La recensione del film La trama fenicia di Wes Anderson

La trama fenicia: essere o non essere Wes Anderson?

Devozione alla simmetria sullo schermo, scenografie pastellate, oggetti e costumi vintage, personaggi assurdi e cartooneschi, ecco tornare nel 2025 il cinema di Wes Anderson con La trama fenicia. Presentato in Concorso al 78° Festival di Cannes, il nuovo film dell’autore di Grand Budapest Hotel vede come protagonista Benicio del Toro, oltre all’immancabile passerella di stelle che continua a contraddistinguere il cinema di Anderson. Ecco di seguito la recensione di La trama fenicia.

La trama fenicia, la trama del film di Wes Anderson con Benicio del Toro

Nel nuovo film La trama fenicia si registra la terza collaborazione tra Wes Anderson e Roman Coppola, i quali riuniscono le idee per dare vita al soggetto di questa commedia di spionaggio. Sceneggiatura del film affidata tuttavia al solo Anderson, che racconta a storia del magnate dell’industria bellica Zsa-zsa Korda che, sfuggito alla Morte ormai troppe volte, sta riconsiderando la sua intera vita.

Il nuovo progetto diventa dunque quello di portare a termine la sua idea più ambiziosa ma, oltre alla svolta professionale, Korda deve risanare una ferita troppo profonda nella sua vita, ovvero riallacciare i rapporti con sua figlia Liesl. I due non si vedono da troppo tempo, ma questo viaggio per portare a termine il progetto più ambizioso di Korda riuscirà a farli riavvicinare sempre più.

La trama fenicia, la trama del film di Wes Anderson con Benicio del Toro

La trama fenicia, la recensione: essere o non essere Wes Anderson?

Gradisci una bomba a mano?

A pochi giorni di distanza dalla sua presentazione in anteprima al Festival di Cannes, il nuovo film dell’acclamato regista Wes Anderson approda anche nei cinema italiani. Il sentore generale, tuttavia, sembrerebbe particolarmente freddo, avendo a che fare con un vero paradosso. Si tratta di un autore, infatti, che negli anni è riuscito a mettere d’accordo tutti. Il grande pubblico ha imparato ad amare il suo cinema grazie alle storie divertenti e lo stile irriverente che rapisce l’attenzione mentre, la critica internazionale, ha coccolato la sua cura della messa in scena ed il suo amore “vintage” del cinema che non può passare inosservato.

Un autore candidato 8 volte al premio Oscar, arrivando anche a conquistare la statuetta proprio di recente con il cortometraggio La meravigliosa storia di Henry Sugar. Eppure qualcosa sembrerebbe essersi rotto, la magia spezzata. A differenza delle sue altre opere, infatti, sarebbe molto evidente il crollo mediatico ed in termini di accoglienza (tanto di pubblico quanto di critica) ricevuto dai suoi ultimi film The French Dispatch ed Asteroid City, con La trama fenicia che sembrerebbe adagiarsi sulla stessa linea d’onda.

Da questo punto di vista, il film del 2025 incarnerebbe in un certo senso il “fallimento di Anderson”, espressione volontariamente esasperata che si arriva subito a definire. Le ultime operazioni messe in atto dal regista texano, infatti, portano sullo schermo una schizzata serie di condizioni volte principalmente ad esaltare l’inconfondibile ricercatezza stilistica dell’autore, oltre all’abbagliante passerella di stelle. Con lo splendido L’isola dei cani messo da parte per cause di forza maggiore, La trama fenicia sembrerebbe infatti tornare a quell’avventura colorata e “quadrata” di Grand Budapest Hotel del 2014.

Nel film si segue infatti la storia del suo protagonista, la sua missione professionale ed emotiva nel cercare di (ri)allacciare il rapporto con la figlia, prima che tutto finisca nella mortal condizione umana. Lo stile di Wes Anderson, tanto nella messa in scena quanto nella conduzione della sua storia, tornerebbe in questo caso ad essere mezzo per la narrazione e non viceversa…almeno apparentemente. In La trama fenicia sembrerebbe evidente il tentativo del regista di “tornare al cinema”, concentrandosi sulle dinamiche della sua storia e soprattutto sui sentimenti dei protagonisti ma, appunto, si tratterebbe solo di un tentativo schiacciato dal “marchio Anderson”.

Il film tende infatti a sbeffeggiarsi da solo, l’assurdo ed il grottesco prendono deliziosamente il sopravvento, il ritmo è impazzito e i dialoghi schizzano da una parte all’altra dello schermo supportati dagli schiaffi della macchina da presa (il tutto ovviamente non è una novità). In questo campo minato da bucce di banana diventa difficile poter prendere “seriamente” una visione che partiva da ottime premesse. Il rapporto disfunzionale padre-figlia, la redenzione di un immorale uomo d’affari, con annesse stoccate ad istituzioni politiche e religiose.


Si tratta di temi già apparsi nelle opere del regista e sviscerati emotivamente in modo ottimale. Un obiettivo quest’ultimo sfuggito purtroppo anche con La trama fenicia, il quale “si diverte a fare l’Anderson”. Tutto resta quindi in balia semplicemente della sua messa in scena, la quale è la stessa che ha reso grande il nome dell’autore di Fantastic Mr. Fox o Moonrise Kingdom. E qui il paradosso, il fallimento di un vincente.

Se quello stile cinematografico ha reso celebre e fortemente accolto da tutti Wes Anderson, perché ora i suoi film non riescono a colpire il bersaglio, pur continuando a ribadire quella stessa idea vincente di cinema? Perché diventa così palpabile la sensazione della magia spenta nell’estro creativo di Anderson, pur continuando a portare sullo schermo ogni volta una ventata di idee, suoni e colori?

Chiedere al regista di “smettere di fare il Wes Anderson” rappresenterebbe giusto un capriccio indecoroso ed inconcludente, come a pretendere che Christopher Nolan non tratti lo scorrere del tempo, che Del Toro e Burton lascino da parte i mostri e così via. Il teschio presente sulla scrivania del protagonista di La trama fenicia non può che portare tuttavia al dilemma: essere o non essere Wes Anderson?

Ai posteri ovviamente l’ardua sentenza ma, al momento, si potrebbe definire come il suo stile sia appunto particolarmente orientato alla composizione estetica e stilistica della messa in scena e che, forse, quell’effetto meraviglia ha ormai perso il suo proverbiale smalto, soprattutto se fortemente ed eccessivamente ribadita.

Squadra che vince non si cambia (?)

Suppongo che mi abbia colpito questa tua assurda messa in scena.

Superata una celere analisi sullo stato attuale del cinema di Wes Anderson ed addentrandosi più nel merito, com’è questo nuovo La trama fenicia? Si può rispondere tornando a quello che si diceva poc’anzi, ovvero il “solito cinema” del regista: colorato, assurdo, ritmato, divertente, spettacolare. Appena spariscono i loghi iniziali, ecco che si finisce immediatamente catapultati nel mondo del regista di Grand Budapest Hotel.

Le geometrie perfette ed i quadri dello schermo facilmente divisibili col righello, la palette pastellata di costumi e scenografie, il vintage degli oggetti di scena ed i suoi protagonisti cartooneschi travolgono la visione. Il ritmo è indiavolato (anche troppo), con le varie “vignette” che schizzano da una parte all’altra dello schermo trascinate da un umorismo scenico irresistibile. Non si riesce ad arrivare ai crampi per grasse risate, ma più di qualche sequenza riesce a divertire con gran gusto (a vincere è la questione d’affari risolta con una partita a basket).

In questo teatro dell’assurdo, dove anche i grigi venti dello spionaggio iniziano a colorarsi vivacemente, si registra inoltre una punta di violenza alquanto inusuale nel cinema di Anderson, con sangue e corpi esplosi. Senza particolari picchi risulta decisamente promossa la prima collaborazione con il direttore della fotografia Bruno Delbonnel (Faust di Aleksandr Sokurov, The Tragedy of Macbeth di Joel Coen), sebbene il plus determinante del film lo porti il fedele collaboratore di Anderson.

Arrivati ormai alla loro 8a intesa, il compositore Alexandre Desplat si fa probabilmente sentire più del solito, traghettando e direzionando la visione di un film camaleontico. Ciò che caratterizza ulteriormente il cinema del regista, inoltre, è anche la sua già citata passerella di stelle, che qui vede come grande (ed unico) protagonista il Korda di Benicio del Toro. L’attore premio Oscar, tuttavia, non riesce a convincere nei panni del personaggio, lasciando che sia sua “figlia” Mia Threapleton ed il doppio Michael Cera a rubare la scena in simpatia.

Per il resto si assiste alla collaudata sfilza di nomi decisamente illustri, per i quali serve un’intera scena nei titoli di testa per venire presentati. Ecco allora apparire sullo schermo volti come quelli di Riz Ahmed, Jeffrey Wright, Scarlett Johansson, Benedict Cumberbatch, Bill Murray, Charlotte Gainsbourg, Willem Dafoe, Mathieu Amalric, Tom Hanks, Bryan Cranston ed altri. Ad eccezion forse di Cumberbatch e di quest’ultima coppia, la quale si rende protagonista di una spassosa gag, non si può non pensare all’ennesimo gigante cast sprecato, ormai relegato all’autocompiacimento del “marchio Anderson”.

In conclusione, preso singolarmente La trama fenicia porta sullo schermo una divertente commedia di spionaggio, colorata, dal ritmo particolarmente dinamico e con gag più o meno riuscite con successo. Allargando la visione, tuttavia, resta impossibile non notare una fase storica nel cinema di Wes Anderson dove, quella scintilla che lo ha reso grande, si sta pian piano spegnendo sempre più. In La trama fenicia, inoltre, diventa particolarmente evidente il tentativo di voler tornare allo stile usato come mezzo della narrazione e non il contrario.

Si mettono al centro del film i suoi protagonisti, la loro storia e la loro interrelazione, ma il tutto finisce nuovamente schiacciato sotto il “marchio Anderson”, facendo fatalmente notare il conflitto. Il regista continua a rimanere bloccato a curare il proprio orticello già di per sé “perfetto”, tardando nuovamente una prova di coraggio che si deve richiedere ad un autore di questo calibro arrivato al suo 12° film.

★ ★ ★

La trama fenicia di Wes Anderson
ok

Non perderti le novità!

Inviamo solo notifiche delle nuove pubblicazioni, Promesso!

Non inviamo spam! Leggi la nostra Informativa sulla privacy per avere maggiori informazioni.

Non perdere gli articoli de I Soliti Cinefili!

Rimani aggiornato su tutte le news, curiosità e aggiornamenti sulla settima arte. Seguici sui nostri canali social: Instagram, Facebook, TikTok, e Threads

Vittorio Pigini
[email protected]

Laureato in Giurisprudenza, diplomato in Amministrazione Finanza e Marketing, ma decisamente un Hobbit mancato. Orgogliosamente nerd e da sempre appassionato al mondo cinematografico, con il catartico piacere per la scrittura. Studioso della Settima Arte da autodidatta, con dedizione e soprattutto passione che mi hanno portato a scrivere di cinema e ad avvicinarmi alla regia.