
28 Apr 2025 Ritrovarsi a Tokyo, la recensione: la storia di un incontro atteso a lungo
Diretto dal regista belga Guillaume Senez, arriva nelle sale italiane Ritrovarsi a Tokyo, un film drammatico interpretato da Romain Duris (The Animal Kingdom), Judith Chemla e dalla giovane Mei Cirne-Masuki. Presentato in anteprima internazionale nel 2024, il film mette al centro i temi della paternità e della famiglia. Ambientato in una Tokyo tanto affascinante quanto fredda, Ritrovarsi a Tokyo sarà nelle sale italiane a partire dal 30 aprile 2025, distribuito da Teodora Film.
Ecco la recensione in anteprima di Ritrovarsi a Tokyo, il nuovo film di Guillaume Senez con Romain Duris.

Ritrovarsi a Tokyo, trama del film con Romain Duris
Jay è un tassista francese che ogni giorno attraversa le strade di Tokyo, una città che non dorme mai e che inghiotte tutti i suoi abitanti. Anni prima, il suo matrimonio con una donna giapponese era finito in un doloroso divorzio, e con esso si era spezzato anche il legame con sua figlia Lily, affidata esclusivamente alla madre, a causa della legge locale che non prevede l’affido congiunto.
Ostinatamente aggrappato al ricordo di Lily bambina, Jay ha scelto di rimanere in Giappone, lavorando come tassista nella speranza di incrociarla per caso tra i milioni di volti che popolano la metropoli.
Quando la speranza sembra ormai svanita e Jay si prepara a lasciare Tokyo e tornare in Francia, accade l’improbabile: un incontro casuale, nell’accompagnare a scuola una bambina di dodici anni. La storia dell’incontro, dopo nove anni, di un padre con sua figlia.

Ritrovarsi a Tokyo, la recensione: la speranza è l’ultima a morire
Con Ritrovarsi a Tokyo, Guillaume Senez firma un’opera profondamente interessata ai temi della paternità e del senso della famiglia. Il regista belga si cimenta con una storia inedita: un padre che, in un Paese straniero, cerca disperatamente di incontrare nuovamente la figlia che non vede da nove anni.
Jay è un tassista francese che attraversa quotidianamente l’immensa Tokyo nella speranza di incontrare Lily, la bambina che non ha più potuto vedere a causa di una legge che non prevede l’affido congiunto dopo il divorzio. Il film si muove tra malinconia e ostinazione, mostrando un uomo tristemente speranzoso.
Ritrovarsi a Tokyo riesce nell’intento di risiedere il proprio sguardo sull’asciutto e delicato coinvolgimento che si ha con la storia del suo protagonista: la narrazione si mantiene sempre sobria, animata da una ironia leggera solo in alcuni momenti, come nella scena in cui Jay, in uno slancio di goffa felicità, stappa una bottiglia di vino usando una scarpa battuta contro un muro.
Il film costruisce anche una riflessione meno scontata sull’immagine stereotipata del Giappone: non la metropoli zen e impeccabile che spesso viene proposta, ma una Tokyo rigida, soffocante, con regole che dettano la collocazione di ogni persona nella società. Jay si muove come un corpo estraneo in quanto considerato esterno, apparentemente, alla capitale giapponese. Ma è attraverso la sua prospettiva che si acquisisce da spettatori la capacità di vedere le crepe di una società considerata perfetta.
Ritrovarsi a Tokyo riesce nella capacità di commuovere senza mai spingere lo spettatore con scene determinanti, ma costruendo al contrario dei personaggi adatti ad essere specchio di situazioni condivisibili in qualunque circostanza della vita.
Ritrovarsi a Tokyo, la recensione: soffocati da tutto ci dimentichiamo di chi abbiamo bisogno veramente
Ritrovarsi a Tokyo non è il classico film retorico sul ricongiungimento tra padre e figli. Attraverso la storia di uno straniero in terra nipponica, notiamo dei problemi di un mondo che appare, agli occhi di noi Occidentali, da imitare.
In Giappone, però, l’affido congiunto dopo un divorzio non è previsto: il genitore giapponese viene favorito, mentre all’altro resta solo l’obbligo del mantenimento economico e l’impossibilità legale di vedere i propri figli. Questo porta Jay e Jessica (Judith Chemia), un personaggio che rivive la stessa situazione nel presente della storia, a momenti in cui l’impotenza costringe solo a sperare in un incontro casuale col proprio figlio o foglia.
Ritrovarsi a Tokyo riesce quindi a portare avanti un problema attuale attraverso una storia radicata in una metropoli unica nel suo genere. Ma, allo stesso modo, porta avanti una storia di incontro di due vite attraverso la sofferenza personale che i personaggi di Romain Duris e Mei Cirne-Masuki riconoscono di avere, nel paradosso di una società che sembrerebbe “avanzata“, ma che si mostra rigida e senza cuore di fronte a situazioni del genere.
In conclusione, il film di Senez arriva sul grande schermo come un potente atto d’accusa contro un sistema ingiusto e, in una parte breve ma fortemente commovente del film, si trasforma in un’emozione infinita nell’amore di un padre che rivede finalmente la propria figlia.
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