Recensione film Todd Phillips Joker 2

Joker: Folie a Deux è un ballo zoppo, non necessario e fatto ad arte

Dopo lo strabordante successo del film del 2019, vincitore di 2 premi Oscar al Miglior Attore e alla Migliore Colonna Sonora, il sequel Joker: Folie à Deux viene presentato in Concorso all’81a edizione del Festival di Venezia. Proprio il precedente film dello stesso regista Todd Phillips uscì trionfante nella scorsa edizione per la vittoria del Leone d’Oro, con Joaquin Phoenix pronto a tornare nei panni del celeberrimo personaggio DC. Ecco di seguito la recensione di Joker: Folie a Deux.

Joker: Folie a Deux, la trama del film di Todd Phillips con Joaquin Phoenix e Lady Gaga

Su sceneggiatura dello stesso Todd Phillips, supportato in sede di scrittura anche da Scott Silver (autore del precedente film ma anche di 8 mile e The Fighter), Joker: Folie a Deux riprende gli eventi che hanno concluso il film del 2019. Arthur è stato infatti rinchiuso ad Arkham, rischiando anche la pena di morte in seguito al processo a suo carico per i crimini attuati in nome del Joker. Nella struttura penitenziaria incontrerà Lee, la quale farà riaccendere la “musica” dentro Arthur dandogli uno scopo per cercare di salvare la sua vita.

Joker: Folie a Deux, la recensione: un nuovo concerto per Lady Gaga sul grande schermo

Non permetterò più a nessuno di voi di disprezzarmi.

Purtroppo missione fallita caro Arthur. C’è sicuramente rammarico nel scrivere la recensione di un film come Joker: Folie a Deux, in seguito alla visione di una vera e propria operazione commerciale spudoratamente dichiarata e venduta anche in modo non del tutto “onesto”. Il film Leone d’Oro nel 2019, quasi sicuramente, non avrebbe avuto bisogno di un sequel, tanto era stata forte l’esperienza vissuta sulla pelle e soprattutto sulle ossa di Arthur.

Un film fatto e finito che ha avuto il pregio, oltre ad un comparto tecnico e recitativo davvero pregevole, di prendere un personaggio particolarmente controverso nell’universo fumettistico ed introdurlo nel mondo “reale”, facendo leva su una condizione psicologica e sociale non indifferente ed avendo alle spalle omaggi e ruberie dal grande cinema. Il nuovo Joker: Folie a Deux, tuttavia, perde tutto ciò e l’ultimo film di Todd Phillips finisce col non funzionare proprio come struttura, tanto espositiva quanto narrativa. All’annuncio della realizzazione del sequel di Joker, la notizia che sarebbe stato un musical ha scosso vorticosamente le acque tra interesse e preoccupazione, ma con la stessa che si rivela di fatto essere “disonesta” dato che, in Joker: Folie a Deux, di musical non se ne vede nemmeno l’ombra, con quest’ultima ammirata nella fumosa intro animata.

Tale sequenza (e la notizia in sé dell’arrivo di un “musical”) faceva accrescere particolare interesse verso una visione che renderebbe piena giustizia al suo titolo – “Follia a due” – soprattutto avendo alla base un personaggio come quello di Joker, ma il tutto si presta infine ad essere una scusa commerciale per Lady Gaga di esibirsi sul palco del grande schermo. Non un musical quindi, ma un film musicale, dove i personaggi iniziano a cantare e ballare di sana pianta senza che ciò venga accompagnato dal “fantastico” mezzo del genere, con la scusa della malata condizione psicologica dei due che non può reggere in questo caso.

Così facendo, non soltanto si perde il potenziale praticamente infinito del musical, nel rappresentare sogni e desideri dei personaggi attraverso una sognante composizione anche coreografica della messa in scena, ma vengono fortemente ridimensionati i due protagonisti oltre ad una sospensione dell’incredulità ed una superficialità narrativa che non ha la scusa del “fantastico” per venire coperte.

Il personaggio di Harley Quinn, che a quanto pare ha il permesso per fare qualsiasi cosa (tanto avere un passepartout universale per entrare in qualsiasi posto ad accesso limitato, quanto poter sfondare la vetrina di un negozio e rubare una tv senza incorrere in nessuna sanzione ecc…), non riesce ad avere un ruolo ben definito all’interno della narrazione, presentandosi in maniera a dir poco improvvisata ed uscendo di scena con ancor meno profondità.

Quello di Arthur, che veniva dallo scorso film con una crescita inesorabile fino all’affermazione della sua natura di Joker (in risposta ai soprusi ricevuti), viene in questo sequel profondamente ridimensionato, reiterando la condizione di storia psicologica già affrontata nel precedente titolo per tutta la visione e rendendo il criminale super star un delinquente con una cotta. Se nel primo film il Joker sfoggiava la proverbiale risata per vedere il mondo ridere con lui, nel secondo piange per finire però col piangere da solo.

La malata storia d’amore tanto sognata con la compagna di crimine (quale?) resta tale, un sogno, infranto da una sceneggiatura senza capo né coda che rappresenta la vera follia del film. Un‘operazione commerciale dal bisogno non sentito che, giocando con un legal-drama a tutti gli effetti e rendendolo musicale, offre a Lady Gaga un’ulteriore occasione per far sentire la sua straordinaria voce.

Recensione film Joaquin Phoenix Joker folie a deux

Joker: Folie a Deux, la recensione: la bella coreografia di un ballo zoppo

Diamo al pubblico quello che vuole.

Già, Lady Gaga. La celebre e divinizzata cantante ha scelto da qualche anno di entrare a far parte del grande cinema hollywoodiano da Oscar, lanciata definitivamente con A star is born e collaborando subito dopo con Ridley Scott per House of Gucci. Oltre ad una vera creazione ed evoluzione del personaggio, la Harley Quinn di Lady Gaga restituisce su schermo l’anonimo carattere da fan girl, che sicuramente ha da ringraziare la sua incredibile voce ed il fatto di essere un mostro da palcoscenico per salvare la sua prova…ma non serviva forse farci un lungometraggio per affermare ciò che ormai viene assodato.

Allo stesso modo, anche a Phoenix, di ritorno dalle esperienze di Beau ha paura e Napoleon (grandissimi titoli accolti tiepidamente dal grande pubblico), non giova molto il fatto di tornare a rivestire gli stessi panni del Joker di 5 anni fa, continuando a ribadire su schermo un senso di dejavu ogni volta che appare in scena l’espressività dell’attore premio Oscar.

Queste restano comunque dinamiche extra-cinema, le quali non dovrebbero mai influenzare una recensione fissata sul film in sé, ed in Joker: Folie a Deux Joaquin Phoenix dimostra ancora una volta di essere un vero mattatore. Una grande impostazione per la teatralità e per il canto, con quest’ultima già ammirata in altre occasioni (soprattutto per il film Quando l’amore brucia l’anima – Walk the Line di James Mangold del 2005), che anche in questo caso mostra le ossa distorte più che i muscoli per una nuova intensa prova di sofferenza.

La sceneggiatura del film perde acqua da tutte le parti, le due grandi star non riescono a coinvolgere oltre la minima soglia d’attenzione, per un film raramente coinvolgente eppure portato in scena con grande perizia tecnica. I momenti onirici rappresentano forse quelli più alti in Joker: Folie a Deux, ma non sono i soli a portare picchi di rilievo durante la visione. Attraverso la conduzione della macchina da presa, Phillips regala infatti anche mirabili long take che si mischiano ad alcuni momenti di dura violenza che fa incassare tutti i suoi colpi.

Come avvenne già nel precedente titolo, anche questo sequel si pregia dell’ottima colonna sonora del premio Oscar Hildur Guðnadóttir, sebbene si faccia qui riferimento alle singole composizioni strumentali, con le parti canore che non riescono mai a convincere. In conclusione, Joker del 2019 (al netto di critiche e confronti) fu un titolo particolarmente importante non soltanto per la “storia” cinematografica (soprattutto in ottica di premi), ma anche perché portò su schermo un pregevolissimo titolo profondamente affascinante ed emozionante.

Joker: Folie a Deux si mostra, così, come sequel decisamente non richiesto e portato ad essere più un’operazione commerciale “disonesta”. Phillips e Phoenix non hanno sicuramente perso classe e talento del precedente film, ma l’aggiunta della straordinaria voce e presenza di Lady Gaga non può salvare una sceneggiatura senza meta e dalle basi più che pericolanti.

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Vittorio Pigini
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Laureato in Giurisprudenza, diplomato in Amministrazione Finanza e Marketing, ma decisamente un Hobbit mancato. Orgogliosamente nerd e da sempre appassionato al mondo cinematografico, con il catartico piacere per la scrittura. Studioso della Settima Arte da autodidatta, con dedizione e soprattutto passione che mi hanno portato a scrivere di cinema e ad avvicinarmi alla regia.

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