Recensione film Love Lies Bleeding

Love Lies Bleeding è la bizzarra sfida di un amore muscolare e sanguinante

Distribuito da Lucky Red, dal 12 settembre 2024 è stato rilasciato nelle sale Love Lies Bleeding, il secondo film scritto e diretto dalla regista britannica Rose Glass dopo il suo esordio con Santa Maud. Presentato in occasione del Sundance Film Festival, quello che vede protagonista Kristen Stewart e Katy O’Brian è una particolare storia d’amore ambientato nel New Mexico alla fine degli anni ’80, macchiato dal sangue di un crime famigliare che mostra i muscoli. Di seguito la recensione di Love Lies Bleeding.

Love Lies Bleeding, la trama del film con Kristen Stewart

Titolo indie prodotto anche dalla A24, Love Lies Bleeding è scritto dalla stessa regista in collaborazione con Weronika Tofilska e narra della turbolenta storia d’amore tra Lou e Jackie. La prima è inserviente di una palestra e vive una condizione famigliare profondamente spaccata: abbandonata dalla madre da anni, il suo violento padre gestisce un poligono di tiro nel quale lavora J.J., altrettanto violento compagno di sua sorella Daisy. Col sogno di diventare una bodybuilder di successo, Jackie è invece appena arrivata in città e riesce a trovare lavoro come cameriera proprio nel poligono di tiro gestito dal padre di Lou. Le due entrano così in contatto e nascerà fin da subito un rapporto speciale, il quale porterà ad un’escalation di sangue e violenza.

Love Lies Bleeding, la recensione: la salvifica ricerca dell’amore

Il corpo realizza ciò in cui la mente crede.

Questa è giusto una delle tante frasi motivazionali che appaiono durante la visione del film, per un titolo indipendente che mostra i muscoli e si lancia tra le stelle. Non a caso Love Lies Bleeding viene inaugurato da un tentativo di emergere dalla voragine per poter raggiungere il cielo, nel quale risulta subito ben visibile una stella cadente per la quale si debba esprimere un desiderio.

Il film di Rose Glass si presenterebbe dunque come un sogno fatto di sogni, con questi ultimi che sono quelli di una Lou in trappola – desiderosa di lasciarsi definitivamente alle spalle un passato opprimente – e di una Jackie in fuga, la quale cerca di vedere riconosciuta la propria personalità. Il sogno di due donne perse ed abbandonate, spezzato ed interrotto dalla condizioni reali di una vita ingabbiata dai costrutti sociali, siano essi in questo caso segnati dal patriarcato, dai tossici legami famigliari ed anche dal proprio cuore.

L’amore è la vera palestra di vita, dove sacrificio = risultato e dove mollare non è consentito (come mostrato direttamente dalle stesse frasi motivazionali), amare fa male e Love Lies Bledding lo dimostra durante l’intera visione. La stella cadente dell’inizio si trasforma e l’amore diventa più propriamente una cometa da seguire per potersi salvare, nonostante il proprio passato ed i propri vizi che difficilmente ci faranno dormire sonni tranquilli. Per questa ricerca e difesa dell’amore senza quartiere, il film di Rose Glass si concentra anche e soprattutto sulla costruzione del corpo e decide di puntare sulla fondamenta del body-horror attraverso per il personaggio di Jackie.

Donna affascinante e bodybuilder, bisessuale e tanto amorevole quanto letale, il personaggio di fatto azzera il concetto di identità sessuale e ridicolizza quello machista (<<chiunque può sentirsi forte con un ferro in mano…>>), incarnando la generale necessità che cuore, muscoli e mente agiscano all’unisono per non finire avvelenati. Autodistruggendo il proprio corpo, la donna in fuga e allo sbaraglio scoprirà quanto l’amore possa essere tanto doloroso e allo stesso tempo come questo possa salvarle la vita.

L’amore provato è quello verso il personaggio di Lou, che ricambia il dramma personale con una condizione in famiglia che porta solo lividi sul viso. La donna, anch’essa suo malgrado, scoprirà così che <<i cadaveri sporchi si lavano in famiglia>>, per poi rendersi conto come ci siano ferite impossibili da rimarginare. Contro tutto e tutti le due finalmente si trovano per ricominciare una nuova vita, avvelenate dai vizi impossibili da perdere ma anche da quello dell’amore, sebbene questo sia più un farmaco che un vero veleno nonostante le ferite inferte.

Love Lies Bleeding, la recensione: sangue e passione di un bizzarro crime tinto di rosso

Un po’ più potente di un pugno eh!

Un film trasformativo quello scritto e diretto da Rose Glass, dove il proprio bagaglio personale, i traumi e le delusioni aiutano in qualche modo il nostro corpo a crescere e fortificarsi, fino ad arrivare ala possibilità di liberare i nostri sogni più profondi. Indubbiamente un film profondamente romantico questo Love Lies Bleeding, sebbene la sceneggiatura prenda di fatto troppe strade senza purtroppo cuocere in maniera esaustiva la molta carne messa sul fuoco.

Il “peccato” maggiore sarebbe infatti quello di lasciare un tema scottante e delicato come quello della violenza domestica abbandonato a sé stesso ed anzi alquanto ambiguo. Inoltre, in questa visione fatta di sfide da vincere e da perdere, un altro terreno di scontro è quello del grottesco. Così come I viaggi di Gulliver si inserirebbero in una certa letteratura satirica sul classico viaggio dell’eroe, Love Lies Bleeding si mostra spesso come favola fantastica che prende di mira il genere crime.

Il vincente stile grottesco ed ironico del fondamentale cinema dei fratelli Coen non è purtroppo qui altrettanto forte, sfuggendo spesso di mano e finendo con l’essere semplicemente bizzarro. Senza considerare come tale registro narrativo non abbia la capacità di coprire sotto il tappeto il pragmatismo della narrazione, come su tutti il discutibile ruolo dell’FBI nell’economia del film.

Anche il body-horror presentato resta accennato, il quale si aggiunge sì alle sequenze oniriche di pregevole fattura, ma che lascia il tempo che trova per quanto concerne il suo sviluppo analitico. Insomma, tirando le somme a fine visione Love Lies Bleeding restituisce purtroppo quella sgradevole sensazione del grandissimo materiale sprecato, con una sostanza contenutistica che avrebbe sicuramente meritato una direzione ferma e ben decisa. Ne fuoriesce in ogni caso una visione decisamente apprezzabile dal punto di vista del suo coinvolgimento emotivo e narrativo, per un crime sentimentale che non nasconde erotismo e violenza.

La chimica mostrata da Kristen Stewart e Katy O’Brian con i rispettivi personaggi riesce a convincere lo spettatore per una certa genuinità, con le attrici “libere” ed a loro agio nel ruolo mentre, a squarciare lo schermo, ci pensa un Ed Harris quasi mefistofelico, L’erotismo c’è, è palpabile, così come per la violenza che non viene solo mostrata ma anche ampiamente percepita. Una visione che si tinge sì di rosso e dei colori caldamente marci del sangue e dei corpi tumefatti, ma che sprigiona la sua forza anche attraverso un sonoro soffocante e psicotico, capace di rendere ancor più sgradevole una visione di per sé sudicia rafforzando le sonorità dello splatter.

★ ★ ★ ½

Oval@3x 2

Non perderti le ultime novità!

Ti invieremo solo le notifiche delle nuove pubblicazioni, Promesso!

Non inviamo spam! Leggi la nostra Informativa sulla privacy per avere maggiori informazioni.

Non perdere gli articoli de I Soliti Cinefili!

Rimani aggiornato su tutte le news, curiosità e aggiornamenti sulla settima arte. Seguici sui nostri canali social: Instagram, Facebook, TikTok, e Threads

Vittorio Pigini
[email protected]

Laureato in Giurisprudenza, diplomato in Amministrazione Finanza e Marketing, ma decisamente un Hobbit mancato. Orgogliosamente nerd e da sempre appassionato al mondo cinematografico, con il catartico piacere per la scrittura. Studioso della Settima Arte da autodidatta, con dedizione e soprattutto passione che mi hanno portato a scrivere di cinema e ad avvicinarmi alla regia.