La recensione del film La finestra sul cortile di Alfred Hitchcock

La finestra sul cortile: la gialla Caverna di Alfred Hitchcock

Presentato al 15° Festival del cinema di Venezia, La finestra sul cortile del 1954 è una delle opere più celebri ed importanti della filmografia del maestro Alfred Hitchcock, con protagonisti James Stewart e Grace Kelly.

La finestra sul cortile, la trama del film di Alfred Hitchcock

Il film del regista londinese è tratto dall’omonimo racconto giallo di Cornell Woolrich del 1942 e vede protagonista il fotografo Jeff che, immobilizzato ad una sedia per via della gessatura alla sua gamba in seguito ad un incidente, prende il binocolo ed inizia ad ingannare il tempo spiando i propri vicini. Jeff inizia così ad avere familiarità con la routine di questi ultimi, tra i quali una ballerina procace, un musicista in crisi ed una giovane coppia sposata da poco. Un appartamento in particolare però colpisce l’attenzione del fotografo, ovvero quella dei coniugi Thorwald. Una notte, infatti, si sentono le urla di una donna e fin da subito Jeff inizia a sospettare con Mr. Thorwald abbia ucciso sua moglie. Assieme alla sua fidanzata Lisa, sofisticata ragazza che gli fa visita cercando di costringerlo a contrarre matrimonio, Jeff diventa sempre più coinvolto nella macabra faccenda, volendo fare chiarezza sulla presunta colpevolezza del suo vicino.

La finestra sul cortile, la recensione: la Caverna di Hitchcock

<<Una sola ed immensa scenografia e tutto viene visto attraverso gli occhi del protagonista.>> (Alfred Hitchcock)

Non solo uno dei migliori film del geniale regista di Psyco o La donna che visse due volte, non solo uno degli esempi più illustri della storia del cinema statunitense ed oltre, ma anche uno dei titoli più “abusati”, con il topos già impostato dallo scrittore Cornell Woolrich che ha fatto la fortuna di molti registi nel corso degli anni. Questo grazie ad una storia di per sé “semplice ed efficace”, ma che con La finestra sul cortile esce dalla concezione meramente filmica per diventare qualcosa di più. Innanzitutto, anche e soprattutto grazie alla sceneggiatura di John Michael Hayes (la prima di 4 collaborazioni con il regista), Alfred Hitchcock con il suo film offre una spiccata e lungimirante analisi metacinematografica prevalentemente attraverso l’uso della soggettiva.

Nella costruzione dell’opera il regista, infatti, incolla lo spettatore alla poltrona nella medesima condizione del suo immobile protagonista Jeff, permettendogli di assistere al racconto di storie attraverso il mezzo del binocolo/schermo cinematografico. La Caverna di Alfred Hitchcock costringe così lo spettatore a subire il racconto cinematografico, lasciandosi ammaliare dalle sue ombre poiché, cercando di svelare l’arcano, incorrerebbe in dei rischi spiacevoli come ad esempio quello di perdere la magia dietro una determinata sequenza (questa dall’impatto quasi magico ed inspiegabile che viene realizzata in modo alla fine banale), di uno spoiler sulla risoluzione narrativa, di compromettere la necessaria attenzione su quanto viene mostrato sullo schermo ed altro. Come lo spettatore, anche Jeff corre i suoi di pericoli per tentare di scoprire il significato delle “ombre” proiettate sul muro dei palazzi, rischia la vita e alla fine precipita proprio dalla stessa finestra usata fino a quel momento come mezzo per scoprire la verità.

Quest’ultima è infatti il secondo punto di analisi determinante di La finestra sul cortile, ovvero scoprire le debolezze e le perversioni di questa società dagli spiccati ed evidenti punti critici. Oltre allo humor squisitamente britannico sulla condizione pericolante dell’istituzione del matrimonio, l’opera di Hitchcock acceca con i suoi flash lo spettatore sul voyeurismo per il macabro: fra le diverse scenette alle quali assiste il protagonista, quella che più di tutte rapisce la sua attenzione è proprio l’indagine su un possibile caso di omicidio. Basterebbe infatti seguire un qualsiasi notiziario di oggi, 70 anni dopo, per vedere come i media – in un vortice interminabile di causa ed effetto – colpiscano ripetutamente lo spettatore con notizie di cronaca nera e di gossip, specie se quello “piccante” di storie d’amore tra celebrità finite male o condizioni di salute delle stesse. Una cannibalizzazione delle (futili) immagini che Hitchcock, nel corso della sia filmografia, ha sempre additato attraverso la sua speciale attenzione al ruolo dello sguardo nel cinema, con La finestra sul cortile che ne diventa forse il suo esempio più emblematico.

Recensione film Alfred Hitchcock La finestra sul cortile

La finestra sul cortile, la recensione: un brivido divertente dalla maestria di Hitchcock

Un’opera sviscerata in modo ottimale dalla sceneggiatura non solo nella sua geniale ed avanguardistica analisi extra-cinematografica, ma anche nello sviluppo passo passo dell’intreccio narrativo. Nonostante il film sia di fatto ambientato in una singola camera da letto, dal MacGuffin della gamba ingessata, che incolla il protagonista/spettatore ad una sedia, fino al suo finale La finestra del cortile permette di uscire da quelle 4 mura e vagare nello spazio circostante, grazie all’accuratezza della costruzione tanto degli episodi narrativi quanto dei suoi caratteri principali.

Aiutato dalla verve di un grande James Stewart (ormai attore feticcio per Hitchcock, nonostante questa sia ancora solo la seconda collaborazione) e dalla futura principessa Grace Kelly ottimamente calata nella parte e dalla bellezza ed eleganza mozzafiato, la chimica della coppia protagonista colpisce per gli ironici battibecchi d’amore ma, oltre a questo, il legame tra i due rafforza la tensione nei momenti più concitanti. Si parla pur sempre del Maestro della Suspense non a caso, dando lezioni di cinema soprattutto in questo senso ed offrendo sequenze esaltanti come ad esempio la missione di Lisa di entrare nell’appartamento del presunto assassino. In questo teatro di obiettivi e di sguardi si colloca ovviamente la direzione della macchina da presa del regista, che con uno stile particolarmente “sobrio” e preciso dà prova – come anche accennato – di un prestigioso esempio di cinema in soggettiva.

Senza neanche il bisogno di linee di dialogo la funzionale potenza delle immagini ricostruisce alla perfezione ciò a cui lo spettatore sta assistendo e non poteva essere altrimenti. Come sottolineato anche da Francois Truffaut, questa operazione è già ampiamente visibile nella sequenza d’apertura: iniziando a perlustrare la quotidianità dei vicini al mattino, la macchina da presa irrompe nella camera del protagonista; il calore estivo costringe a tenere le finestre aperte rendendo gli appartamenti ben visibili dall’esterno; il gesso sulla gamba del protagonista che viene presentato dall’ironica scritta “Qui giacciono le ossa rotte di L.B. Jeffries”; un fotografo, dal suo strumento di lavoro posto sulla scrivania, con immagini di incidenti automobilistici appese al muro; una donna, una modella, incorniciata in negativo prima di mostrare la reale copertina del magazine. Un’apertura di qualche minuto che riesce a ricostruire la storia ed il contesto narrativo del protagonista senza l’uso di alcun dialogo, sottolineando anche il fascino del cinema muto da sempre amato dallo stesso regista nonché, ancora, la forza ammaliante delle immagini.

Queste poi si spingono al di là della celebre finestra, su un grandissimo set costruito interamente grazie al notevole sforzo scenografico, il quale facilita lo spessore tecnico nella ricerca al dettaglio della profondità di campo. Un’opera che vive di pure atmosfere “da camera” che si fa carico di un importante lavoro svolto sul dosaggio fotografico tra chiari e scuri su di una base cromatica prevalentemente pastellata. Immancabile poi l’accuratezza di Hitchcock nel selezionare, assieme al compositore Franz Waxman, la dose di ironia e brivido per la costruzione musicale di La finestra sul cortile. Un’operazione a suo modo particolare, che vede come frutto di una vera e propria colonna sonora “originale” giusto il brano jazz introduttivo, per poi dare sfogo ai brani già presenti nel catalogo accessibile dalla Paramount. Acuto, divertente e dalla sana suspense, La finestra sul cortile raggiunge così i piani più alti della cinematografia mondiale ed una delle opere più celebri di un geniale cineasta quale Alfred Hitchcock.

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Vittorio Pigini
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Laureato in Giurisprudenza, diplomato in Amministrazione Finanza e Marketing, ma decisamente un Hobbit mancato. Orgogliosamente nerd e da sempre appassionato al mondo cinematografico, con il catartico piacere per la scrittura. Studioso della Settima Arte da autodidatta, con dedizione e soprattutto passione che mi hanno portato a scrivere di cinema e ad avvicinarmi alla regia.