
02 Mag 2025 La fredda eleganza di Black Bag – Doppio gioco anestetizza i sensi
Giusto in tempo per la giornata dei lavoratori, ecco arrivare in Italia dal 30 aprile 2025 Black Bag – Doppio gioco, il nuovo film di Steven Soderbergh. Il film è uno spy-movie di impronta classica che, invece di intraprendere la strada dell’action più puro delle iconiche saghe del cinema, adotta un approccio più intimista e sentimentale, senza abbandonare un “intrigo internazionale”. Ecco di seguito la recensione di Black Bag – Doppio gioco.
Black Bag – Doppio gioco, la trama del film di Steven Soderbergh con Michael Fassbender e Cate Blanchett
A pochi mesi di distanza dall’horror Presence (ancora inedito in Italia al momento in cui si scrive), ecco arrivare in sala il nuovo film dell’autore della saga di Ocean’s Eleven e molti altri titoli affini. Il regista premio Oscar per Traffic torna al cinema fatto di intrighi e missioni speciali, basandosi sulla sceneggiatura del veterano David Koepp (Carlito’s Way, Jurassic Park e proprio Mission: Impossible).
La storia di Black Bag – Doppio gioco è quella dell’agente segreto britannico George Woodhouse, al quale viene incaricato di trovare una talpa all’interno del SIS (Secret Intelligence Service) che avrebbe collaborato a diffondere un software segreto e dalla pericolosità su larga scala dal nome in codice Severus. I sospetti cadrebbero su 5 agenti della stessa Organizzazione, tra cui rientrerebbe anche Kathryn, la moglie di George. Quest’ultimo sarà così chiamato a fare una scelta fra proteggere la donna della sua vita e gli affari di sicurezza nazionale ed internazionale.

Black Bag, la recensione: Mr. & Mrs. Woodhouse
Io osservo lei e presumo che lei osservi me.
Un giovane regista di 26 anni realizza il suo primo film: Sesso, bugie e videotape, con Andie MacDowell e James Spader. Palma d’Oro, Prix d’interprétation masculine e Premio FIPRESCI, nonché grande successo agli Independent Spirit Awards e nomination all’Oscar per la Miglior Sceneggiatura dello stesso regista. È nato un nuovo enfant prodige, ed il suo nome è Steven Soderbergh.
Da allora il regista di Atlanta è riuscito a costruire una ricchissima carriera di oltre 30 lungometraggi, sapendo spaziare continuamente tra i generi dall’horror alla commedia, dalla fantascienza al dramma storico, nonché da visioni più autoriali ad altre più adatte al cinema commerciale più puro e genuino. Fin da quel suo debutto a finire degli anni ’80, tuttavia, il cinema di Soderbergh sembrerebbe ancorarsi su una precisa linea guida, ovvero quella della ricerca della verità e, soprattutto, sul voler giocare e divertirsi con essa nel saper mescolare continuamente le carte in tavola.
In questo caso, la tavola di Black Bag è anche quella coniugale, mascherando con l’ennesima e quotidiana missione di spionaggio una vera e propria terapia di coppia. Il regista, infatti, prende il phisique du role perfettamente calzante di Michael Fassbender e lo immerge in una spy-story di impronta prettamente classica, almeno nel suo raffinato pacchetto.
L’eleganza british nello stile, l’ambientazione, dinamiche e personaggi porterebbero infatti Black Bag ad avvicinarsi fortemente al franchise di 007 (contando anche la presenza di Pierce Brosnan), senza tuttavia sfociare nell’action di queste grandi saghe del cinema, come per quella di Mission: Impossibile prossimamente in uscita con il suo ultimo capitolo. Tuttavia e come anticipato, l’idea di Soderbergh è quella di sfruttare il film di spionaggio più come un McGuffin per concentrarsi sul vero motore del film, ovvero la questione di fiducia all’interno della coppia, specialmente quella protagonista ma non solo.
In un mondo come quello degli agenti segreti, infatti, la vita coniugale non può che rivelarsi sempre e comunque un taboo, con il gioco delle carte (d’identità) e la pericolosità delle missioni speciali ai quali siamo ormai abituati a vedere sul grande e piccolo schermo. Mentre le altre coppie di Black Bag scoppiano e si tradiscono a vicenda, quella tra George e Kathryn resta inossidabile, anche quando quest’ultima rientrerebbe tra i sospetti di un’ipotetica talpa nell’Organizzazione.
La coppia di marito e moglie prende quindi il sopravvento sulla coppia di agenti segreti, avvicinandosi da questo punto di vista al cinema ovviamente di Sir Alfred Hitchcock e non solo. Prendendo in prestito pillole di altro grande cinema (come può essere uno splendido Carnage di Polanski), la singolare musica jazz che accompagna la visione aiuterebbe ad accostare la pellicola di Soderbergh ad opere come La conversazione di Francis Ford Coppola.
Equilibrio e pericoloso squilibrio nella coppia, paranoia e voyeurismo sembrerebbero essere serviti su un piatto d’argento, ma Black Bag risulta fin troppo algido nel costruire un intreccio emotivo efficace, portando anche in scena una trama tanto tradizionale quanto frettolosa nel suo sviluppo.
Uno spy-movie freddo e sonnacchioso
– Cosa prevede il menù?
– Divertimento e giochi.
Quella di Black Bag sarebbe dunque una vera e propria love story tra i due personaggi protagonisti, più che un film di spionaggio nudo e crudo, con la passione ed il sentimento che tuttavia vengono fatalmente meno. <<Ucciderei per te>> viene affermato senza timore nella coppia, ma in conclusione del film si registrano davvero poche dimostrazioni d’amore, fatti/eventi che potessero amplificare il sentimento di due personaggi forse troppo imbalsamati dal cliché della spia che non può provare emozioni.
Quest’ultimo potrebbe anche rappresentare l’elemento determinante, dato che gli altri agenti si lasciano tradire dalle proprie emozioni fallendo sia sul lavoro che nella coppia, mentre i “cyborg” George e Kathryn restano spie e coniugi ad hoc. A dire il vero qualche sguardo d’intesa, qualche gesto di silente passione viene restituito nella coppia, ma giusto perché parliamo di due pesi massimi della recitazione.
Fassbender riprende sostanzialmente il personaggio protagonista di The Killer, per un freddo e cinico calcolatore che entra in crisi quando il suo inaspettato errore lo destabilizza emotivamente (dura comunque poco, assente alla cena definitiva). Cate Blanchett resta in ogni caso la perfetta femme fatale, pericolosa e seducente solo attraverso lo sguardo, che tuttavia qui non riesce a spingersi oltre vivendo sostanzialmente di rendita.
Nemmeno il resto del cast riesce a restituire prove memorabili, comprese le “faccette” di un Pierce Brosnan che si ritrova catapultato nel film forse solo per il collegamento metacinematografico con il franchise di 007. Citando forse la saga di spionaggio più celebre ed importante della storia del cinema, si arriva ad un altro punto dolente di Black Bag, ovvero il suo divertimento. A differenza infatti dei titoli che lo hanno reso più celebre, come per gli Ocean’s e soprattutto La truffa dei Logan, nel nuovo film di Soderbergh ad essere assente del tutto è l’ironia, stroncata nei rarissimi momenti in cui proverebbe a sbocciare.
Se quindi la visione di quello che, comunque, resta uno spy-movie non riesce a respirare né dal punto di vista sentimentale né da quello più umoristico, l’ultima speranza resta l’intreccio thriller. In questo viene presentato un fantomatico piano Severus, a quanto pare estremamente pericoloso e che potrebbe uccidere migliaia di persone, ma senza che venga mai presentato a dovere, nonostante si dica che potrebbe destabilizzare il solito cattivone governo russo.
I soliti doppi giochi (suggeriti anche dallo stesso immancabilmente inutile sottotitolo italiano), con l’uscita di scena del dubbio – sul personaggio di Kathryn – che avviene decisamente troppo presto. Black Bag, infatti, arriva ad essere quello che uno spy-movie non si dovrebbe mai permettere di essere, ovvero noioso. La svolta del film (l’errore commesso da George) arriva troppo tardi, oltre metà visione, con l’ultimo atto che incasella frettolosamente una serie di circostanze giusto per arrivare alla fantomatica pistola di Checov piazzata sul tavolo.
Una fretta di racconto, emblematica anche nella durata complessiva di appena 90′, che si riversa addirittura in un ricercato e ricco spiegone finale, con i troppi elementi mostrati in maniera didascalica che confermano solo una difficoltà nel diramare gli indizi nell’ora precedente. Tuttavia, non ci si vuole riferire a Black Bag come ad un titolo completamente fallito.
La trama è semplice (semplicistica) ed anche fin troppo scarna, ma la sua missione di spionaggio riesce a completarla a dovere, i ribaltamenti di fronte sono presenti e, sebbene non si percepisca mai effettiva tensione, si rimane in attesa di un colpo di scena che alla fine riesce ad arrivare. Come già citato, inoltre, la scelta di puntare maggiormente sulla questione di fiducia nella coppia fra marito e moglie ripaga l’attenzione, con due protagonisti che sono sempre perfetti sullo schermo.
Per quanto riguarda poi il lato più prettamente tecnico, Steven Soderbergh si destreggia nuovamente tanto nel montaggio quanto nella direzione della fotografia. Sul primo fronte e come anticipato, i 90′ aiutano a far scorrere adeguatamente la visione (anche troppo) mentre, per quanto concerne la messa in scena, l’esposizione regala gioie e dolori con chiaroscuri intriganti e luci che bucano fastidiosamente lo schermo.
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