04 Giu 2024 Donnie Darko: la recensione del cult restaurato
Il ritorno in sala di “Donnie Darko” in versione Director’s Cut e restaurata in 4K è un appuntamento imperdibile. Questo cult del 2001, diretto da Richard Kelly, ha sempre avuto una risonanza particolare. Il film mescola elementi di fantascienza, dramma psicologico e critica sociale in un mix unico e perturbante.
La versione director’s cut arricchisce l’esperienza offrendo una visione più chiara delle intenzioni narrative di Kelly. Le scene aggiunte (si contano più di 20 minuti di girato) e le modifiche alla colonna sonora contribuiscono a creare un’atmosfera più inquietante e immersiva. La canzone “Never Tear Us Apart” degli INXS che sostituisce “The Killing Moon” degli Echo & the Bunnymen è solo una delle modifiche alla colonna sonora che accentuano l’angoscia che aumenta durate la visione.
Il cuore di “Donnie Darko” rimane comunque la sua trama enigmatica e stratificata. Un giovane Jake Gyllenhaal nei panni di Donnie offre una performance magnetica, interpretando un adolescente con problemi di salute mentale e tormentato da visioni. Donnie Darko è diagnosticato con schizofrenia paranoide, una condizione che si manifesta attraverso allucinazioni, pensieri delirianti e comportamenti irrazionali. Le visioni di Donnie, in particolare quella di Frank, il coniglio gigante, sono indicative delle sue lotte mentali. Frank appare come una figura inquietante che lo guida verso azioni distruttive e misteriose, predicendogli persino la fine del mondo. Il conto alla rovescia “28 giorni, 6 ore, 42 minuti, 12 secondi” rappresenta un elemento di instabilità, lo scorrere inevitabile del tempo che porterà ad una catastrofe. Donnie, sin dal primo incontro col coniglio, inizierà a vivere una serie di eventi sempre più strani e inquietanti. Sarà infatti guidato nel compiere atti vandalici e inizierà a interrogarsi sul significato della sua esistenza, sul viaggio nel tempo e sulla natura della realtà. Man mano che il countdown avanza, Donnie scopre una complessa rete di eventi che collegano i suoi sogni, le sue visioni e la sua vita quotidiana. Alla fine, Donnie realizza qual è la sua missione, e compie un gesto che sembra riportare la linea temporale al suo corso originale.
Donnie Darko: destino o libero arbitrio?
Tra le tante tematiche del film, è centrale la perenne lotta tra il destino predeterminato e il libero arbitrio. Donnie è continuamente messo alla prova dalle visioni di Frank e dagli eventi che sembrano guidarlo verso una fine inevitabile. Tuttavia, il ruolo che avrà il suo personaggio alla fine (o inizio?) della vicenda è un atto di libero arbitrio che dimostra la sua volontà di scegliere il bene superiore, nonostante il destino sembri già scritto. La società americana degli anni ‘80 in cui vive Donnie è identificabile in pensieri come la predilezione del conformismo, la paura del diverso, e le pressioni sociali sull’adolescenza. Memorabile la sequenza in cui, durante una approssimata spiegazione su come la linea della vita sia suddivisa semplicemente in “amore” per le emozioni positive e “paura” per quelle negative, Donnie venga mandato dal preside per aver trasgredito nell’affermare che niente può essere diviso in due semplici categorie, perchè la vita non è fatta di cose semplici. Donnie si scontra quindi con le ipocrisie della sua comunità, rappresentate dai personaggi come Jim Cunningham (Patrick Swayze), un motivatore che si rivela un personaggio tutt’altro che positivo, e la stessa scuola che sembra incapace di capire e aiutare i suoi studenti. Chi riesce a comprenderlo è solamente Gretchen Ross (Jena Malone), personaggio con cui Donnie si connette emotivamente e che offrirà un punto di svolta all’interno della trama. Un altro personaggio “amico” di Donnie è la Dr.ssa Thurman (Katharine Ross), una presenza che permette di esplorare in profondità la psiche di Donnie. Attraverso le loro interazioni il film riesce a bilanciare la narrazione soprannaturale con un’analisi psicologica più radicata e umana.
Donnie Darko è un film che, prima di esplorare i viaggi nel tempo, si concentra profondamente sul tema della salute mentale. Il film è la storia di un adolescente che soffre di gravi problemi psicologici, e attraversa temi come l’isolamento, la percezione della realtà e la ricerca di significato. Il dialogo diventato cult tra Donnie e Frank è significativo proprio per affrontare questa tematica, in particolare le domande che i due si scambiano: “Perché indossi quello stupido costume da coniglio?” e “Perché indossi quello stupido costume da uomo?”. Le sessioni terapeutiche di Donnie con la Dr.ssa Lilian Thurman sono fondamentali per esplorare la sua salute mentale. La Dr.ssa Thurman utilizza l’ipnosi per cercare di accedere ai pensieri e alle paure più profonde di Donnie. Queste sessioni offrono uno sguardo sulla sua mente tormentata. Tuttavia, nonostante i suoi sforzi, le sue spiegazioni razionali e scientifiche non riescono a cogliere completamente la complessità delle esperienze di Donnie. Non è da escludere il trattamento farmacologico, comune tra le persone con disturbi psicotici. I farmaci sono rappresentati come una parte necessaria ma non risolutiva della gestione della condizione di Donnie, riflettendo le sfide reali che molti pazienti affrontano nel trovare il giusto equilibrio terapeutico.
“Donnie Darko” ritorna nelle sale fino a domani, mercoledì 5 giugno. Noi de “I Soliti Cinefili” vi invitiamo a vedere “Donnie Darko” per apprezzare appieno la sua cinematografia, la colonna sonora coinvolgente e l’intensità emotiva che definiscono l’esperienza del film sul grande schermo. Inoltre, guardarlo in sala offre la possibilità di condividere questa esperienza unica con altri spettatori, per cui vi auguriamo una buona visione.
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