Recensione film X a sexy horror story

X: a sexy horror story è il primo sanguinolento e divertente film della trilogia di Ti West

Il 14 luglio 2022 la Midnight Factory porta nelle nostre sale X: a sexy horror story, il primo film della personalissima trilogia di Ti West. Un’opera in qualche modo generazionale, che riporta sullo schermo uno speciale gusto per l’horror anni ’70 e lancia definitivamente le moderne scream queen/final girl di Mia Goth e Jenna Ortega.

X: a sexy horror story, la trama del primo film della trilogia di Ti West

Nato dalla mente del regista di The House of the Devil e The Innkeepers, il film X: a sexy horror story è ambientato nel Texas alla fine degli anni ’70 e vede protagonista una troupe cinematografica di film per adulti. Viene così scelta la location del nuovo film, ovvero una vecchia fattoria affittata in una zona rurale ed ovviamente alquanto isolata per poter realizzare al meglio le riprese pornografiche. Confinanti alla fattoria, tuttavia, vivono gli anziani Howard e Pearl, inconsapevoli di ciò che la troupe stia realmente girando nella loro fattoria. Dal sesso al sangue la strada è breve e, da lì a poco, si consumerà una carneficina.

Recensione film X a sexy horror story edited

X: a sexy horror story, la recensione: profondo discorso generazionale sporcato dal sangue (anni’70)

CONTIENE: immagini da urlo, scene piccanti, vecchia psicopatica, sangue a volontà, set film porno, musica da sballo, gemiti hot, citazioni cult.

Tanto basterebbe per riassumere appieno un instant cult come X: a sexy horror story, grazie alla mirabile maestria di Ti West nel mescolare in un unico calderone orrore, commedia ed erotismo. Un autore come Stephen King se ne uscirebbe (commentando il film) con: “Spaventoso. Brillante. Acuto. Ah, e divertente.” e non si potrebbe essere più d’accordo. Al di là però del “mero” divertimento sullo schermo, ad essere particolarmente intrigante nell’ottavo film dell’autore di culto è il suo tema spirituale. In X: a sexy horror story si è infatti dinanzi ad un profondo confronto/scontro generazionale, il quale viene abilmente portato sulla scena da Ti West, innanzitutto dal punto di vista politico culturale.

Nel film vengono infatti contrapposti ripetutamente due fondamentali blocchi concettuali: da un lato si ha la giovinezza e la crescita dell’autostima, la smania di libertà, la rivoluzione, il poter sognare il proprio futuro e godere dei propri impulsi e della propria natura finché sarà possibile; dall’altro un geloso aspetto conservatore – spesso e volentieri legato al dogmatismo religioso – di una vecchiaia nostalgica della giovinezza ormai perduta, che riversa la propria frustrazione nel bigottismo, nel razzismo e nel pregiudizio.

Tuttavia, il regista decide di non marcare del tutto la linea che delimita questi due blocchi, scegliendo il più delle volte la via del confronto invece dello scontro. Ad esempio si riuscirà ad empatizzare con psicopatici assassini, arrivando invece ad odiare – o comunque tenendo poco in simpatia – quelle che dovrebbero essere le innocenti vittime. Scontro, confronto, ma anche “incontro”, nel pensare alla X come punto di convergenza fra due linee provenienti e dirette verso direzioni completamente opposte.

Basti infatti pensare come nel film venga detto che il giovane personaggio di MaXine sia quello a possedere il “fattore X”. Geniale Ti West infatti nel voler far interpretare il personaggio dall’attrice Mia Goth, la stessa che, guarda caso attraverso un incredibile lavoro di trucco prostetico, interpreta anche la vecchia Pearl. Inoltre, in X: a sexy horror story lo scontro generazionale è anche quello metacinematografico.

Il regista fa esplicitamente risorgere lo slasher e il selvaggio cinema di genere degli anni ’70, attraverso continui riferimenti soprattutto a quel Non aprite quella porta di Tobe Hooper sia narrativi che registici, ma intende andare anche oltre lo spicciolo fan-service, uscendo dagli schemi. Il regista si diverte infatti a prendere in giro lo spettatore ad esempio rilanciando il sesso e le nudità al cinema, rendendo scabroso e disturbante un taboo che ormai sembra sempre superato. Ti West fa inoltre frequentemente uso di depistaggi, “intavolando” ad esempio la sequenza perfetta per potersi attendere un “brivido facile” per poi concludersi con un nulla di fatto e colpire inaspettatamente poco dopo.

X: a sexy horror story, la recensione: orrore, commedia ed erotismo per un divertimento assicurato

Hollywood stiamo arrivando!

Un significativo discorso sull’ipocrisia e il voyeurismo, un riflessivo spaccato sociale ed economico, un regista che si diverte a rinnovare e a giocare con i clichè del genere ma, come accennato poc’anzi, anche tanto intrattenimento. L’abile mano di Ti West con la macchina da presa conferisce grande fluidità alla visione, pur muovendosi con logorante lentezza nei suoi piano-sequenza, o rimanendo direttamente fermo ad ammirare da strategiche posizioni.

Sotto questo preciso punto di vista corre a supporto la tenebrosa fotografia di Eliot Rocket, particolarmente funzionale nel far brillare gli occhi sotto una diabolica luce. Una regia che crea infatti terrore, suspense ma, in un’ambientazione così elegantemente sporca, Ti West non disdegna assolutamente di mostrare ciò che non si vuol vedere, ma che alla fine tutti attendono. E allora via con violenza, gore, occhi cavati, sangue che schizza, panico, urla e disturbanti momenti d’amore.

Una violenza mai fine a sé stessa che, in questo speziato calderone, viene condita anche da più di qualche siparietto comico, per un’ottima gestione tra i registri assicurato dal grande lavoro sul montaggio dello stesso regista. Orrore e commedia vengono così portati sullo schermo anche grazie alla coesione tra i personaggi in scena, interpretati in maniera calzante dal numeroso cast. Brittany Snow, Scott Mescudi, Martin Henderson ed Owen Campbell danno vita a dinamiche credibili e funzionali tra i rispettivi personaggi, con l’anziano Howard interpretato da Stephen Ure a fare il resto.

Inutile sottolineare come la scena venga tuttavia rapita dapprima dalla scream queen Jenna Ortega – che, dopo essersi fatta notare specialmente nello Scream del 2022, ha il suo primo momento di gloria cinematografico – e poi da Mia Goth. L’attrice di origine britannica si era già fatta ampiamente notare in molti film di genere, come ad esempio La cura dal benessere di Gore Verbinski, Marrowbone di Sergio G. Sánchez o Suspiria di Luca Guadagnino, ma con Ti West riceve definitivamente il ruolo che la consacra tra le grandi del suo genere.

Particolarmente affascinante il suo personaggio di Maxine per caratterizzazione psicologica e fisica, ma servirebbe andare a leggere tra i credits per accorgersi che Mia Goth interpreti anche l’anziana Pearl, un abbaglio restituito da un fenomenale lavoro di trucco e di dedizione recitativa. Un’attrice dal grande talento che, infatti, sarà protagonista indiscussa di questa trilogia personalissima di Ti West con Pearl e MaXXXine. Dulcis in fundo, a condire una salsa fresca, speziata e dannatamente piccante come la visione di X: a sexy horror story ci pensa la grande colonna sonora di Tyler Bates (stretto collaboratore di Rob Zombie) e Chelsea Wolfe.

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Vittorio Pigini
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Laureato in Giurisprudenza, diplomato in Amministrazione Finanza e Marketing, ma decisamente un Hobbit mancato. Orgogliosamente nerd e da sempre appassionato al mondo cinematografico, con il catartico piacere per la scrittura. Studioso della Settima Arte da autodidatta, con dedizione e soprattutto passione che mi hanno portato a scrivere di cinema e ad avvicinarmi alla regia.