
08 Feb 2025 Una barca in Giardino è un viaggio sognante fatto di colori pastello
Presentato in anteprima al 77° Festival di Cannes e in concorso al 43° Festival del cinema d’animazione di Annecy, Una Barca in Giardino è l’ultimo film del maestro francese Jean-François Laguionie in uscita in Italia il 13 febbraio, distribuito da Trent Film. Abbiamo visto il film in anteprima per voi: ecco Una barca in giardino, la recensione del film di Jean-François Laguionie.

Una barca in giardino: la trama del film d’animazione di Jean-François Laguionie
La vicenda è ambientata nei primi anni Cinquanta, dove un ragazzino di nome François vive sulle rive del Marna insieme ai genitori. François scopre il progetto che il padre adottivo Pierre sta organizzando nel giardino della loro casa: costruire una replica della celebre imbarcazione di Joshua Slocum, il primo a compiere il giro del mondo in solitaria a bordo di una barca a vela, il leggendario Spray.
La costruzione diventa così una fase della vita del giovane François, nella Francia segnata dal dopoguerra. Da giovane infante di appena 11 anni, si appassiona al progetto e alla figura di Slocum, simbolo di libertà. Tra realtà e fantasia, il desiderio di partire e di navigare verso l’ignoto lo fa ritornare sempre nello stesso luogo: il giardino dove ha navigato dall’infanzia all’adolescenza.
Una barca in giardino, la recensione: come un vero sognatore
Trasponendo per il grande schermo un racconto che si svela autobiografico solo attraverso una foto del padre nei titoli di coda, il regista Jean-François Laguionie parla del delicato passaggio dall’infanzia all’adolescenza. Al centro della storia vi è un sogno che, a prescindere dalla sua realizzazione completa, ha rafforzato il legame tra François e il padre Pierre.
Il film è caratterizzato da un tono sommesso e poetico, lontano dalle consuete narrazioni avventurose che caratterizzano molto del cinema contemporaneo, e anche da ciò che ci si potrebbe immaginare leggendo la sinossi del film. Protagonisti della vicenda sono Pierre e Geneviève, una coppia di genitori che vive una vita tranquilla insieme al loro figlio undicenne, François, nella loro casa con giardino, vicino al fiume Marna.
L’evento che rompe la loro routine è la decisione di Pierre di abbattere l’orto per costruire un’imbarcazione, la Spray, ispirata alla leggendaria barca con la quale, nel 1895, Joshua Slocum compì il giro del mondo in solitaria. Con il supporto della moglie e del figlio, Pierre inizia a lavorare con pazienza, segando il legno, assemblandolo, dando pian piano forma alla sua visione.
Il regista ambienta la vicenda attraverso la voce fuori campo di François, che racconta la vicenda con un tono riflessivo e leggermente distaccato. Lo stile visivo del film è sicuramente rilassante, fornito da un uso sapiente dei colori pastello, con una predominanza di grigi e azzurri, che creare un’atmosfera nostalgica, che sa di casa, e allo stesso tempo sognante. La narrazione si allontana dalle grandi produzioni in tecnica animata: qui non ci sono eroi, né antagonisti da sconfiggere, né minacce da scongiurare. Al centro della vicenda vi è una famiglia che affronta la vita con le sue piccole gioie e le sue inevitabili delusioni.
La storia è soprattutto il rapporto di François con i suoi genitori. Figlio naturale di Geneviève, nato da una relazione precedente e adottato da Pierre. Questo aspetto, anche se non centralissimo nella narrazione, spiega il senso di estraneità che il ragazzo prova nei confronti della sua famiglia. In una scena in particolare, François confida a un’amica che se lui non ci fosse, i suoi genitori probabilmente non noterebbero la sua assenza. Il progetto della Spray, che per Pierre e Geneviève rappresenta un sogno da realizzare, per François è solo un’occupazione che lo esclude e lo relega in un ruolo marginale. La sua cuccetta nella barca è troppo piccola per lui, quasi a indicare il suo sentimento di inadeguatezza.
Nonostante questi termini, il film non spinge la narrazione verso un dramma, ma mantiene un equilibrio tra tenerezza e leggerezza. Il racconto principale viene interrotto da sequenze dedicate alla storica impresa di Joshua Slocum, ma lo fa senza adottare un tono epico: Slocum è per François un’avventura personale, vissuta con lo stesso spirito con cui Pierre e Geneviève costruiscono le loro barche: non tanto per raggiungere una meta, ma per il semplice piacere di sognare. Potremmo dire, dato il contesto, di immaginare nuovi orizzonti.
Per Pierre e Geneviève, costruire una barca alimenta l’evasione dalla quotidianità. François, invece, comprende solo crescendo il valore del sogno e dell’immaginazione. Il film ha un finale delicato, morbido, che fa bene a tutti: in fondo, è più bello sognare, che arrivare a destinazione.

Una barca in giardino, la recensione: il significato della barca
L’affetto tra uomini si esprime spesso più con le azioni che con le parole. Questo vale senz’altro per Pierre, il padre di François. Pierre è figlio del suo tempo, un’epoca dove il ricordo della guerra è ancora vivo, dove educare significava più che altro impartire rimproveri e qualche ceffone.
Una barca in giardino racconta un viaggio che, pur restando immobile, scandisce la vita della famiglia per cinque anni, gli stessi in cui un bambino diventa adolescente e i legami si mettono alla prova. Nel frattempo, il padre biologico di François si rifà vivo.
Ma la domanda che sorge verso la fine del film, è: Qual è il vero significato di questa barca? Perché sembra destinata a rimanere incompiuta?
Il film, senza scendere di tono, sembra rispondere così: “Insegna al bambino la via da seguire, ed egli non se ne allontanerà nemmeno da grande“. L’educazione è un processo che non si fonda da semplici parole, ma su esempi concreti. È un investimento sul futuro che il bambino comprenderà solo una volta diventato adulto.
Pierre, uomo pratico più che teorico, comunica per agire. Il gesto d’amore non è spettacolare, ma è un sogno condiviso. L’immagine della barca è quindi un simbolo potente della fatica e dell’impegno che tiene unita la famiglia di François. Il desiderio di partire e scoprire il mondo coesiste con la realtà di restare sempre nello stesso luogo.
Alla fine, la barca solcherà mai le acque? Questo sta allo spettatore scoprirlo, ma non è davvero ciò che conta. La barca diventerà un rifugio per la famiglia, anche se François cresce troppo in fretta per adattarsi alle cuccette ormai strette.
In conclusione, il film di Jean-François Languionie, come nei precedenti La tela animata (2011) e Il viaggio del principe (2019), si distingue per i suoi toni cromatici e le emozioni che trasmette con sensibilità; è una piccola perla di poesia, che vi invitiamo caldamente a vedere dal prossimo 13 febbraio, grazie alla distribuzione di Trent Film. Un viaggio di formazione, fatto di legami e sogni. D’altronde, cos’è un giro del mondo, se non ritornare dove si era partiti?
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LINK AL TRAILER: Una barca in Giardino
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