Recensione film horror Terrifier 3

Terrifier 3 è un esaltante e fenomenale esercizio di macelleria gratuita

Successivamente alla trionfale anteprima della Notte di Halloween, la saga di Terrifier arriva finalmente e per la prima volta nelle sale italiane dal 7 novembre 2024. Si tratta del terzo capitolo scritto, diretto e montato da Damien Leone con protagonista Art il Clown, la nuova grande maschera del cinema horror. Un film truculento, violento, che non si nasconde nel voler disturbare lo spettatore con il gore, ma sapendo imprimere anche spiccata ironia. Ecco di seguito la recensione di Terrifier 3.

Terrifier 3, il terzo film horror della saga di Art il Clown

Scritto dallo stesso regista, produttore ed ideatore della saga, Terrifier 3 riprende dai macabri avvenimenti che hanno concluso il precedente capitolo del 2022. Art il Clown è infatti tornato e questa volta è sempre accompagnato dal demone che si è impossessato del corpo di Vicky Heyes, entrambi in cerca di vendetta nei confronti di chi li ha sfidati, e forse qualcosa di più.

Sono ormai passati 5 anni da quella storia e Sienna Shaw vive in una casa di cura per cercare di dimenticare un passato impossibile da dimenticare. In vista delle feste natalizie, tuttavia, decide di passare le vacanze dagli zii e dalla cuginetta Gabbie, sperando che il contatto affettuoso con la famiglia rimasta possa darle sollievo. Ma Art è sulle sue tracce e, nel frattempo, c’è anche modo di seminare il panico in città come solo lui sa fare.

Recensione film Terrifier 3
Art il Clown in Terrifier 3

Terrifier 3, la recensione: Art il Clown è tornato!

Parliamo del serial killer più famoso dopo Jack lo Squartatore!

<<Io sono il Gesù della Marvel!>>. Nell’estate 2024, il nuovo titolo targato MCU Deadpool & Wolverine ha creato un fenomeno mediatico travolgente, con il Wade Wilson di Ryan Reynolds nelle vesti di un improbabile “Messia” chiamato a risollevare le sorti della Marvel sul grande schermo. Difficile poter affermare se Art il Clown sia il Messia del cinema horror, anche perché il diabolico pagliaccio quello stesso Messia lo appende felicemente al muro.

Fatto sta che l’intuizione del regista Damien Leone, di creare un personaggio come quello interpretato da David Howard Thornton, ha rivoluzionato fortemente il genere e ha creato una vera grande maschera per il cinema dell’orrore, da aggiungersi alle leggende di Michael Myers, Freddy Krueger, It ecc. Art ha veramente tutte le carte in regola per rappresentare un grandissimo King dello Scream, pur non emettendo mai un fiato dalla sua mostruosa bocca imbrattata di sangue.

Esteticamente ben caratterizzato nella sua semplicità, implacabile, terrificante soprattutto nella sua giocosità da mimo. Il sadismo di John Kramer, l’implacabilità di Michael Myers, l’originalità e la ventata di sovrannaturale di Freddy Krueger, l’ironia del Ghostface, il sangue e le viscere strappate dai Cenobiti, oltre all’eccentricità di It. Art si conferma un “eroe” per il genere, il quale da ormai troppo tempo aveva perso i suoi punti di riferimento, se non per operazioni di restyling. Nella recensione di Terrifier 3 si tende così a tornare sulla glorificazione del personaggio protagonista della saga, in quanto il film in sé vivrebbe essenzialmente di questo, nel bene e nel male.

Affascinante una (sovra)lettura metacinematografica nel risveglio di Art dalle ragnatele del nuovo rifugio. Incarnando una volta i due impiegati di una ditta di demolizioni, una volta la stessa Vicky che accompagna il Clown nelle sue esecuzioni, il pubblico è desideroso di rivedere all’opera il killer, risvegliandolo dal sonnellino, finendo dilaniato dalla sua letale follia ma, sotto sotto, anche godendo della sua “Arte”.

Terrifier 3 impressiona e diverte per il puro gusto dello splatter, del gore, cercando ogni volta di immaginare quale nuova originale esecuzione Art troverà per far soffrire le sue sfortunatissime vittime. Il film si tramuta così in un esaltante esercizio di macelleria che non può non fare la fortuna degli appassionati, con il resto del piatto che piange lacrime amare. Nonostante qualche scossa (alle quali si arriverà a breve), nei 3 film della saga si assiste di fatto alla stessa visione, incapace di evolversi per contesto, dinamiche e sviluppo narrativo, colpendo inevitabilmente anche gli stessi personaggi.

Le “scosse” riguardano principalmente la deriva sovrannaturale che ha preso il via già dalla fine del primo film, che non riescono mai ad essere lineari e convincenti tanto per un discorso concettuale (si dà piena impressione che tali elementi siano stati aggiunti solo per “allungare il brodo”), quanto nel loro sviluppo. Sospensione dell’incredulità a parte, i buchi e le forzature di trama sono davvero molte, con l’intreccio che risulta a volte inutilmente complicato più che complesso. Inoltre, fatale anche la scelta di “oscurare”, per una buona parte del film, lo stesso personaggio di Art che viene relegato a giullare e servo del demone nel corpo di Vicky.

A tal proposito, il diabolico piano di impossessarsi della “salvatrice” Sienna non solo non sta in piedi, aggiungendo elementi sconnessi di volta in volta, ma ha anche una risoluzione finale claudicante. Insomma, Terrifier 3 si perde per strada quando vuole prendersi troppo sul serio, invece di seguire il suo naturale istinto di abbandonarsi completamente alla semplice ed essenziale visione di carneficina.

Terrifier 3, la recensione: macelleria gratuita, ma esaltante e necessaria

Non vedo l’ora di festeggiare il Natale migliore di sempre. Sarà pieno di divertimento, gioie e risate.

Trama inconsistente ed evoluzione di intreccio e personaggi praticamente non pervenuto, Terrifier 3 resta una gioia per gli occhi per tutti gli appassionati del genere horror…e questo doveva essere. La notizia di persone tra il pubblico, che abbandonano la visione perché disgustate ed orripilate dalle esecuzioni di Art, celebrano un film dal penetrante impatto visivo. Di capitolo in capitolo della saga si assiste ad una costante ed incisiva crescita del budget stanziato (restando sempre nel campo indipendente) e, ogni volta, si nota vividamente come le risorse siano state impiegate nel migliore dei modi possibili.

Gli effetti speciali di queste carneficine sono infatti davvero impressionanti, battezzati anche dal cameo di uno dei grandi del genere come lo storico collaboratore di George A. Romero Tom Savini. Arti strappati, genitali mutilati, facce squagliate e tirate via, Terrifier 3 è uno spettacolare esercizio di stile per la macelleria gratuita ed esaltante. Si tornerebbe in questo caso al punto critico dell’operazione legata alla saga di Terrifier, relegando il tutto a questo, ovvero inciampi nel voler portare avanti una “vera trama” e, nel mezzo, esecuzioni originali di persone perché sì.

Ma resta il fatto come lo spirito, che aziona le mosse di Art il Clown, sia esattamente questo, ovvero una violenza gratuita, spietata e che non deve avere necessariamente una ragione e, soprattutto, è insaziabile. Così come la costruzione artigianale dei mirabili effetti speciali, a crescere in maniera costante nella saga è anche la composizione dell’immagine in scena. Damien Leone non si dimostra “solo” sempre abile nel muovere la macchina da presa, ma anche in sede di montaggio da lui stesso sempre curato. La nota di merito da riconoscere sempre al regista è poi quella della sua abilità nel saper introdurre l’ironia in una visione così truculenta e spietata.

Terrifier 3 ha la magia di strappare non solo le facce alla carne di macello in movimento, ma anche diverse risate allo spettatore, che assiste allo show del diabolico Clown che si beffa delle sue sfortunate vittime. Un tasso di macabra ironia molto alto e restituito su schermo anche e soprattutto grazie all’impresa del suo mattatore. Iniziata la recensione di Terrifier 3 celebrando l’icona di Art il Clown, la stessa non poteva non concludersi spendendo due parole anche sull’attore in carne ed ossa che lo interpreta.

Lauren LaVera nel ruolo di final girl è molto efficace e la Vicky di Samantha Scaffidi è davvero terrificante, ma gli applausi sono tutti per David Howard Thornton. L’attore statunitense sta infatti portando avanti un percorso per nulla banale e decisamente coinvolgente, portando in scena un personaggio protagonista di 3 film di una saga senza mai emettere un fiato.

Non si tratta infatti di una “semplice comparsata”, ma le qualità da mimo diventano determinanti e con un ruolo chiave, riuscendo sempre a conferire una profonda ambiguità al personaggio. Attraverso gli sguardi, le macabre risate, il broncio e la mimica, non si riesce mai ad entrare nella mente di Art, rendendo impossibile se stia realmente provando quelle emozioni espresse o se si stia solo prendendo gioco di pubblico e personaggi in scena. Art diventa così un killer imprevedibile, sempre pronto a sorprendere e stupire, con il tutto restituito da pura recitazione.

In conclusione, Terrifier 3 si colloca allo stesso livello degli altri 2 capitoli della saga, in quanto ogni volta, di film in film, si assiste al classico “tiraggio della coperta”. Se da una parte, l’inserimento (più o meno voluto) di elementi di trama ed evoluzione di personaggi e contesto risultano sempre più scivolosi e goffi, dall’altra si assiste ad un crescendo di orrore e divertimento sullo schermo. La visione slasher, splatter, gore e di possessione demoniaca è sadica, spietata e spettacolare, tutto quello che lo spirito di Art vuole portare sul grande schermo. Il cinema di genere horror ringrazia Damien Leone e la mattanza della sua grande maschera protagonista.

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Vittorio Pigini
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Laureato in Giurisprudenza, diplomato in Amministrazione Finanza e Marketing, ma decisamente un Hobbit mancato. Orgogliosamente nerd e da sempre appassionato al mondo cinematografico, con il catartico piacere per la scrittura. Studioso della Settima Arte da autodidatta, con dedizione e soprattutto passione che mi hanno portato a scrivere di cinema e ad avvicinarmi alla regia.