
13 Mag 2025 Cuore Selvaggio: il Pulp di David Lynch
Cuore Selvaggio di David Lynch è il film che fa guadagnare la Palma d’oro al Festival di Cannes al compianto regista. In un’America disillusa dal mito di Elvis, Lynch ci porta nell’inquietudine nascosta dietro la facciata della provincia e nell’atmosfera onirica e perturbante che permea, con inquietante precisione, le esistenze di Sailor e Lula. Al cinema con la rassegna The Big Dreamer organizzata da Lucky Red e Cineteca di Bologna, ecco la recensione di Cuore Selvaggio.

Cuore Selvaggio, la trama del film di David Lynch
Sailor Ripley (Nicholas Cage), un audace ex detenuto sotto sorveglianza, incontra la giovane Lula Pace (Laura Dern), eccentrica fanciulla del North Carolina, costantemente tormentata da visioni angoscianti conseguenti a una violenza patita nella prima adolescenza. Lula ha abbandonato la dimora familiare per sottrarsi all’autoritarismo della bizzarra genitrice (Diane Ladd), una donna dai facili costumi, trovando ora rifugio nell’abbraccio di Sailor, travolta da un’irresistibile attrazione. La coppia progetta di dirigersi verso il Texas violando la libertà vigilata, dove Sailor spera di potersi sottrarre definitivamente al controllo delle autorità giudiziarie.
Cuore Selvaggio, la recensione: il Mago di Oz diventa la creatura Lynchiana d’eccellenza
È un mondo cattivo, senza pietà, che racchiude dentro di sè un cuore selvaggio
Nell’universo visionario di David Lynch l’amore assume forme estreme, brucia come fuoco ardente e si consuma in un’America allucinata. Cuore selvaggio non fa eccezione: la passione tra Sailor e Lula divampa con la stessa violenza delle fiamme che attraversano la storia.
La palette cromatica di Lynch, sempre riconoscibile, qui esplode nell’arancione e nel rosso del fuoco – elemento ricorrente che anticipa le fiamme di Twin Peaks – creando un richiamo con le opere precedenti e, perchè no, anche successive del regista: dal bianco e nero espressionista di The Elephant Man al blu profondo e sinistro di Velluto blu. L’America lynchiana è un territorio di confine tra il sogno e l’incubo, dove l’infinito asfalto si perde all’orizzonte e la giacca di serpente di Sailor diventa il disilluso talismano protettivo.
Il film è una fuga d’amore maledetta, una versione on the road di Romeo e Giulietta, dove la coppia in fuga non deve combattere contro l’odio tra famiglie ma contro l’America corrotta e sanguinaria. Sailor (Nicolas Cage), in libertà vigilata dopo aver ucciso l’uomo che doveva assassinarlo, e Lula (Laura Dern), segnata da uno stupro, fuggono inseguiti dalla madre di lei, Marietta Fortune (interpretata magistralmente da Diane Ladd, madre reale della Dern).
Lynch adatta il romanzo di Barry Gifford in una partitura, dove l’eccessivo splatter diventa gesto pittorico, come nel caso del volto di Diane Ladd cosparso di rossetto, una pennellata impressionista che trasfigura il reale. Ma d’altronde, cos’è veramente reale in Cuore Selvaggio?

Cuore Selvaggio, la recensione: la libertà nelle vampate di fuoco
Questa è la mia giacca di pelle di serpente. Rappresenta il simbolo della mia individualità e la mia fede nella libertà personale.
È interessante realizzare che il film che conosciamo sia solo una versione ridotta di quello che Lynch aveva concepito. La pellicola originale doveva durare circa quattro ore, ma i tagli imposti hanno eliminato ulteriori scene di violenza estrema che avevano fatto fuggire gli spettatori durante le proiezioni di prova. Tra queste, quella in cui Bobby Peru (Willem Dafoe, inquietante e in parte come non mai) si spara accidentalmente decapitandosi con un fucile – scena recuperabile solo nell’edizione DVD.
La narrazione procede per scatti, come se Lynch avesse voluto evocare l’effetto di un proiettore malfunzionante che illumina frammenti di una storia più ampia e complessa. Le scene di sesso tra i protagonisti sembrano voler essere l’unico appiglio per Lynch in un mondo talmente ostile da dover ricercare un rifugio temporaneo nel contatto carnale, nel finto “Amo il rock” che urla Nicholas Cage. “Questo mondo è selvaggio nel cuore e strano nella mente“, dice Lula, citando inconsapevolmente il cuore di tenebra di cui parlava Conrad.
L’America di Lynch è deformata, la realtà tangibile nasconde sempre un lato che anche alla luce del giorno mostra le figure di Bobby Peru e Mr. Reindeer come parte di quell’inferno da cui sboccia e resiste l’amore tra Sailor e Lula.
Se i film sono entità immutabili una volta completati, come affermato da Lynch stesso, viene da chiedersi come sarebbe stato questo Cuore selvaggio nella sua versione integrale, senza i compromessi imposti dalla distribuzione. Forse, come a teatro, Lynch avrebbe voluto offrirne diverse versioni, ciascuna con la propria follia. Ma anche nella sua forma attuale, il film resta un lavoro importante nella carriera registica di David Lynch, che approfondisce una America dove, come in una moderna tragedia shakespeariana, l’amore può fiorire solo nella violenza e nelle fiamme delle sigarette.
★ ★ ★ ★ ½