Recensione film Takeshi Kitano Broken Rage

Broken Rage e la prestigiosa Arte della manipolazione con un Kitano divertente e divertito

Dopo aver chiuso la 74a edizione del Festival di Venezia, il maestro nipponico Takeshi Kitano torna alla Mostra con Broken Rage. Presentato Fuori Concorso, il film è un’avanguardistica opera sperimentale che segna tutta la magica potenza manipolatoria del cinema. Di seguito la recensione di Broken Rage di Takeshi Kitano.

Broken Rage, la trama del film di Takeshi Kitano

Su sceneggiatura dell’autore di Sonatine e Brother, sarebbe assai arduo individuare una vera e propria trama di un’operazione come quella di Broken Rage, anche perché non sarebbe di fatto il suo elemento portante. Riducendo all’essenziale, il film vede come protagonista un implacabile sicario compiere le sue missioni tra le strade e i locali urbani della malavita. La polizia riesce a catturarlo ma, per evitare la prigione, il sicario decide di collaborare con le forze dell’ordine per contrastare un giro criminale agendo sotto copertura. Una storia pronta ad essere ribaltata.

Broken Rage, la recensione: il prestigio della manipolazione cinematografica

La storia si ripete sempre due volte: la prima volta come tragedia, la seconda come farsa.

Sorprendente. Ormai da qualche tempo questo termine non dovrebbe essere più attribuito al lavoro di un artista come Takeshi Kitano, eppure…Eppure l’autore di Dolls, L’estate di Kikujiro e chi più ne ha più ne metta è riuscito ancora una volta proprio a sorprendere, dopo una carriera all’insegna dell’avanguardia. Da vero e proprio prestigiatore, Kitano con Broken Rage rimodella il concetto stesso di concepire un’opera cinematografica e, ancor più importante, la cruciale valenza del suo creatore. Sebbene gli espedienti utilizzati non siano del tutto inventati di sana pianta,

la pazzesca visione di Broken Rage è infatti la pura manifestazione della matrice divina di un autore alle prese con la sua opera, sia esso il regista, lo sceneggiatore o un attore. Il film racconterebbe di fatto una storia semplice, che si potrebbe definire convenzionale, di ritorno al tanto amato Yakuza eiga di cui lo stesso Kitano resta uno dei più importanti esponenti. Un killer implacabile, abito ed occhiali scuri, sangue, omicidi, l’intervento della polizia, un’operazione sotto copertura per catturare il pericoloso boss di turno con la successiva catarsi e rivalsa del sicario protagonista.

Un film decisamente scorrevole, girato da un maestro della costruzione dell’immagine, ben recitato ed esaltante nella sua componente action. Ma qualcosa non va, la conclusione del film arriva troppo presto…ed è proprio alla fine che Kitano fa la sua magia, con l’arrivo dello “spin-off”. Ecco ripetersi la stessa storia ma, se prima il sicario protagonista si mostra implacabile e sicuro delle sue azioni, ora è un totale inetto vittima degli incidenti che lo tormentano. All’interno dello stesso Broken Rage il regista mostra così la stessa narrazione e le stesse inquadrature (alcune proprio “riciclate” in sede di montaggio), con la sceneggiatura ed il cast che prima danno vita ad un dinamico ed ironico gangster-movie e, successivamente, ad un’irriverente parodia dello stesso.

Il creatore manipola la sua creazione, la trasforma, la stravolge e cambia radicalmente la concezione della stessa nell’occhio di chi guarda. Broken Rage fa cadere la maschera e dimostra in maniera lampante il proverbiale genio creativo di alcuni autori, capaci di modellare e piegare ciò che hanno a disposizione alla propria volontà e Kitano è sicuramente uno di questi. Al di là dell’eredità postmoderna e della veste squisitamente metacinematografica, Broken Rage resta una follia totale sullo schermo.

Si ride e si ride costantemente nel nuovo film di Kitano, grazie a gag surreali, grottesche e dalla commedia slapstick che brillano per originalità ed un meticoloso sfruttamento dei tempi comici. Un fragoroso applauso e tante risate aprono e chiudono la presentazione dell’anteprima del film a Venezia 81, non potendo non riconoscere gratitudine ed ammirazione al contributo creativo di un maestro, rintracciabile anche in questo suo ultimo film.

La forza di riuscire ad evadere dagli schemi, ed il bombardamento di trovate surreali dalla sensazione di intelligente no-sense, non devono trarre in inganno lo spettatore, il quale assiste ad una visione filmica costruita sempre ad arte. Qui sì non sorprende la meticolosa conduzione della macchina da presa e l’armoniosa costruzione di immagini, con l’azione che fa sentire i suoi colpi. Coinvolgente la prova recitativa dello stesso Beat Takeshi, del resto del cast e non solo sul set, particolarmente divertito e palpabile in più di qualche occasione, quando gli attori si lasciano andare a visibili risate improvvisate per la follia delle condizioni create.

In conclusione Broken Rage non può essere considerato tra i migliori lavori di un maestro del cinema come Takeshi Kitano, ma solo perché l’acclamato autore nipponico ha saputo regalare negli anni titoli di spiccato valore artistico, tematico ed emotivo. Al Festival di Venezia 2024 è stato comunque presentato un film assolutamente folle ed estremamente divertente, che sfrutta la satira e la parodia per regalare una dimostrazione di forza della capacità manipolatoria di un grande artista. Cinema allo stato puro per il cinema.

★ ★ ★ ★ ½

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Vittorio Pigini
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Laureato in Giurisprudenza, diplomato in Amministrazione Finanza e Marketing, ma decisamente un Hobbit mancato. Orgogliosamente nerd e da sempre appassionato al mondo cinematografico, con il catartico piacere per la scrittura. Studioso della Settima Arte da autodidatta, con dedizione e soprattutto passione che mi hanno portato a scrivere di cinema e ad avvicinarmi alla regia.