilizzare espedienti narrativi eccessivi o drammatici. Al contrario, il suo approccio è minimalista e profondamente umano, costruito su piccole scene di quotidianità e dialoghi apparentemente ordinari ma carichi di significato. La famosa “camera tatami” (tatami shot) è un segno distintivo del regista, il quale posiziona la macchina da presa a un’altezza bassa, simile a quella di chi è seduto sul pavimento alla maniera giapponese. Questo permette agli spettatori di immergersi nell’intimità dei personaggi e delle loro vite quotidiane.
Viaggio a Tokyo: tra tradizione e modernità
Uno dei temi centrali del film è il rapporto tra genitori e figli e il distacco generazionale. In Viaggio a Tokyo Ozu rappresenta una famiglia in cui la distanza fisica e, soprattutto, quella emotiva separano le persone, evidenziando come le generazioni più giovani, impegnate nella frenesia della vita moderna, abbiano perso il senso della tradizione e della gratitudine verso i genitori. Questo è particolarmente evidente nei personaggi dei figli, che, pur essendo rispettosi, non riescono a comprendere i bisogni e i sentimenti dei genitori, finendo per relegarli a un ruolo marginale nella propria vita.
La storia dei coniugi Hirayama mette in luce anche il tema della solitudine, una realtà che non si può ignorare nel mondo contemporaneo. In Viaggio a Tokyo Ozu mostra come la società giapponese del dopoguerra, in preda a un rapido processo di industrializzazione, abbia inevitabilmente portato a una disgregazione dei legami tradizionali, generando alienazione e perdita di riferimenti.
Ozu racconta un Giappone sospeso tra passato e futuro, dove le generazioni più giovani sembrano allontanarsi dai valori fondamentali, mentre quelle più anziane faticano a comprendere il nuovo corso della società. Viaggio a Tokyo può essere visto anche come una riflessione sul rapporto tra modernità e identità culturale. Cos’è il Giappone, oggi? Un paese tecnologicamente sviluppato, certo. Ma come fa ad esserlo, e al contempo vendere la sua immagine più “tradizionale” al resto del mondo? Iconica l’immagine di una donna “tipicamente” giapponese del secolo scorso che, con kimono e acconciatura tradizionale, effettua una telefonata.
La vita moderna, con le sue esigenze e il suo ritmo, mette in secondo piano i legami familiari e il rispetto per gli anziani, elementi cardine della cultura giapponese tradizionale. Tuttavia, Ozu evita di giudicare i suoi personaggi, lasciando agli spettatori il compito di riflettere su questo cambiamento. La lentezza e la staticità delle scene permettono allo spettatore di entrare in sintonia con i personaggi e di sentire il peso dei loro silenzi e delle loro pause. Le piccole azioni quotidiane e le scene ordinarie diventano così cariche di significato. È proprio questa capacità di catturare l’essenza della vita che rende Ozu un regista unico.
Noi de I Soliti Cinefili non possiamo concludere se non invitandovi a (ri)vedere Viaggio a Tokyo, una pura meditazione sulla vita, sull’amore e sulla memoria delle tradizioni. Il film di Ozu ci ricorda che le relazioni umane sono fragili e richiedono attenzione e cura, valori che tendono a perdersi nel tumulto della vita moderna. Riscoprire i legami familiari, guardando al contempo al nostro futuro e al passato. Non dimentichiamo le persone senza cui non saremmo qui. Non dimentichiamo Ozu, uno dei migliori registi di sempre.
Il link del film, presente integralmente su Youtube: